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Rom e immigrati: è scontro tra la comunità di Sant'Egidio e Alemanno

La Comunità di Sant'Egidio esprime "Stupore, preoccupazione e disappunto per le recenti scelte dell'Amministrazione di Roma Capitale". Alemanno: "Andare avanti"

migranti-termini-9Durissimo botta e risposta ieri tra la comunità di Sant'Egidio e il Sindaco Alemanno. Oggetto del contendere la politica del Campidoglio sull'accoglienza agli immigrati di Lampedusa e sui rom. Dalla comunità cattolica non si usano mezze parole e si manifesta "stupore, preoccupazione e disappunto per le recenti scelte dell'Amministrazione di Roma Capitale".

L'ATTACCO - La Comunità di Sant'Egidio, affida il suo messaggio a una nota, ricordando che tutto ciò si sta svolgendo "nel cuore della Settimana Santa che precede la Pasqua, alla vigilia della beatificazione di Giovanni Paolo II". Secondo la Comunità infatti, "non si intravede una "politica" e di certo una politica di accoglienza e umanità, all'altezza del ruolo di Roma e delle sue responsabilità nazionali e internazionali. Molti rom sono stati sgomberati nelle ultime settimane e in questi giorni senza alternative (se non la proposta di dividere le famiglie) e sugli immigrati ci si è affrettati in più occasioni, non solo a mezzo stampa, ma nelle riunioni operative, a puntualizzare che "a Roma non devono venire". Come cristiani e come cittadini crediamo che questo non possa essere il volto di Roma. E' un segnale grave, di assenza di idee, di incapacità di visione, di errato messaggio inviato alla cittadinanza, che incoraggia chiusura e durezza immotivate".

La Comunità di Sant'Egidio chiede, tra l'altro, di interrompere gli sgomberi di rom senza un'alternativa e di gestire la situazione degli immigrati nordafricani, tenendo conto del contesto nazionale ed internazionale e che si tratta di profughi con regolare permesso di soggiorno, e di dotare la città di Roma (e il contesto metropolitano e regionale) di Centri transitori di accoglienza.

LA DIFESA DI ALEMANNO -  Alemanno risponde alle critiche e alla preoccupazione della comunità dichiarando: "Mi dispiace, ma noi dobbiamo andare avanti. Comprendo le motivazioni umane e la sensibilità della Comunità di Sant'Egidio, ma ritengo lontane dalla realtà le loro valutazioni sulla nostra azione nei confronti degli immigrati e dei nomadi presenti a Roma".

Il sindaco spiega che "l'azione è ispirata a un percorso realistico sostenibile e di buon senso per realizzare solidarietà e integrazione nel rispetto della legalità. Questa è l'unica politica in grado di evitare il completo collasso del sistema di assistenza sociale a Roma e il nuovo diffondersi di sentimenti di intolleranza e di discriminazione nei confronti di nomadi e immigrati. Siamo disponibili a confrontarci su queste scelte con la Comunità di Sant'Egidio e con chiunque altro non le condivida: per questo rinnoviamo ancora una volta la disponibilità, che fino ad ora non ha trovato riscontro, a organizzare incontri e confronti sistematici per individuare azioni concrete e realistiche con cui affrontare queste drammatiche emergenze".

Foto tunisini Termini

Il Sindaco spiega  poi che l'azione nei confronti degli immigrati, "condivisa con la Prefettura di Roma e oggetto di un continuo confronto con molte organizzazioni del terzo settore e cattoliche, si articola su una serie di punti precisi: Roma già da tempo deve confrontarsi con una presenza di senza fissa dimora molto superiore alle capacità di accoglienza sia in strutture pubbliche che del volontariato".

Il primo cittadino sottolinea che "i richiedenti asilo e i rifugiati politici a Roma, già prima dell'emergenza nord africana, erano più di 8.000 a fronte di una capacità di accoglienza massima di 1.600 posti. Il numero di nomadi, oltre ai 3.400 abitanti all'interno dei campi autorizzati, assomma anche 1.600 abitanti in campi tollerati e 2.500 (insieme con immigrati comunitari) in campi abusivi. In totale, comprendendo tutti i senza fissa dimora di qualunque origine e provenienza, si giunge a 22.000 persone a fronte di una capacità complessiva di accoglienza di circa la metà".

Non mancano anche gli accenni al Piano Nomadi che "prevede un allargamento dell'accoglienza a 6.000 persone in campi autorizzati. Parallelamente, attraverso una forte richiesta di supporto alle istituzioni statali e regionali, si sta cercando di rafforzare il circuito di accoglienza per rifugiati politici e immigrati fragili. Per questo, la sostenibilità di tali interventi è legata non soltanto agli spazi fisici necessari alla residenza, ma anche agli spazi sociali indispensabili per offrire una prospettiva di accoglienza nella dignità e di sussistenza nella legalità". Per il sindaco, "in questo contesto è impensabile adottare il principio secondo cui 'chiunque arriva con qualsiasi mezzo nella nostra citta' ha comunque diritto ad avere non solo assistenza ma anche alloggio. Questo non solo per i numeri già presenti in città, ma soprattutto in conseguenza dei forti flussi migratori indotti dalla crisi economica nell'est europeo e dalla crisi politica nel nord africa. Per quanto riguarda gli immigrati nord africani, la nostra Amministrazione non si vuole sottrarre al proprio compito in quest'opera umanitaria ma chiede con fermezza che il peso dell'accoglienza sia ripartito equamente tra tutte quelle regioni, in particolare del nord Italia, che fino ad ora non hanno accolto quasi nessuno".

Alemanno segnala che "i campi abusivi e le baraccopoli a Roma rappresentano un'emergenza che non può più essere ignorata. I quattro bambini morti nella capanna costruita con materiale altamente infiammabile a Tor Fiscale, rappresentano la prova di quanto possano essere pericolosi questi accampamenti. Dopo vari tentativi l'unica proposta accettabile è stata offerta dall'utilizzo del Cara di Castelnuovo di Porto. Scelta che ha generato proteste da parte dei sindaci e delle popolazioni della zona, che hanno indotto il Prefetto a limitare l'uso del Centro a donne, bambini e soggetti fragili". Infine, per quanto riguarda i nuclei familiari divisi, "voglio ricordare - conclude Alemanno - che anche negli Ostelli e nei centri accoglienza della Caritas avviene lo stesso per motivi logistico-organizzativi e non certo ideologici".

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