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Sgombero sospeso al River, il Campidoglio risponde alla Corte Europea: "Offerte molte alternative"

La replica da Palazzo Senatorio: "Ampio ventaglio di strumenti di assistenza"

"L’Amministrazione capitolina sta producendo per la Corte europea dei diritti dell’uomo tutta la documentazione in cui si certificano le numerose e reiterate proposte alloggiative e di inclusione abitativa offerte, ripetutamente, agli abitanti del Camping River". Parte l'operazione di difesa del piano rom da parte del Campidoglio. La risposta è diretta all'organo giurisdizionale europeo che ha fatto stoppare le operazioni di sgombero al Camping River, previste per questa mattina, chiedendo al Governo italiano soluzioni di accoglienza alternative prima di mettere le famiglie per strada. 

Soluzioni che per il Comune ci sono eccome. Ma donne e uomini della baraccopoli le avrebbero rifiutate. "Da oltre un anno gli operatori di Roma Capitale stanno mettendo a disposizione un ampio ventaglio di strumenti" scrive il Campidoglio in una nota stampa. Il riferimento va per lo più alle "misure di sostegno all’inclusione abitativa". Tradotto (vedi la delibera di giunta numero 70 del 17 aprile 2018): un bonus affitto fino a 800 euro al mese a famiglia, da utilizzare in tre modi. Per coprire un contratto di locazione sul mercato immobiliare privato o una sistemazione in residence o B&b, per pagare amici o conoscenti che offrano ospitalità ai nuclei familiari, per "progetti di autorecupero" che gli stessi rom dovrebbero presentare, dei quali però, nel testo della suddetta delibera, non vengono specificati dettagli.

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In parallelo, il Campidoglio precisa di aver introdotto "misure di sostegno all’inserimento lavorativo e alla formazione, misure volte a favorire l’iscrizione anagrafica", entrambe volte anche a semplificare e favorire l'iter di ricerca dell'alloggio. Che si è mostrato difficile fin da subito. L'accesso al mercato privato, senza garanzie economiche se non post contratto, è stato quasi impossibile per la maggior parte delle famiglie. RomaToday ha raccontato come si sono svolti alcuni colloqui presso il dipartimento Politiche sociali: 15 minuti di rapide spiegazioni e su un pezzo di carta il numero di un'agenzia immobiliare da chiamare. Troppo poco per definirlo "piano rom". Ma soprattutto, senza risultati. E allora dal Comune si è pensato ai rimpatri volontari assistiti: mille euro l'anno a persona, 3mila a famiglia. Quattordici persone su 350 hanno aderito. Le altre sono rimaste al River. E il 13 luglio è arrivata l'ordinanza della sindaca.

"La possibilità di accedere a queste misure è stata estesa in via straordinaria fino al 30 settembre - si legge ancora nella nota stampa - cioè anche successivamente alla data di scadenza dell'ordinanza sindacale, con l'obiettivo di assicurare una costante tutela dei diritti umani". Quindi i rom potrebbero ancora avvalersi della possibilità offerte, che restano comunque di difficile attuazione. Altrimenti c'è l'ultima spiaggia, quella che non si inserisce in alcun piano di integrazione, ma che scatta di default ogni qualvolta assistiamo a sgomberi e sfratti da alloggi o campi. "Gli operatori hanno offerto quotidianamente anche la presa in carico presso le strutture di Roma Capitale per tutte le persone in condizioni di fragilità e di vulnerabilità". Un posto nei centri di accoglienza, con divisione dei nuclei familiari. 

Da precisare che non basterà mostrare alla Corte di aver genericamente proposto delle soluzioni agli abitanti del campo. Il Campidoglio dovrà produrre documentazione inerente i tre casi oggetto di ricorso. Dovrà quindi entrare nel dettaglio rispetto alle soluzioni alloggiative offerte alle tre persone, e ai rispettivi nuclei familiari.

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