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Coronavirus, in aeroporto piovono lettere di cassa integrazione. I lavoratori: "Non lasciateci senza reddito"

Il dramma dei dipendenti di Aviation services e Aviapartner, cassa integrazione ma senza anticipo delle società: "Nove settimane senza entrate affameranno le nostre famiglie"

“Non possiamo permetterci un’attesa di mesi per ricevere i salari”. A parlare sono i lavoratori di Aviation Services e Aviapartner, due delle società di handling degli aeroporti di Fiumicino e Ciampino. 

Coronavirus, aeroporti in crisi: cassa integrazione a Fiumicino e Ciampino

Con la crisi del settore dovuta all’emergenza Coronavirus gli scali romani sono quasi del tutto fermi: l’aeroporto G.B. Pastine è chiuso, il Leonardo Da Vinci ha perso oltre il novanta per cento della propria operatività. A pagare la crisi i lavoratori: addetti al check-in, al carico e scarico bagagli, movimentazione passeggeri ed equipaggi, servizi accessori ed inservienti per pulizie a bordo. 

Duemila quelli che negli aeroporti di Roma resteranno senza reddito per almeno nove settimane. Si perché nonostante i tavoli sindacali e le richieste dei lavoratori, Aviation Services e Aviapartner hanno scelto per i loro dipendenti la cassa integrazione senza però anticipare alcun compenso. Così i lavoratori di queste due società di handling, dopo aver lavorato in prima linea agli albori dell’emergenza epidemiologica, spesso senza nemmeno i dispositivi di protezione individuale, rimarranno senza stipendio e senza ammortizzatori sociali. 

Coronavirus, negli aeroporti deserti l’eco della crisi: "In duemila rischiano di rimanere senza reddito"

“Questo corto circuito tra la richiesta di cassa integrazione delle aziende e il pagamento ritardato dell'INPS, vanifica e stravolge gli effetti del decreto, annullando i benefici nell'immediato. L'impatto economico è troppo duro per una classe aeroportuale, che non ha stipendi che consentono l'accumulo di fondi ai quali attingere per lunghi periodi. Inoltre questa scelta infausta di procedere in tale senso non prevede per noi la messa in atto dei fondi di solidarietà, che pure ci sono e potrebbero essere una soluzione. Siamo parte del tessuto sociale, le nostre famiglie sono provate e forse il nostro settore sarà quello di più lenta ripresa, per il quale 9 settimane di cassa integrazione non saranno sufficienti. Subiremo le conseguenze di un impoverimento generale che non ci consentirà di fare fronte persino al pagamento delle utenze, già dal mese di aprile” – hanno scritto alcuni dei lavoratori di Aviation services e Aviapartner in una lettera ai parlamentari

Coronavirus, sindacati: “Lavoratori aeroporto sul lastrico”

Nei giorni scorsi la sospensione delle trattative tra sindacati e società con queste ultime a spedire una pioggia di lettere di cassa integrazione ai loro dipendenti. “Le rappresentanze sindacali esprimono tutta la loro disapprovazione per la maniera in cui le aziende stanno trattando le lavoratrici e i lavoratori che si sentono traditi dai loro datori di lavoro, abusati e presi in giro, dopo aver contribuito negli anni alla produttività, con flessibilità, straordinarie e giorni della loro vita togliendo tanto anche alle proprie famiglie. Quelle stesse famiglie che ‘im-prenditori’ senza scrupoli e padroni impietosi, stanno affamando e riducendo sul lastrico” – il commento delle RSA di Filt Cgil, Fit Cisl, uil Trasporti e Ugl Trasporto aereo. “I lavoratori aeroportuali sono tutti uguali e non vogliono di certo elemosina, vogliono – scrivono – solo quello che gli spetta”. 

Coronavirus, cassa integrazione negli aeroporti

Dura anche la posizione del CUB Trsporti. “Per Aviation Srvices e Aviapartner, e non solo, si sta prefigurando la ghiotta occasione di togliersi di mezzo il personale più costoso e sindacalizzato, da sostituire con giovani precari a basso costo, non appena riprenderà il traffico aereo, a meno che non riusciamo a cogliere noi questa occasione per chiedere un cambio radicale della gestione del settore handling e di tutto il comparto. Il comportamento di certe aziende, e di alcuni personaggi, - scrivono i sindacati - sono il frutto delle politiche industriali del passato che hanno regalato e smembrato il settore a favore di privati senza scrupoli. Oggi più che mai è evidente come anche il comparto aeroportuale sia strategico per il paese, ma produttore di profitti miliardari solo per pochi e di sfruttamento e precarietà per tutti i lavoratori, fino a giungere alla certezza di mesi senza reddito con lo spauracchio di licenziamenti collettivi. Le aziende del settore sono proprietarie di nulla: il cielo e gli aeroporti – si legge nella nota della Confederazione Unitaria di Base - sono di tutti. È ora che iniziamo a pensare le modalità per riprenderceli”. 

Coronavirus, i lavoratori: “Nessuno perderà il posto non resti solo slogan”

La speranza dei lavoratori è che i messaggi "andrà tutto bene" ,"nessuno perderà il lavoro", ed "insieme ce la faremo" non restino solo parole. “Come cittadini ci stiamo attenendo  scrupolosamente alle regole perché conosciamo i nostri doveri e siamo disposti a sacrifici per il benessere della comunità, ma speriamo – scrivono i dipendenti di As e AP - che anche i nostri diritti possano essere presi in considerazione”. 
 

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