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Nuovi divieti nei consultori, stop alle "assemblee in rosa": donne in rivolta

La decisione della Asl Roma 2 blocca le riunioni delle Assemblee delle donne, perché "non rispettano la normativa". La replica: "C'è un regolamento di maggio 2018"

Niente più assemblee delle donne nei consultori familiari di Roma est. Lo denunciano le dirette interessate - "siamo state costrette a riunirci in cortile" - ma lo mettono nero su bianco anche i vertici dell'azienda sanitaria. Nell'ultima mail di una lunga corrispondenza andata avanti settimane, datata 3 settembre, il dott. Massimo Malvaso della Asl Rm 2 ribadisce quanto già precedentemente stabilito e comunicato a fine luglio: "Nessuna Assemblea delle Donne ha e avrà alcuna autorizzazione a riunirsi nelle sedi ASL dei CCFF". E ancora: "Il regolamento precedente deve essere considerato nullo". 

Eppure le assemblee si sono sempre riunite, come strumenti di valutazione e monitoraggio dei servizi offerti nei consultori, gli spazi delle aziende sanitarie regolamentati dalle legge 405 del 29 luglio 1975 dove si offrono attività di promozione della salute rivolte a donne, adolescenti, coppie. E allora vi troviamo psicologi, ostetriche, ginecologi, operatori che a specifici sportelli garantiscono supporto sulle più varie tematiche: gravidanze, prevenzione dei tumori, violenza di genere. 

"Ci siamo incontrate una volta a settimana per mesi nelle sedi della Asl Roma2, ma ieri non ci hanno fatto entrare. E' un nostro diritto, stabilito dalla legge regionale 15 del1976" denuncia a RomaToday Roberta Regni, del Coordinamento Assemblee delle donne. Sono tre i consultori interessati: piazza dei Condottieri, via Resede (ma la sede è chiusa per lavori) e via Carlo Denina. Il divieto vale per tutti. 

La ragione? Normativa, per l'azienda sanitaria. "Non sono permessi incontri nelle strutture nei periodi in cui non è prevista attività di vigilanza o la presenza di un operatore, ciò al fine di garantire la tutela dei dati personali degli utenti ed gli eventuali infortuni che potrebbero accadere nel periodo di permanenza nella struttura". E poi, sempre a detta della Asl, "le Assemblee delle donne non vogliono sottoscrivere il Regolamento a tutela delle attività sanitarie aziendali e della normativa della privacy"

Diversa la versione fornite dalle interessate. "Ricordiamo che un regolamento per lo svolgimento delle assemblee all’interno dei locali consultoriali è stato siglato in data 17 maggio 2018" si legge nella replica alle dichiarazioni dell'azienda. "Tutte le tutele delle attività sanitarie aziendali e della normativa della privacy richieste vi sono puntualmente descritte e sono state sottoscritte". Una decisione a sorpresa secondo le attiviste, convinte che si tratti di una "evidente ritorsione" per "un documento con il quale denunciavamo gravi disservizi organizzativi e strutturali nei consultori".

Già, un acceso confronto (scontro, a tratti) è in corso sullo sfondo. Il collettivo al femminile che utilizzava gli spazi per confronti e riunioni, ha chiesto più volte alla Asl alcune migliorie dei servizi in essere, denunciando "le difficoltà in cui si trovano ad operare i consultori del nostro territorio e i relativi disagi per l’utenza" come spiegato in un documento recapitato alla Asl. In particolare "l'odierno orientamento aziendale che privilegia due linee di attività, quella vaccinale e quella ostetrica". A discapito di tutta la sfera dei percorsi socio-assistenziali legati ai giovani, alle pratiche abortive, alla violenza di genere.  Le Assemblee delle donne, quelle stoppate, rappresentavano un momento di confronto anche su questi temi. 

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