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Venerdì, 19 Aprile 2024
Politica Ostiense / Via del Porto Fluviale

Alloggi, servizi e anche una piazza: così il Campidoglio vuole recuperare la caserma occupata

Il progetto di via del Porto Fluviale è già al vaglio delle commissioni. Ecco cosa prevede

C’è un progetto di rigenerazione urbana che sta facendo il giro delle commissioni capitoline. E’ destinato al recupero di un immobile che non può fare a meno di catturare l’attenzione di chiunque vi passi accanto. Si tratta dell’edificio che si sviluppa tra via Ostiense, via del Porto fluviale e via delle Conce. Ed il motivo per cui non passa inosservato è perché, da quasi dieci anni, ospita sulle facciate esterne un grande murale realizzato dallo street artist Blu. Quel complesso, denominato “Direzione magazzini del commissariato”, dal 2003 risulta occupato da numerose famiglie, di diversa provenienza etnica. 

Un'occupazione di lungo corso

Secondo un autocensimento condotto dagli occupanti, sono attualmente 56 i nuclei famigliari che hanno trovato spazio nell’immobile, giunti da 13 differenti nazioni. “Una comunità -  si legge nel programma di valorizzazione Porto Fluviale – che ha sviluppato interessanti forme di convivenza interculturale e che si è ormai inserita nella vita di quartiere”. Motivo per cui, il “programma di valorizzazione” del complesso, “intende mantenere la comunità coesa” senza rinunciare ad impiegare gli spazi comuni per destinare servizi a disposizione del territorio.

Il progetto di valorizzazione

Il programma di recupero prevede che il complesso, vincolato, sia impiegato per dare risposta alle famiglie in emergenza abitativa e per allocarvi una serie di servizi. Il cortile sarà una piazza pubblica aperta al quartiere ed al suo interno sarà attivato, in collaborazione con il municipio VIII, un mercato a kmzero. Ospiterà inoltre uno sportello anti-violenza, un centro di mobilità sostenibile collegato alla ciclabile che, secondo le previsioni del Piano urbano della mobilità sostenibile, si svilupperà verso la stazione Ostiense-Piramide. Il programma di recupero prevede inoltre il restauro dei suoi spazi (la superficie coperta è di 1860 metri quadrati) secondo “i più moderni standard energetici”.

Il programma di valorizzazione, denominato “Porto Fluviale RecHouse: recupero partecipato del patrimonio artistico e sociale dell’immobile vincolate ed occupato” si è avvalso di un groppo di progettazione composto da funzionari dell’amministrazione, consulenti esperti e di  referenti della facoltà di architettura della Sapienza, del dipartimento di architettura di Roma Tre e dell’università Luiss. Per quanto riguarda gli alloggi, “verranno inseriti nel patrimonio ERP e riassegnati attraverso un bando speciale con priorità per le famiglie che abitano l’immobile – si legge nell’accordo di programma – che siao in possesso dei requisiti ed al piano terra servizi per il quartiere”. Costo dell’operazione è di 11 milioni di euro.

L'iter amministrativo finalizzato alla riqualificazione

In base al consenso espresso dal Ministero della Difesa nel gennaio del 2021, l’agenzia del Demanio ha espesso la sua disponibilità ad attivare la procedura del federalismo culturale per il trasferimento del bene. La delibera che sta passando nelle commissioni capitoline, prevede infatti “l’autorizzazione a titolo gratuito del complesso” ed, ovviamente, l’approvazione dello schema di accorto che riguarda il programma di valorizzazione.

“La delibera è  già passata in commissione patrimonio – ha commentato il consigliere Yuri Trombetti che la presiede – abbiamo solo qualche emendamento da presentare. Ad esempio vogliamo che non ci si affidi al solo auto-censimento ma che proceda a farlo anche l’amministrazione. Altra cosa, chiediamo che per decidere chi ne abbia diritto, non si debba fare riferimento come prevede l’accordo all’ISEE bensì al reddito. Ma solo per il fatto che è la normativa regionale sull’assegnazione degli immobili ERP a prevederlo”. Modifiche marginali, comunque, che non mettono in discussione l’impianto complessivo d’un progetto destinato, nei prossimi anni, a valorizzare l’edificio di via del Porto Fluviale. In modo da renderlo, oltre che un monumento della street art ed una risposta ai bisogni abitativi di tante famiglie, anche un luogo a disposizione del territorio.  

La storia dell'immobile

L’ex caserma del Porto Fluviale, in origine era stata concepita per ospitare i “magazzini tributari” del cavaliere Vincenzo Taburet. Il proprietario, titolare di una delle più importanti aziende di spedizione e trasporti d’Italia, aveva inizialmente pensato di far costruire quel complesso per ospitare un deposito di generi alimentari. Quest’impresa, a causa del fallimento del Banco mercantile di Civitavecchia, non ebbe successo. Il complesso, che negli anni venti fu oggetto di alcune varianti urbanistiche, fu così impiegato dapprima per il trasporto di “carichi eccezionali”.

Fallita l’iniziale destinazione il complesso, ristrutturato negli anni venti, è stato impiegato per accogliere magazzini di armi e municipio e gli uffici del Commissariato dell’Aeronautica militare. Era infatti situato in una posizione considerata strategica, per la vicinanza al fiume ed alla rete ferroviaria, al punto d’avere alcuni binari che proseguivano all’interno dell’edificio. Rimasto per molti anni inutilizzato, è stato occupato nel 2003 da 160 famiglie che, dal 2007, ha ottenuto la residenza ed il riconoscimento dello stato di emergenza abitativa. 

Edificio via del porto fluviale-2

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