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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Politica

Case ai rom? Marino chiarisce: "Sono edifici abbandonati, è un progetto dell'Europa"

L'annuncio del sindaco su La7 ha alzato il polverone. Ma, a onor del vero, non ha mai parlato di case popolari. "Si tratta di soluzioni di autorecupero urbano proposte dall'Europa"

Chiudere i campi, e individuare alloggi alternativi. Sul tema rom, il sindaco Marino ha preso posizione. Lo ha fatto in diretta tv su La7 giovedì sera, e lo sta facendo in queste ore a chi, fuori e dentro Palazzo Senatorio, chiede spiegazioni. Sì perché le dichiarazioni sulle ipotesi di sgombero dei 'villaggi attrezzati', sarà l'effetto Tor Sapienza e i fari accesi sulle periferie, sembrano piovere dal cielo, tra una maggioranza, spiazzata, che tace, e un'opposizione, che, manco a dirlo, attacca.  

In testa l'ex sindaco Alemanno: "Promettere le case ai nomadi della nostra città è una vera follia". Il rischio? "Dare uno schiaffo in faccia alle migliaia di romani che da anni attendono una casa popolare o anche semplicemente una qualche forma di assistenza alloggiativa", buttando benzina sul fuoco di quelle proteste che nelle ultime settimane stanno accendendo le aree ai margini della città. La questione è bollente, lo è sempre stata, e la proposta lanciata da Marino rischia l'effetto boomerang anche sul piano comunicativo. 

Motivo per cui lo stesso sindaco è chiamato a chiarire. Punto primo, quello che per qualcuno rischia di fomentare le rivolte: non si parla, e non si è mai parlato, di "case". Sul tavolo delle proposte non c'è l'edilizia residenziale pubblica, nè le migliaia di famiglie che già aspettano un alloggio. Nessun diritto usurpato insomma. E il sindaco lo ha precisato, tratteggiando un'altra tipologia di intervento. 

"Una delle soluzioni proposte dall'Unione europea - spiega il sindaco questa mattina a Radio Città Futura - è quella di affidare a rom, sinti e camminanti dell'edilizia non più utilizzata affinchè si possa fare dell'autocostruzione, rendendo quei luoghi abitabili, ed eliminando le situazioni di grave disagio". E non solo per i rom, "ma anche per le altre popolazioni che vivono nei quartieri dove ci sono gli insediamenti". Vedi via Salviati e i roghi tossici. 

"Il progetto è molto complesso e articolato -prosegue il sindaco - è stato discusso dall'Unione europea e contiene indicazioni precise che non riguardano solo l'Italia ma tutti i paesi che ospitano rom, sinti e caminanti". I dettagli ancora non ci sono, si tratterebbe comunque di utilizzare il patrimonio immobiliare pubblico abbandonato e metterlo a nuovo. Un'operazione di autorecupero urbano, già avviata in altre città d'Italia, che consentirebbe quasi con certezza di ridurre le spese sostenute per tenere aperte i campi (24 milioni di euro usciti dalle casse capitoline nel solo anno 2013)

Poi, ed è l'altro punto da chiarire, "ce lo chiede l'Europa". E lo fa (da anni) minacciando una procedura d'infrazione all'Italia, con Roma 'capitale dei campi' come prima responsabile. Dunque - e Malagrotta insegna - il tempo di nascondere la testa sotto la sabbia è agli sgoccioli. 

Bisogna allinearsi, spiega Marino, "all'obiettivo fissato dalla Commissione europea e recepito nel 2012 dal Governo con la strategia nazionale di inclusione delle comunità rom, sinti e caminanti". Al di là delle posizioni singole o di partito. Come a dire a chi alza l'asticella che non c'è spazio per le polemiche ad personam, che non è un capriccio personale. L'Europa chiama, e Roma non può più permettersi di tacere.  

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