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Martedì, 23 Aprile 2024
Politica

Verde agricolo: "Le terre pubbliche non si vendono"

Il Coordinamento Romano Accesso alla Terra lancia un appello alla Regione Lazio perchè tuteli il suo patrimonio pubblico. In programma iniziative volte a sottolineare le potenzialità delle terre

“Annunciamo azioni nei prossimi giorni volte a denunciare il pericolo della vendita e a sottolineare le potenzialità delle terre pubbliche”. Queste le intenzioni del Coordinamento Romano Accesso alla Terra che lancia un appello alla Regione Lazio per la tutela del suolo agricolo.

Mentre si discutono gli emendamenti alla proposta di legge 147, per il Coordinamento è fondamentale rivedere le misure legislative per salvaguardare i terreni adibiti all’agricoltura. “Ribadiamo l'assoluta necessità di eliminare l'articolo 20, capo III, in merito alle ‘Disposizioni per favorire la dismissione dei terreni agricoli ed a vocazione agricola di proprietà regionale’. Il Lazio, come già altre regioni stanno virtuosamente facendo, ha bisogno che siano attivate misure legislative che disciplinino l'affidamento con affitti equi delle sue proprietà agricole, per favorire giovani e nuova imprenditoria, verso una redistribuzione del suo patrimonio onde sviluppare agricoltura di qualità su spazi fruibili”, si legge nel comunicato.

Il patrimonio pubblico non deve essere venduto, ma protetto e sfruttato al meglio. “Chiediamo alla Regione misure PSR e sottoprogrammi tematici che agevolino economicamente le imprese agricole sui terreni pubblici, specie se multifunzionali ed in grado di dare servizi ai cittadini, tutelare il paesaggio laziale, difendere la biodiversità con piani colturali all'avanguardia. Al contrario di quanto auspicato, con grande apprensione guardiamo ad aree come Castel di Guido, da troppi anni sottoutilizzata e che ora rischia di essere venduta. Una Regione che intende vendere il patrimonio pubblico è una Regione che perde credibilità e forza, che torna indietro da posizioni che credevamo acquisite. Il rischio maggiore della vendita è nella possibilità di perdere verde agricolo in favore della speculazione edilizia, che troppa parte del nostro patrimonio caratteristico ha consumato impropriamente in questi anni”, sottolinea ancora il Coordinamento. 

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