Campidoglio, addio a cinque centri d’accoglienza: "A rischio 40 posti di lavoro"
Il Comune non rinnova la gestione di alcuni centri d'accoglienza. Monti (USI): "Oltre a trasferire i migranti sotto Natale, si mettono a rischio i posti di decine di lavoratori"
Si avvia a conclusione l’esperienza di cinque centri d’accoglienza romani. Il Campidoglio, com’è stato comunicato dal Dipartimento Politiche Sociali, è intenzionato a fare dei tagli al servizio sinora garantito.
Diminuite le richieste d'accoglienza
La decisione del Comune, arriva per “la significativa riduzione delle richieste di accoglienza”. Il Campidoglio saluta così i centri Sant’Alessio, Domanico, Decima, San Benedetto e Fuoco Sacro. E dispone il trasferimento dei suoi ospiti in altre strutture. Una decisione che però non è scevra di conseguenze. “Alla vigilia di Natale Roma interrompe il contratto con la cooperativa dove sono impiegati circa 40 tra lavoratori e lavoratrici” ha fatto notare Serenetta Monti, vicesegretario romano dell’USI, già candidata sindaca nel 2008 con la lista Amici di Beppe Grillo.
Gli effetti del decreto sicurezza
Monti, insieme alle delegate di USB e CUB, il 18 dicembre ha incontrato i vertici della Medihospes, la cooperativa che gestisce i cinque centri per i quali è stata decretata la chiusura. “In sostanza, per effetto del decreto sicurezza votato dal Movimento 5 stelle, si è ridotto il numero di persone che arrivano a beneficiare del diritto d’accoglienza”. Chi ne fa domanda è attualmente gestito da una rete, il cosiddetto Sistema di protezione per titolari di protezione internazionale e per minori non accompagnati (Siproimi) che ha preso il posto degli ex Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati).
Un trasferimento complicato
La riduzione delle domande, ha comportato la decisione del Comune di ridurre i centri destinati all’accoglienza. Scelta che ha delle ricadute anche occupazionali. “Si sta tentando di ricollocare i dipendenti - ha osservato Serenetta Monti - ma le proposte che sono state fatte riguardano, nella maggior parte dei casi, destinazioni lontanissime, come Milano o Udine”.
Il silenzio del Campidoglio
La potenziale perdita del posto di lavoro e la decisione di trasferire, sotto Natale, gli ospiti dei centri d’accoglienza, ha fatto scattare la reazione dei sindacati. “Abbiamo richiesto all’assessore capitolino Veronica Mammì un incontro urgente – ha fatto notare Serenetta Monti – ma finora non è arrivata nessuna risposta, ed ormai siamo arrivati alla fine dell’anno. In fondo – ha obiettato la sindacalista – cosa importa se si stravolge la vita di chi è fuggito da guerre, fame, sete, violenza e povertà? Forse, il motto ‘uno vale uno’ – ha sottolineato la vicepresidente dell’ASI, riprendendo lo slogan caro ai grillini – non vale anche per i rifugiati”.