rotate-mobile
Politica

"Campi da superare, ma i romani non li vogliono nelle case popolari"

Lo ha affermato questa mattina il sindaco durante l'audizione in Commissione parlamentare sull'accoglienza migranti: "E' una sfida culturale, se c'è una maggioranza di pensiero che va in questa direzione, si esprima"

Superare i campi rom non è una cosa semplice. Le resistenze sono molte, alcune da parte dei rom ma soprattutto da parte dei romani che vedono come un tabù il trasferimento di quanti ci vivono in case popolari. E' il quadro delineato questa mattina dal sindaco Ignazio Marino durante l'audizione in Commissione parlamentare d'inchiesta sul sistema di accoglienza, identificazione e trattenimento dei migranti, presieduta da Gennaro Migliore. "Pensiamo che i campi siano da superare ma un conto è affermarlo e un conto è farlo: in città c'è una resistenza fortissima dei rom anche se si passa attraverso percorsi di legalità, come chiedere semplicemente che i bimbi vadano a scuola, ma vi assicuro che la stragrande maggioranza della popolazione di Roma è contraria al superamento dei campi rom con l'assegnazione di residenze popolari alle famiglie rom così come avviene per le persone non rom, e questo è un aspetto culturale, una sfida di pensiero". 

Ha continuato Marino: "Rispetto ad altre città d'Europa, Roma ha una concentrazione molto elevata di persone appartenenti a rom, sinti e camminanti: superiamo largamente le 8mila presenze". Ha spiegato Marino: "Come Comune investiamo somme molto ingenti per il trasferimento, con pullmini dedicati, dei bambini dai campi a scuola, ma la percentuale globale dei bambini che si recano a scuola è inferiore al 50% e la percentuale di quelli che ci vanno ogni giorno è inferiore al 20%".

"Personalmente penso, ed è qualcosa che stiamo cercando di realizzare, che un aspetto su cui far leva è il coinvolgimento delle donne" ha continuato Marino. "Vorrei cercare di arrivare a convincere le persone a affrontare percorsi di legalità e credo che con le donne ci si possa riuscire. Per Marino "è un aspetto culturale ed è importante, se c'è una maggioranza di pensiero che va in questa direzione, che questa maggioranza si esprima: è una sfida culturale e di pensiero, più che di realizzazione di spazi abitativi. È una sfida così importante che alcuni dei campi, come a Tor Sapienza, sono stati avviati come 'temporanei' negli anni Novanta, ma sono stati raddoppiati e la temporaneità dura da oltre vent'anni".

In Evidenza

Potrebbe interessarti

"Campi da superare, ma i romani non li vogliono nelle case popolari"

RomaToday è in caricamento