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Politica Testaccio / Largo Dino Frisullo

Testaccio, il centro curdo Ararat è di nuovo sotto sgombero: "Fuori entro il 18 marzo"

Il 16 febbraio una nuova comunicazione del Comune di Roma chiede la liberazione dei locali entro 30 giorni. Martedì alle 12 conferenza stampa nella piazza del Campidoglio

Il Centro di cultura curdo Ararat è di nuovo sotto sgombero. Dopo una prima lettera recapitata nel marzo del 2016, il 16 febbraio scorso nell'edificio nel cuore dell'ex Mattatoio di Testaccio è arrivata una nuova comunicazione da parte del Comune di Roma: gli spazi vanno liberati entro 30 giorni, il 18 marzo, proprio a ridosso delle celebrazioni del Newroz, il capodanno tradizionale. L'ingiunzione di sgombero, si legge in una nota, "è corredata dalla richiesta di cifre esorbitanti per gli anni passati da parte dell'Amministrazione". 

Nel panorama cittadino, il centro Ararat non è il solo a dover affrontare questa situazione. Sono centinaia le realtà sociali e culturali che per anni hanno agito in spazi comunali, dati in concessione 'a fini sociali', che rischiano di perdere uno spazio dove poter continuare a vivere. L'ultima a 'cadere' sotto i sigilli della Polizia Locale è stato il Rialto, sede di numerose associazioni come il Forum dei movimenti per l'acqua, solo quattro giorni fa. Un vero e proprio terremoto per la Capitale inizialmente generato da un'inchiesta contabile della Corte dei Conti. Il tutto in un quadro più generale rappresentato dalla mala gestione con cui per anni, se non decenni, è stato gestito il patrimonio capitolino, entro il quale sono finiti anche centinaia di spazi sociali. Una situazione in cui è nata la discussa delibera 140, approvata dalla precedente Giunta Marino, che di fatto ha confermato la necessità di procedere con una valorizzare economica del patrimonio comunale. A nulla serve la mozione approvata la settimana scorsa dal Consiglio capitolino che ha chiesto alla Giunta di sospendere gli sgomberi in attesa della stesura di un nuovo regolamento per la gestione di tale patrimonio. 

E così, dopo 18 anni di attività, uno dei punti di riferimento per la comunità curda nella Capitale, ma anche per quella romana, rischia di essere spazzata via. Per Ararat la formalizzazione della concessone della sede da parte del Comune di Roma risale al 2009 ed era della durata di sei anni. Il rinnovo è stato richiesto fin dal novembre del 2014 ma non è mai stato concesso. "Da allora" spiegano dal centro, "abbiamo continuato a pagare regolarmente il canone che era stato fissato dal Comune. Non abbiamo alcun debito". Non solo. "La lettera prevede che dovremo lasciare i locali entro il 18 marzo mentre il 22 ci sarà l'udienza di merito al Tar, al quale abbiamo fatto ricorso".

Un ricorso che fonda le sue ragioni proprio nell'importanza della funzione sociale e culturale che il Centro svolge ormai da anni. "Il centro Ararat è uno spazio interculturale punto di riferimento per la comunità curda che vive a Roma ma non solo: organizziamo iniziative con associazioni italiane, progetti con alcune facoltà romane, come la vicina Architettura, cene, mostre fotografiche, lavoriamo per la diffusione del cinema curdo, insegniamo balli tradizionali, teniamo corsi di lingua curda" spiegano dal centro. "Non solo abbiamo raccolto e inviato aiuti umanitari durante l'assedio di Kobane, dopo il terremoto alcuni curdi sono partiti alla volta di Amatrice per dare una mano alle popolazioni colpite". E ancora: "Aiutiamo quanti scappano dalla guerra in Italia chiedendo asilo, li indirizziamo alle strutture giuste dove possono essere accolti". 

"Riteniamo sia particolarmente grave imporre la chiusura a un centro culturale attivo nella diffusione della cultura del popolo curdo, della sua lotta per la libertà con importanti progetti di solidarietà in itinere e mentre il tribunale competente non ha ancora preso una decisione" si legge in una nota. "Il centro culturale Ararat ha rappresentato negli ultimi diciotto anni uno spazio aperto, punto di riferimento per la comunità curda nella diaspora, un luogo di pace e convivenza tra diverse culture. In questi anni è stato attraversato da curdi provenienti da tutte le parti del Kurdistan: Ararat ha dato loro accoglienza, integrazione e cultura" si legge in una nota. 

"Rispetto a quanto sta accadendo in merito alla gestione del patrimonio comunale, le istituzioni devono rivendicare la sovranità che appartiene ai cittadini romani e ai suoi rappresentanti e uscire dal commissariamento imposto da organi che stanno applicando solo politiche di austerità" il commento di Gianluca Peciola, ex consigliere comunale di Sel durante l'amministrazione Marino, che ricorda quando "insieme a molte associazioni" si diede vita all'esperienza. "E' successo con Marino, ora con i 5 Stelle. La politica dovrebbe assumersi con coraggio le sue responsabilità sul destino di questi spazi cittadini". Domani, alle ore 12, è stata indetta una conferenza stampa in piazza del Campidoglio.

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