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Chiude il centro rom di Via Salaria: "Oltre 300 persone in strada senza alternativa"

Le ragioni della chiusura: "Permanenza nel centro oltre i tempi stabiliti e violazione delle regole del centro". 21 Luglio: "Non esistono tempistiche scritte nè regolamenti. 123 persone finiranno senza un tetto"

Il Comune si prepara a chiudere il centro di accoglienza di via Salaria. Nell'ex cartiera vivono da anni un centinaio di famiglie rom, raggiunte in queste ore da notifiche di dimissione firmate dal dipartimento Politiche Sociali. Centoventitre nuclei che a breve finiranno in strada, perché alternative abitative, a quanto pare, per il momento, non ce ne sono. L'allarme arriva dall'associazione 21 Luglio. 

Parliamo di "325 persone, tra cui 139 minori e decine di anziani gravemente malati, si ritroveranno improvvisamente per strada, senza un tetto sopra la testa, in seguito alla decisione del Comune di Roma di dimettere tutti gli ospiti accolti nel centro di raccolta rom di via Salaria 971, senza concedere loro alcuna alternativa abitativa adeguata". Secondo quanto riportato nei fogli di dimissioni, e stando a qunato raccolta dala 21 luglio, gli ospiti dovranno abbandonare la struttura "entro e non oltre la data del 28 marzo 2016". 

"L’Associazione 21 luglio esprime profonda preoccupazione per l’intervento che il Comune intende porre in atto perché questo avrebbe come sola conseguenza quella di rendere ulteriormente vulnerabili uomini, donne e bambini e di interrompere inevitabilmente il percorso scolastico di 55 minori che attualmente frequentano regolarmente la scuola". 

E a preoccupare sono anche le ragioni della chiusura. Si fa infatti riferimento a un non meglio precisato  "tempo di permanenza presso la struttura, in considerazione del carattere di temporaneità dell’accoglienza" che sarebbe stato superato. Non meglio precisato perché, come spiegato dagli attivisti, "non è presente in alcun regolamento della struttura, né è mai stato comunicato alle famiglie al momento dell’ingresso".  

L’altra motivazione addotta dal Comune risulta invece l’infrazione, da parte delle famiglie, di regole fondamentali previste dal regolamento della struttura, quali il divieto di "ospitare irregolarmente persone esterne all’interno del centro". Prescrizioni particolarmente restrittive, tuttavia, che fanno riferimento a un regolamento non trasparente e non acquisibile per consultazione neanche dagli stessi ospiti. 

Più volte, nel corso degli ultimi anni, l’Associazione 21 luglio ha puntato i riflettori sul centro di via Salaria, sottolineando la necessità di superare con urgenza una struttura priva dei requisiti strutturali e organizzativi previsti dalla legge regionale e nazionale e in cui, dal novembre 2009, sono concentrate comunità rom su base etnica e in violazione dei diritti fondamentali. Il centro, peraltro, è gestito dal Consorzio Casa della Solidarietà, che è stato commissariato in virtù degli sviluppi dell’inchiesta su “Mafia Capitale”. Ma non così. 

"Superare questa struttura attraverso dimissioni collettive che non prevedono alternative abitative adeguate – afferma l’Associazione 21 luglio – è la scelta peggiore tra le opzioni possibili. Mettere sulla strada 123 nuclei familiari, interrompere la frequenza scolastica dei bambini, negare l’accoglienza a decine di anziani con invalidità anche gravi: è questa l’interpretazione della Strategia Nazionale per l’inclusione dei Rom che il Comune di Roma intende declinare sul territorio?". Da qui la richiesta di un'immediata sospensione del provvedimento di chiusura, con un sit in corso da questa mattina davanti al dipartimento Politiche Sociali in viale Manzoni. 

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