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Concordato Atac, la maggioranza contrattacca: "Ecco perché è indispensabile"

Scrive il consigliere Calabrese su Facebook: "Fatture Atac non controllate"

"Fatture senza autorizzazione del Campidoglio". E "uno stato di patrimonio netto negativo" nonostante "il trend positivo registrato nel 2016". Nella dura battaglia sul concordato Atac che si è combattuta tra maggioranza e opposizione martedì scorso, con i pentastellati che votando compatti hanno dato il via libera alla municipalizzata a presentare il Piano per il Concordato, la maggioranza difende la sua scelta. Lo ha fatto ieri il consigliere Pietro Calabrese in un lungo post affidato, come da prassi consolidata, a Facebook. 
 
"A seguito della chiusura del Bilancio Consolidato avvenuta a dicembre 2017 fra Roma Capitale e Atac nei tempi e nei termini di Legge, è stato certificato che fino a prima del nostro arrivo molte fatture per acquisti operati da Atac non avevano alcuna autorizzazione da parte di Roma Capitale" ha scritto Calabrese, riportando quanto emerso nel corso della commissione congiunta Mobilità e Bilancio che ha dato il parere positivo al voto in Aula della delibera. "La cosa più grave è che non controllavano neanche in Regione e Ministero, nonostante com’è noto da anni, nello stesso periodo arrivavano in Procura denunce su varie truffe operate dalla dirigenza, cioè le truffe contenute in molte di quelle fatture".

Anche i numeri dei bilanci dell'azienda dei trasporti portano Calabrese a difendere la scelta di portare la situazione di Atac di fronte a un Tribunale. "Nel Bilancio 2016 di Atac chiuso a settembre scorso c’è scritto molto chiaramente che, nonostante il trend positivo sulle perdite di esercizio (-91 milioni nel 2009; -319 nel 2010; -179 nel 2011; -157 nel 2012; -219 nel 2013; -141 nel 2014; -79 nel 2015; -40 nel 2016; a cui va aggiunto il dato di -5 nei primi 6 mesi del 2017), l’azienda era precipitata in uno stato di patrimonio netto negativo (debiti oltre il valore di tutte le attività dell'azienda) a causa di ulteriori sentenze degli ultimi mesi legate a eventi verificatisi non nel 2016, ma con origine negli esercizi precedenti, addirittura fino al 2008, e che la nuova amministrazione di Roma Capitale, a differenza del passato, ha verificato e per Legge non poteva più riconoscerli come passivi a proprio carico". 

Per cui, continua Calabrese, "nello stesso Bilancio 2016 di Atac si precisa che l’unica soluzione per non farla fallire e garantire il servizio era solo concordare un piano di rientro ai creditori, garantito dal Tribunale così come previsto dalle norme vigenti". Poi spiega: "Le 3 ragioni principali sul patrimonio netto negativo confermano i dati sul dissesto arrivato a un punto irrecuperabile: la revisione sui conti da cui non sono stati riconosciuti crediti ad Atac per 157 milioni, le ulteriori sentenze che ad agosto 2017 hanno condannato Atac ad aggiungere 35 milioni al debito (a cui vanno aggiunti i 170 della sentenza di aprile 2017), e la mancanza di investimenti nella manutenzione delle infrastrutture (metro e tram) con la minore remunerazione dei km percorsi per mancanza di autobus". 

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