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Case abusive a Roma, accordo tra Regione e Procura: saranno abbattute

La Giunta ha approvato lo schema di Protocollo d'Intesa tra la Regione e la Procura Generale della Repubblica presso la Corte di appello di Roma per l'esecuzione delle sentenze penali di condanna

Ai Castelli Romani ha suscitato una protesta diffusa. Centinaia di proprietari di case costruite abusivamente nel decennio scorso, su cui da anni pendono sentenze di demolizione mai applicate, raggiunti da lettere di acquisizione da parte dei Comuni di appartenenza. Un'accelerazione, nel farraginoso processo di tutela del territorio, frutto di un protocollo d'intesa firmato nel giugno del 2015 tra la Regione Lazio e la Procura di Velletri. Nei prossimi mesi l'attenzione potrebbe allargarsi anche alla capitale. Lo scorso 14 marzo la Giunta Regionale del Lazio ha approvato una delibera con lo schema di "Protocollo d’Intesa tra la Regione Lazio e la Procura Generale della Repubblica presso la Corte di appello di Roma per l’esecuzione delle sentenze penali di condanna per la demolizione dei manufatti abusivi". Il protocollo, si legge nel provvedimento, verrà sottoscritto dal Presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, e dal Procuratore Generale della Repubblica presso la Corte di Appello di Roma, Giovanni Salvi.

Il protocollo parte dalla considerazione che nonostante Regione e Procure svolgano "funzioni complementari sotto il profilo della repressione dell'abusivismo edilizio, non vi è coordinamento normativo tra le rispettive attività" si legge nel documento. Con la conseguenza che "numerose sentenze penali di condanna per la demolizione dei manufatti abusivi non vengono eseguite per carenza di supporto di carattere tecnico-amministrativo od economico". Il documento riconosce "la necessità di proseguire ed implementare l’azione di contrasto".

Oggetto del protocollo, quindi, le costruzioni su cui pendono sentenze di condanna passate in giudicato. Anche se, come sta accadendo ai Castelli Romani, il processo ha accelerato anche l'analisi delle richieste di condono non ancora esaminate, molte delle quali sono state rigettate. In merito, i numeri della capitale parlano di una vera e propria colata di cemento al di fuori delle regole che ha rosicchiato i confini di parchi e aree inedificabili, ingolfato interi quartieri, modificato per sempre la geografia cittadina al di fuori di qualsiasi pianificazione. Alcune stime fissano in quasi 300 mila le richieste ancora da esaminare con oltre 600 mila richieste di condono avanzate relative alle leggi del 1985 e del 2003. 

Il protocollo prevede inoltre per la Procura Generale la possibilità di "avvalersi dei dipendenti regionali dotati di specifiche professionalità attribuendo ai medesimi la qualifica di consulenti tecnici del Pubblico Ministero" e per i Comuni di "ottenere anticipazioni per le spese di demolizione e ripristino". Le spese, specifica il documento, restano comune a carico del condannato. La delibera stabilisce infine delle priorità nell'esecuzione delle demolizioni. In cima alla lista le "opere non completamente realizzate in zone di inedificabilità assoluta" seguita da quelle terminate realizzate nelle medesime aree. Verrà inoltre preso in considerazione "l'eventuale utilizzo dell'opera soggetta a demolizione da parte di nuclei familiari quale abitazione principale".

Ed è proprio questo il punto su cui si battono le famiglie del comitato Equi Diritti che parlano di "bomba sociale". Martedì scorso, ad Artena, nel giorno della demolizione di un'abitazione, si sono presentate una settantina di persone 'solidali' e l'intervento del sindaco ha bloccato il procedimento.

La mobilitazione ha attirato anche l'interesse della politica. Il 16 marzo scorso a Rocca Prioria insieme ai cittadini si sono confrontati sul tema non solo sindaci ed assessori ma anche il senatore del Pd Bruno Astorre e i consiglieri regionali Eugenio Patanè, Adriano Palozzi e Fabrizio Santori. "Ci sono situazioni di abusi inaccettabili che vanno demolite ma anche casi in cui le case sono abitate da famiglie che non avrebbero alternative" ha spiegato il consigliere regionale Santori. "Ci sono richieste di condono che risalgono ancora alla legge dell'84, è evidente che gli amministratori stanno registrando grosse difficoltà nel gestire queste pratiche. Chiediamo a tutti i soggetti coinvolti da sedersi attorno a un tavolo per trovare tutte le soluzioni necessarie". 

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