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Martedì, 16 Aprile 2024
Politica

Coronavirus, rivoluzione nella fase 2 per i dipendenti capitolini: il 30% lavorerà da casa

L'assessore al Personale Antonio De Santis: "Allo studio una mappatura delle esperienze di queste settimane per capire in quali settori investire"

Il 30% dei dipendenti capitolini, passata l'emergenza coronavirus, lavorerà da casa. Come si dice, in "smart working". E' attesa una memoria di giunta sul tema la prossima settimana. Intanto ad anticipare la notizia è l'assessore al Personale Antonio De Santis. "Circa 3.500 persone, dovrà essere collocato in smart working attraverso un modello ancora in fase di costruzione. Abbiamo inserito nella memoria anche un ruolo per la scuola di formazione al fine di gestire al meglio questa evoluzione" spiega l'assessore. "Avere il 30% dei dipendenti in pianta stabile in modalità smart working colloca il Comune di Roma tra gli enti più virtuosi, con numeri che nessuno può vantare". 

"Prima dell'emergenza - ha ricordato - la normativa non dava alcun obbligo rispetto allo smart working e veniva data ampia discrezionalità agli enti locali. Dopo il secondo decreto è stato stabilito che lo smart working diventasse una modalità ordinaria di lavoro. Questo ci ha costretto a uno sforzo imponente ma la macchina ha reagito abbastanza bene". Oggi l'80% del personale è in smart working, si lavora quindi perché il 30% ci rimanga. "Tra oggi e domani - ha concluso De Santis - invieremo una circolare ai direttori delle strutture per avere una mappatura delle esperienze di queste settimane e capire in quali settori investire". Il presidente della commissione Angelo Sturni ha commentato così: "La prospettiva che lo smart working possa dare anche in futuro cambiamenti importanti è reale. Finita l'emergenza il lavoro agile potrà davvero essere una grande opportunità per l'amministrazione capitolina". 

La polemica: "Solo 2mila in condizione di lavorare a casa"

Sul tema smartworking, e sul suo funzionamento attuale, interviene non senza polemica il Partito democratico. "Degli 8.800 lavoratori collocati in smart working dall'amministrazione capitolina, solo 1500/2000 sono stati messi nelle condizioni di essere pienamente operativi" attaccano i dem. "L'assessore non ha precisato quanti dispositivi Vpn per l'accesso da remoto nei sistemi informatici comunali sono stati attivati ed ha indicato genericamente circa 1500/2000 specificando che non tutte le prestazioni lavorative necessitano di accessi Vpn. L'assessore non ha risposto alla domanda relativa alle attività che si possono fare con e senza Vpn. Non ci è chiaro se in Campidoglio abbiano idea, al di là della situazione di emergenza, di quanti Virtual Private Network siano stati attivati, ne' di quanti la rete capitolina è in grado di sostenerne. Come si sta attrezzando l'amministrazione per la cosiddetta Fase 2? Quali attività stanno lavorando bene in smart working e quali no?". 

Pronta la replica dell'assessore: "Spiace e amareggia leggere le polemiche montate ad arte dal Pd capitolino riguardo l'efficacia dello smart working in queste settimane di emergenza. Critiche deliranti e confuse in cui auspicano l'applicazione del lavoro da remoto anche per gli agenti della Polizia locale, che invece stanno producendo un contributo decisivo con i controlli sulle strade con applicazione da remoto per le funzioni non operative. Forse il Pd capitolino intende spiegarci come effettuare i controlli in strada lavorando da casa? è la fiera dell'assurdo".

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