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Sabato, 20 Aprile 2024
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Il Centro Carni tornerà ad Ama. Scongiurata la vendita a privati, si va verso il rilancio

Una proposta di delibera della giunta capitolina prevede la chiusura del fondo immobiliare sviluppo e il rientro del bene nella piena disponibilità patrimoniale di Ama

Chiudere il fondo immobiliare Sviluppo e far rientrare il centro carni nelle piene disponibilità patrimoniali di Ama. La proposta di delibera arriva dalla giunta capitolina ed è stata recentemente approvata con parere favorevole dalle commissioni bilancio e ambiente. Parliamo dei 23 ettari che ospitano a Roma est centinaia di lavoratori della macellazione, trasferiti nel 1975 dall'ex mattatoio di Testaccio. Un centro che movimenta oltre 30 milioni di chili di carne l'anno, macellando poco meno di centomila capi provenienti prevalentemente dall'agro romano. 

Cosa implica la chiusura del fondo immobiliare? Che la proprietà torna a tutti gli effetti pubblica. E il Campidoglio, come sembrerebbe essere nelle intenzioni del sindaco Gualtieri, può scartare qualunque progetto che implichi la vendita dell'area e la trasformazione della stessa in quadrante residenziale. Un'opzione in campo da oltre un decennio che ha scatenato la mobilitazione del territorio. "Si mette così un punto a una lunga vicenda, che ha visto un intero territorio, associazioni, istituzioni ed operatori mobilitarsi per preservare un bene pubblico importante e dare una nuova prospettiva di sviluppo a tutta l'area. Oggi è stato compiuto il primo, fondamentale, passo" ha commentato il presidente della commissione Ambiente, Giammarco Palmieri, ex mini sindaco del V municipio. 

Il destino dell'area è però ancora da tracciare. Le attività operanti nel centro occupano circa 15mila metri quadrati e con ogni probabilità resteranno dove sono. "Il progetto non potrà prescindere dall'aspetto produttivo - spiega a RomaToday il presidente Palmieri - il progetto prevederà una centralità del centro carni con un'ulteriore rilancio dell'attività". Poi ci sono altri spazi inutilizzati da recuperare. E qui tra le ipotesi si è discusso durante una seduta della commissione commercio del trasferimento del mercato dei fiori di Trionfale. Un indirizzo che verrà dato dal Campidoglio dopo un percorso di confronto che vedrà al centro il V municipio. 

La storia del centro 

Mantenere pubblica la proprietà valorizzandone la vocazione di bene comune, o venderla ai privati per recuperare profitti. Intorno a questo braccio di ferro si è consumata la vicenda lunga quasi un ventennio del centro carni di Roma. L'area si estende per circa 230 mila metri quadrati è attualmente utilizzata per una cubatura complessiva di circa 400 mila metri cubi. Situata tra la via Collatina, via Severini, piazzale Pino Pascali e viale Togliatti, è collegata alla linea fr2 e al corridoio della mobilità Togliatti che connette le metro A e B.

Nel 2008, durante la consiliatura Alemanno, Risorse per Roma, società in house che affianca il Campidoglio nella gestione del patrimonio immobiliare pubblico, presentò un piano di assetto, approvato in giunta, per la costruzione di 2mila appartamenti con palazzine di 15 piani sull'area del centro carni, con l'idea di trasferire gli operatori al Car di Guidonia. L'ipotesi, fortemente osteggiata dal territorio, non è mai andata in porto e un anno dopo, con l'esigenza di stabilizzare il quadro finanziario delle società partecipate, Roma Capitale conferì lo spazio ad Ama, a garanzia di un prestito bancario di circa 120 milioni di euro, condizionando la cessione alla stipula di un contratto con il Comune, che avrebbe poi subaffittato agli operatori del mercato. Sempre in attesa di un loro trasferimento a Guidonia.  L'area venne contemporaneamente inserita in un fondo immobiliare gestito da Bnp Real Estate Sgr.

Al piano di assetto urbanistico del 2008, però, non è mai seguita una variante vera e propria, tanto che il perito del fondo immobiliare, nel 2019, ha svalutato il bene a 24 milioni di euro. Cifra che venne inserita nel bilancio Ama approvato dalla giunta grilina. Sempre il M5s aveva istituito una cabina di regia per discutere la rivalutazione del complesso. Ma il progetto finale (salvo ipotesi rimaste sulla carta vedi il polo scientifico dell'economia circolare) non è mai arrivato. 

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