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Rialzare le saracinesche abbassate: le proposte al vaglio del Comune per il rilancio del commercio romano

Dalla Camera di Commercio al Cna Roma suona il campanello d'allarme per gli esercenti romani. Gualtieri: "Il commercio è un grande tema che richiede scelte urgenti

Controllare la diffusione dei centri commerciali e lavorare ad un rilancio delle attività artigianali e degli esercizi di prossimità. Sono queste le esigenze e le proposte emerse nel corso dell’incontro che, il 29 maggio, ha visto confrontarsi le realtà più rappresentative del commercio con le istituzioni cittadine e municipali.

Il dibattito sul mondo del commercio romano

La ripresa che altri settori hanno conosciuto dopo la pandemia non è ancora stata sperimentata in molti esercizi commerciali romani. I rincari dei consumi energetici, associati all’aumento del prezzo di alcune materie prime, hanno finito per penalizzare molte realtà che faticano a riprendere il ritmo preCovid. Ci sono vetrine dove le saracinesche rimangono abbassate perché, il piccolo esercente, sconta difficoltà anche di una concorrenza dell’e-commerce oltre a quella della grande distribuzione organizzata. Tanti temi, molti dei quali affrontati nel corso dell’appuntamento “Ecosistema commercio” a cui, il 29 maggio, hanno preso parte, oltre al sindaco, esponenti della giunta e della maggioranza comunale, oltre ai rappresentanti di CNA Roma e della camera di commercio di Roma. 

L'esigenza di arrivare a scelte urgenti

Quello del commercio “è un grande tema complesso che richiede il miglior livello di intelligenza, collaborazione, condivisione e determinazione nella definizione di scelte urgenti” ha premesso il sindaco. “C'è stato il crollo di alcune tipologie di attività, sostituite da altre che magari sono negativamente impattanti. C'è stato un aumento della somministrazione e un crollo dell'artigianato, peraltro con una distribuzione disomogenea nei rioni che è un ulteriore problema” ha commentato il sindaco, che ha ricordato anche quanto fatto dal Campidoglio con il regolamento del commercio su area pubblica e di quello previsto nelle strade del centro storico che, non certo senza proteste, è in queste ore al vaglio dell’assemblea capitolina.

La proposta di un grande patto pubblico-privato

“Il Commercio non ha recuperato ciò che il Covid gli ha tolto, anche in termini occupazionali, ed è in atto una profonda trasformazione dal punto di vista della nascita di nuove imprese” ha spiegato Lorenzo Tagliavanti, il presidente Camera di Commercio di Roma che ha evidenziato anche il problema di un settore che “è in difficoltà” anche perché “è tradizionale e non innovativo”. Cosa fare quindi? Abbiamo fatto un'analisi col Cresme per vedere chi 'possiede' il centro storico a Roma. Per quanto riguarda i proprietari, nel Tridente abbiamo 936 proprietà di enti pubblici e 1.500 attività riferibili a soggetti no profit” come gli istituti di credito, le assicurazioni, le sedi Inps, gli enti religiosi. “In occasione del Giubileo, perché non chiamare questi soggetti per fare un grande patto per riqualificare la presenza commerciale e artigiana a Roma dicendogli 'dateci una parte delle attività e miglioriamo l'offerta? Perché - ha sottolineato Tagliavanti - è l'offerta che crea la domanda”.

Le saracinesche abbassate

La proposta della Camera di Commercio è relativa ad un quadrante molto specifico, quello del Tridente. Un’area dall’appeal turistica notevole che potrebbe diventare anche un traino per le zone limitrofe. E non è un caso che il campidoglio stia pensando di realizzare un tapis roulant che possa unire alla vicina via del Tritone una strada dello shopping come via Nazionale che, con oltre 40 vetrine chiuse su 115, é  in forte crisi.

Ma “le saracinesche si abbassano non solo nel centro storico, ma anche nelle periferie e nei piccoli centri - ha sottolineato Luca Barrera, il segretario della Cna di Roma - Il problema e che in alcune zone si realizzano monoculture, ovvero una sola tipologia di attività commerciale che soppianta tutto il resto. Questo allontana la popolazione residente e crea un ecosistema non equilibrato”. E poi c’è la questione legata alla concorrenza dei giganti.

Il Piano regolatore per i centri commerciali

“Ci sono troppi centri commerciali, ce ne sono 40-50 anche all'interno della città” ha ricordato Valter Giammaria, presidente della Confesercenti di Roma che, pur sottolineando di non essere contrario alla loro esistenza, ha auspicato “un piano regolatore” che sia utile a fissarne “un numero massimo”. Insomma, se le criticità sono numerose, non mancano neppure le proposte per rilanciare un settore, quello del commercio che, come ha ricordato Tagliavanti “è la prima attività economica a Roma”. Ed è anche per questo che vanno definite quelle “scelte urgenti” di cui parlava il sindaco. A partire dal regolamento che fissa le norme sull’apertura delle attività nelle strade del centro storico.
 

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