Migranti, in Aula il caso Baobab. Ancora promesse: "Presto struttura"
Baldassarre: "I fondi ci sono, stiamo lavorando per un hub di prima accoglienza, modello Milano". Ma è polemica tra i consiglieri di opposizioni. La presidente del II municipio: "Noi lasciati soli"
"Prima c'era Buzzi, ora ci serve tempo". Con una frase in chiusura del suo intervento finale la sindaca Raggi riassume bene il punto: se non siamo rapidi nel trovare soluzioni è perché il sistema non è più quello di una volta, quello "degli altri partiti". Si parla di migranti e di accoglienza in aula Giulio Cesare, in particolare dei transitanti di via Cupa, sgomberati lo scorso 30 settembre. Allontanati dalla polizia mentre il presidio di assistenza messo su dai volontari con tende, cucina esterna, e bagni chimici veniva smantellato. In via Cupa non c'è più niente, ma la soluzione alternativa qual è? In Aula il tentativo di fare chiarezza.
"Ci siamo occupati fin dalle prime ore del problema dei migranti transitanti e di via Cupa" esordisce l'assessore al Sociale, Laura Baldassarre, che apre la seduta allontanando subito le accuse di scarsa attenzione al problema. Ricapitola la vicenda via Cupa, dallo sgombero di Ponte Mammolo a quello del 30 settembre, e fa una premessa: "Dal punto di vista giuridico abbiamo molti problemi, perché il transitante di per sè è una categoria che non è coperta da nessuna normativa, il Comune è competente sul territorio in quanto sono considerati come se fossero dei senza fissa dimora stranieri, soggetti fragili di cui un'amministrazione comunale deve prendersi cura e carico". Ma poi sottolinea: "E' una tematica che attiene a tante forze in campo, dal governo alla Regione dalle Asl alla Prefettura al municipio". Insomma, un sos perché "da soli non possiamo farcela". Poi ricorda il tavolo con volontari, istituzioni anche municipali, forze dell'ordine, chiuso il 12 settembre. "Ci siamo confrontati per tutta la stagione estiva, e siamo usciti con degli obiettivi raggiunti". Che però stando a quanto sempre riferito dai volontari di Baobab Experience non aveva mai esplicitato in loro presenza.
"Abbiamo i fondi, sono arrivati dal ministero dell'Interno, ci stiamo muovendo per trovare una struttura di accoglienza per i transitanti". E in generale per mettere le basi a un piano più generale. Il modello è al nord. "Dobbiamo fare come Milano, un hub per la primissima accoglienza e per quello siamo in contatto con le Ferrovie dello Stato, una rete di supporto decentrata. Dobbiamo evitare le eccessive concentrazioni sul territorio".
L'intervento dell'assessore scatena una serie di polemiche con i successivi interventi dei consiglieri di opposizione. "Quali sono dunque le soluzioni concrete?" chiede il consigliere dem Orlando Corsetti. "E' possibile sapere i tempi di intervento?". E ancora, Stefano Fassina (Si): "Perché non dare ai volontari la possibilità di allestire una tendopoli nello spazio esterno dell'Ittiogenico?". Poi lo sfogo della presidente del II municipio, Francesca Del Bello (Pd) invitata in Aula per l'occasione, che attacca l'assessore Baldassarre: "Si auspicava che un intervento politico potesse portare un ragionamento più sistemico, le risposte invece non sono arrivate. C'è stato un intervento di sgombero non condiviso con il municipio, con i volontari e credo nemmeno dei comitati. Questa non si chiama concertazione". Risponde la sindaca, che chiude la seduta: "Non possiamo avere soluzioni così rapide perché non c'è più Mafia Capitale. C'è chi mi ha detto con una battuta 'prima era semplice, si chiamava Buzzi'. Ora non c'è Buzzi, ci vuole più tempo per fare tutto al meglio e nella legalità. Specie su temi che non competono esclusivamente il Comune di Roma".
Ricapitolando: la soluzione dovrebbe essere vicina, stando a quanto garantito in Aula dall'assessore competente, ma non sappiamo i tempi nè i luoghi esatti. Nessuna novità dunque rispetto a quanto già dichiarato e spiegato nelle ore immediatamente successive alle operazioni di sgombero. E mentre in Consiglio si discute, fuori, in piazza del Campidoglio, i migranti sono in protesta insieme ai volontari. Un striscione esposto sulla scalinata recita: "We are not dangerous. We are in danger". Non siamo pericolosi. Siamo in pericolo.