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Cinema chiusi, un mix di cultura e commercio per il 'recupero': il piano del Comune

Nella memoria approvata dalla giunta si prevede anche la possibilità di derogare al Piano regolatore. Il bando dovrebbe essere pubblicato entro a luglio

Un mix funzionale tra attività culturali, sociali e commerciali. È questo il piano contenuto nella memoria di Giunta presentata ieri dagli assessori alla Cultura, al Commercio e all'Urbanistica, rispettivamente Giovanna Marinelli, Marta Leonori e Giovanni Caudo agli operatori del settore riuniti oggi ai Mercati di Traiano. 42 sale cinametografiche ormai chiuse da anni che il Comune di Roma vuole riaprire sotto forma di spazi di aggregazione come il koworking e i fab lab, ma anche spazi commerciali. Tra le possibilità anche quella di ricorrere a varianti al piano regolatore.

La Memoria, approvata il 20 gennaio, contiene le linee di indirizzo per l'avviso pubblico per progetti di "recupero e rigenerazione dei cinema dismessi". Tre i soggetti che verranno coinvolti dal bando: la proprietà degli immobili, i gestori delle attività culturali e i territori. I progetti presentati, "purché siano validi", potranno anche generare una variante (al ribasso) alle norme del piano regolatore vigente riguardanti i tessuti della Città storica, secondo cui è obbligatorio lasciare alla funzione culturale "almeno il 50% della superficie".

Ha spiegato Marinelli, "stiamo avviando un confronto su questa proposta. La Memoria ci consente di avere una base su cui confrontarci per capire quali saranno le linee di sviluppo. Vorremmo che fosse un percorso virtuoso". Secondo Marinelli si tratta di una "operazione di rigenerazione urbana" che "soprattutto nelle zone periferiche porta un segnale molto forte sul piano culturale. Ciò che mi interessava è che le sale fossero un punto di aggregazione, tenendo conto che molte aree di Roma gli unici presidi sono i cinema chiusi".Dei 42 cinema dismessi censiti dall'assessorato alla Cultura, 28 sono chiusi da più di 10 anni, 8 sale da più di 5, cinque da più di due anni e 1 sala da un anno.

L'idea contenuta nella Memoria è di "integrare le diverse funzioni- ha spiegato Leonori- per creare spazi di aggregazione culturale, ma anche attività di supporto". Tra queste, ha spiegato l'assessore al Commercio, "il mondo dei fab lab, dei makers e delle start up, ma anche attività commercial-culturali, come le librerie. Sappiamo quanta carenza librerie, di cui conosciamo la carenza, soprattutto in periferia".

Secondo la Memoria, a febbraio avverrà la scrittura del bando, da marzo a giugno è previsto un periodo di animazione e costruzione di reti tra soggetti attraverso uno sportello informativo, mentre a luglio verrà pubblicato l'avviso. "Crediamo molto a questa cosa e non vogliamo gettarla in mare” ha detto Caudo. “Vogliamo fare un progetto di animazione vero. Non diamo soldi ma forniamo una regia pubblica per trovare incentivi e rendere meno gravosi tasse e contributi. Ecco, è un progetto di rigenerazione culturale che parte dall'elemento edilizio per arrivare all'immateriale. Valuteremo a partire dalla rilevanza della proposta culturale: quindi cinema, ma non solo".

Critiche al piano del comune sono arrivate dagli attivisti del Cinema America che hanno criticato la possibilità di ricorrere a deroghe al piano regolatore: "L'assessore Marinelli e l'assessore Caudo propongono una ''Memoria sui Cinema'', in cui si cela la volontà di riconvertire a discapito della cultura le sale cinematografiche chiuse. Tra belle parole e false promesse, si prevedono deroghe al Piano Regolatore e la possibilità di riconversione in residenze. Un atteggiamento opposto rispetto a tutta la battaglia portata avanti da autori, produttori e territori negli ultimi due anni, a partire dalla nostra esperienza e dalla tutela del Cinema America e del Metropolitan” si legge in una nota. “In questa memoria non si incentiva nè la gestione delle attuali sale attive, nè la riapertura di quelle chiuse, bensì si incentiva, con la diminuzione degli oneri concessori, la demolizione e riconversione in attività commerciali e residenziali. Pretendiamo una discussione cittadina, pretendiamo che si affronti il problema dal punto di vista sociale e culturale e non che l'amministrazione presti il fianco alla speculazione edilizia".

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