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Colosseo, il Tar stoppa il decreto per il Parco: "Lo Stato non ha le competenze"

Le motivazioni nella sentenza pubblicata ieri dai giudici amministrativi: "Non è attribuito al Ministro alcun potere di creare un nuovo ufficio dirigenziale generale"

"Lo Stato non può incidere unilateralmente" sulla valorizzazione dei beni culturali, funzione spettante a Roma Capitale. E' questo uno dei motivi che hanno indotto il Tar del Lazio ad accogliere il ricorso del Campidoglio contro l'istituzione del Parco archeologico del Colosseo e la conseguente selezione internazionale per nominare il direttore del nuovo ente. 

Lo stop è arrivato ieri con la pubblicazione della sentenza breve, tra la soddisfazione della sindaca Raggi, dell'assessore Bergamo e della Uil, il sindacato che aveva presentato un ricorso analogo a quello dell'amministrazione capitolina. Le motivazioni del Tribunale? "In base alle norme di legge relative allo statuto di Roma capitale, attuative dell'art. 114 della Costituzione, è stato attribuito alla città di Roma un particolare ruolo nell'attività di valorizzazione dei beni culturali romani, rispetto a cui lo Stato, pur mantenendo le proprie funzioni in materia di organizzazione dei propri uffici, non può incidere unilateralmente, trattandosi appunto di aspetti relativi alla valorizzazione dei beni culturali, le cui funzioni amministrative sono state attribuite alla competenza concorrente di Roma capitale". 

E ancora, secondo la normativa, "non è attribuito al Ministro alcun potere di creare un nuovo ufficio dirigenziale generale, come invece avvenuto nel caso di specie con l'istituzione del Parco archeologico del Colosseo". Nella sentenza si legge che "la disciplina di carattere generale richiede, quindi, espressamente che l'individuazione degli uffici di livello dirigenziale generale, sia centrali che periferici (lettera b del comma 4 bis dell'art. 17), debba essere oggetto di un regolamento governativo, appunto un regolamento di organizzazione, mentre la lettera e) del detto comma 4 bis espressamente esclude il potere ministeriale di incidere sugli uffici di livello dirigenziale generale e, comunque, esclude il potere ministeriale non regolamentare in materia di uffici dirigenziali generali, potendo i decreti ministeriali di natura non regolamentare incidere solo sui compiti delle unità dirigenziali non generali"

E se per la sindaca Raggi "hanno vinto i cittadini", il ministro Franceschini non ha intenzione di mollare e ha subito annunciato a mezzo Twitter: "Stesso Tar dei direttori stranieri boccia il Parco Archeologico del Colosseo. 31 Musei e Parchi in Italia vanno bene, il 32esimo no. Impugneremo".

Di oggi le dichiarazioni del vicesindaco Luca Bergamo intervistato dall'agenzia Dire: "Penso che con maggior buonsenso il ricorso al giudice per farsi confermare queste cose non sarebbe stato necessario, perchè noi abbiamo fatto una proposta per discutere soluzioni per il governo del patrimonio della città". Poi ribadisce  che "la sentenza del Tar è importante e lo confermo, perchè parla e argomenta su ciascuna delle osservazioni che sono state mosse e tutte quante accolte, dalla questione della redistribuzione delle risorse, al potere speciale della città di intervenire in modo concorrente sulla valorizzazione del patrimonio culturale, e quindi sulla necessita' che ci sia un concorso tra il Governo e l'ente locale, in particolare Roma Capitale, nelle decisioni che riguardano questa materia. E poi, gli elementi che riguardano i poteri del ministero nella riorganizzazione, con una limitazione di questi poteri. Mi pare che nell'insieme tutte le osservazioni che sono state poste a sostegno del ricorso sono state ritenute fondate".

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