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Comunali, Storace: "Roma ha bisogno di sindaco che si dedichi a città" 

"Se dovesse toccare a me essere primo cittadino di Roma, non mi interesserebbe nulla del palcoscenico nazionale"

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di RomaToday

“Comincia a infittirsi il calendario di eventi di chi sta organizzando iniziative nella Capitale per affrontare la prossima battaglia per il sindaco di Roma.
Tanta gente anche nella serata voluta dall’associazione “Scegli Roma”, a cui ho promesso che faremo votare un primo cittadino che ami davvero questa città. Sono stanco di vedere tutti di passaggio: Roma ha bisogno di un sindaco che non pensi  a diventare presidente del consiglio, come hanno fatto Rutelli o Veltroni, o vorrebbe fare Alemanno con le ovvie di difficoltà del caso.


Se dovesse toccare a me essere primo cittadino di Roma, non mi interesserebbe nulla del palcoscenico nazionale, perché c’è bisogno di rimboccarsi le maniche e dedicarsi alla nostra città, e operare per il soddisfacimento delle esigenze dei i cittadini nei loro diritti individuali e sociali.
E’ stato indecoroso il valzer dei rifiuti: col prefetto che decide un sito per la discarica, il sindaco che è contrario, il presidente della Provincia non si sa, il presidente della Regione è a favore. E tutto questo si risolve con il Prefetto che si dimette, la Polverini se la prende con Alemanno, Alemanno con Zingaretti, Zingaretti con Alemanno. E il cittadino comune è costretto a pensare: ma che vi abbiamo votato a fare?”.

E’ quanto scrive sul suo blog, Francesco Storace, segretario nazionale de La Destra.


“Ecco perché dobbiamo cancellare dal vocabolario la parola alleanze, e inserire obiettivi e programmi. Su questi due punti poi si discute come stare insieme, ma deve essere chiaro che ci sono questioni su cui non esiste compromesso. 
Poi c’è la questione immigrazione: non mi piace il razzismo, ma per etica e civiltà dare un pezzo di pane a chi viene in Italia per fame non si può toglierlo ai nostri figli, perché è lì che si annida il discrimine.  E poi, possiamo pretendere che la popolazione immigrata di Roma sia soggetta a uno screening in materia di salute, per sapere quali malattie si porta  dietro chi viene da altrove?
E ancora, il grande tema della casa: se ci sono ragazzi che si amano, avranno diritto a diventare padroni di casa? Ebbene, con una legge regionale proposta da La Destra, che si chiama Mutuo sociale, anche il figlio del precario può sperare di diventare proprietario di casa pagando un rateo pari al 20% dello stipendio.
Altro tema, la preferenza nazionale: nelle graduatorie per case popolari e asili nido, gli ospiti siamo noi. Serve un punto in cui si dica: prima gli italiani e poi gli stranieri.


Sono corde delicate ma serve un sindaco che dovrà dire sì a questi punti di programma. Per una logica di alleanze non si può andare incontro alla sconfitta, anche perché non sta scritto da nessuna parte che Zingaretti  dovrà essere il prossimo sindaco di Roma, anzi sarà lui a doversi vedere da Grillo se si andrà al secondo turno, e vincerà chi porterà più innovazione nei programmi, più capacità di comprendere il cambiamento che vogliono i cittadini. Ecco perché dobbiamo pretendere che il prossimo candidato sindaco non usi questa città come trampolino verso lidi nazionali. Con l’obiettivo di costruire una città padrona di se stessa – conclude Storace - sogno una città con i poteri legislativi entro il 2020 della regione: sanità, trasporti, ambiente. Senza aspettare il conferimento di poteri da altri. Se uno di noi diventa sindaco è una rivoluzione”.

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