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Crisi idrica: "Se chiudono i nasoni in 10 mila resteranno senz'acqua"

Lo sottolinea l'Associazione 21 Luglio: "Senzatetto, migranti e rom che vivono negli insediamenti informali. Per tutte queste persone costituiscono l’unica fonte di approvvigionamento di acqua per bere, cucinare e lavarsi"

Sembrava partita come una provocazione. E invece, con l'aggravarsi della crisi idrica che attanaglia l'Italia e il Lazio, la chiusura dei cosiddetti 'nasoni' si fa sempre più concreta. "Sarebbe un buon esempio" ha commentato questa mattina il ministro dell'Ambiente Gian Luca Galletti. Una questione di "educazione, in un momento in cui si chiede ai cittadini di fare più attenzione all’uso dell’acqua". La decisione dovrebbe arrivare nelle prossime ore: "Stiamo già facendo il punto con il nuovo cda di Acea e a breve avrete novità" ha detto ieri la sindaca Virginia Raggi.

L'annuncio ha sollevato non poche reazioni. Da chi ha ricordato che le storiche fontanelle servono a mantenere la pressione della rete idrica e che 'sprecano' solo l'1 per cento dell'acqua consumata a chi ha puntato il dito contro la mala gestione di acquedotti e tubature. Ne sono affezionati gli operatori dei mercati rionali e i fiorai che si trovano agli angoli delle strade, spesso vicino ad un 'nasone', ne sono contenti i turisti che posso riempire una sola bottiglietta per tutta la giornata evitando di acquistarla.

Per qualcuno, però, la misura anti-siccità avrebbe un effetto "devastante": senzatetto, rom in emergenza abitativa che vivono negli insediamenti informali, migranti che transitando per la città non trovano altro rifugio se non la strada. "Per tutte queste persone i “nasoni” costituiscono l’unica fonte di approvvigionamento di acqua per bere, cucinare e lavarsi" scrive l'Associazione 21 Luglio in una nota. Un popolo composto da quasi 10 mila indigenti che, con il caldo torrido, non hanno altra fonte che quella.

Ecco qualche dato: "Secondo un’indagine sulla condizione delle persone che vivono in povertà estrema realizzata tre anni fa – a seguito di una convenzione tra Istat, Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, Federazione italiana degli organismi per le persone senza dimora e Caritas Italiana – sono 7.700 a Roma le persone senza fissa dimora che utilizzano i servizi mensa o accoglienza notturna della Caritas. Ma il numero non è certo esaustivo e ad essi andrebbero aggiunti i transitanti (minori e non) e le famiglie rom in emergenza abitativa che vivono in insediamenti informali. 10 mila indigenti "che vivono nella Capitale. Persone invisibili di cui tendiamo a dimenticare l’esistenza e i bisogni ma che continuano a esistere, nonostante tutto" continua l'Associazione. "L’interruzione dell’erogazione dell’acqua dalle fontanelle della Capitale – così come auspicato dal ministro Galletti – avrebbe un effetto devastante sulla vita giornaliera di migliaia di persone – tra cui anche bambini e neonati". 

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