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Martedì, 16 Aprile 2024
Politica

Contratto decentrato, in piazza la rabbia dei dipendenti comunali: "Sospendetelo"

Campidoglio assediato dai lavoratori capitolini in attesa dell'esito della trattativa tra l'amministrazione e sindacati. Protesta anche l'Usb: "Presto 3000 educatrici precarie rimarranno a casa"

Cresce la protesta verso il nuovo contratto decentrato di Roma Capitale. Mentre dentro Palazzo Senatorio continua il duro tavolo di trattativa tra sindacati e amministrazione capitolina, in piazza del Campidoglio i dipendenti comunali stanno facendo sentire il proprio dissenso verso l'atto 'unilaterale' che dovrebbe entrare in vigore lunedì prossimo. L'attesa è per l'esito dell'incontro tra il primo cittadino Marino e i sindacati (Cgil, Cisl, Uil e Sulpl) che hanno chiesto come prerogativa per continuare la discussione il ritiro dei nuovi provvedimenti.

Ai dipendenti capitolini che ormai da tre giorni si radunano sotto alla lupa capitolina che apre la scala d'ingresso al Campidoglio, oggi si è aggiunta la protesta dei dipendenti comunali dell'Unione sindacale di base, sigla sindacale che però non è seduta al tavolo delle trattative. Dopo essersi radunati per il presidio, in programma da giorni, presso piazza Madonna di Loreto i manifestanti dell'Usb si sono mossi con un breve corteo per raggiungere piazza del Campidoglio.

Tra loro tantissime insegnanti ed educatrici dei nidi comunali, tra cui molte precarie. “Nessuno lo dice ma non appena entrerà in vigore il nuovo contratto circa tremila insegnanti precarie che da ormai quattro o cinque anni lavorano per l'amministrazione con contratti giornalieri rimarranno a casa” denuncia Caterina Fida dell'Usb. “Questo perché le sostituzioni scatteranno solo a partire dalla seconda assenza e il resto andrà a copertura del personale presente. Inoltre salterà anche il rapporto uno a sei, tra l'insegnante e il bambino, che si è mantenuto fino ad adesso”. Infine la produttività: “Vogliamo un salario certo. Un'insegnante potrà anche essere la più brava che se non realizzerà determinati progetti si vedrà decurtato lo stipendio” continua criticando i metodi di valutazione e la nuova organizzazione “vertististica che mette in secondo piano il lavoro del team educativo”.  Poi avvertono: "Non ce ne andremo di qui fino a che non ci sarà una risposta".

Tanti gli slogan e i manifesti esposti. "No alle maestre usa e getta", "La precarietà non fa scuola". Non mancano le grida che hanno accompagnato anche la protesta dei giorni scorsi di 'dimissioni' e 'vergogna'.

Intanto dentro a Palazzo Senatorio la trattativa è in stallo. Anche oggi la riunione sta diventando un lungo tira e molla di diverse ore. La richiesta pregiudiziale dei sindacati è quella della sospensione “delle procedure attuative dell'atto unilaterale. “Riteniamo ci siano tutte le ragioni per differire i tempi di attuazione del nuovo integrativo, anche in considerazione dell’impegno che lo stesso Sindaco aveva preso nell’incontro del 31 ottobre scorso, dal quale eravamo usciti immaginando una convocazione a breve del tavolo. Convocazione che non è arrivata. Si è ripartiti con un mese di ritardo, cosa che consentirebbe ragionevolmente una proroga di un mese dei propositi attuativi dell’Amministrazione” hanno spiegato, prima di entrare all'incontro, con una nota Fp Cgil  Roma Lazio, Cisl Fp Roma Rieti, Uil Fpl Roma. A pesare sulla convocazione i ricorsi al Tar avanzati dai sindacati contro l'atto. Se l'amministrazione capitolina non farà un passo indietro i sindacati si sono detti pronti “a lasciare il tavolo”.

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