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Politica Esquilino / Via Napoleone III

Casapound, la Finanza ispeziona l'edificio occupato: niente "bagno di sangue"

Le Fiamme Gialle venerdì 26 ottobre sono entrate nell'immobile occupato da Casapound. Di Stefano: "Ci vivono 18 famiglie italiane. Restiamo disposti al dialogo ma non a rinunciare a quell'edificio"

Ispezione eseguita. Gli uomini della Guardia di Finanza, venerdì 26 ottobre sono entrati nella storica sede di Casapound. L'immobile occupato in via Napoleone III torna protagonista della cronaca cittadina. A distanza di pochi giorni dall'accesso, rinviato, che era stato inizialmente disposto per il 22 ottobre. 

Nessun bagno di sangue

Venerdì 26 ottobre, come disposto dalla procura della Corte dei Conti, le Fiamme Gialle hanno finalmente potuto ispezionare l'edificio.  “Tanto rumore per nulla – ha commentato Simone Di Stefano,  segretario del movimento delle tartarughe frecciate – avevamo dato il nostro assenso prima, lo abbiamo ribadito alle autorità il giorno stesso e quelli a seguire. Nessuna minaccia, nessuna contrapposizione, nessuna denuncia, nessun 'bagno di sangue', come da subito precisato dalle forze di polizia presenti".

L'antefatto: la mancata perquisizione del 22 ottobre

La narrazione di Casapound diverge da quella fornita a caldo da alcuni media secondo i quali, un esponente del movimento, rivolgendosi alla Guardia di Finanza avrebbe affermato che "se entrate sarà un bagno di sangue". L'accesso invece, secondo gli attivisti delle tartarughe frecciate, non sarebbe stato effettuato per altre ragioni. Secondo tale versione infatti si è voluto semplicemente difendere la dignità degli occupanti dalle telecamere dei giornalisti che il 22 ottobre erano accorsi in via Napoleone III.

Un'occupazione di famiglie italiane

Sull'immobile è stata disposta un'ispezione per determinare i danni causati al pubblico erario dall'occupazione partita il 27 dicembre del 2003. Quasi quindici anni fa. "Il palazzo è integralmente occupato, così come da verbale redatto dall’ufficiale della GdF, da 18 famiglie italiane in stato di grave emergenza abitativa  - ha commentato Simone Di Stefano - ed il movimento, nato per dar risposta a quella emergenza, ha iniziato da lì il suo percorso di crescita, eleggendo a simbolo il luogo della sua prima azione politica".

La posizione della Sindaca

La "sacralità" di quello spazio non è però condivisa dal Campidoglio. Ed anche se non è tra gli immobili che l'ex commissario Tronca aveva inserito nella lista delle "16 urgenze", dalla Sindaca è stato mandato un messaggio chiaro. Ricorrendo ad un tweet Virginia Raggi, il 22 ottobre, ha dapprima affermato di essere "Da sempre contro l'occupazione illegale di Casapound"e poi ha ribadito di essere " Orgogliosamente antifascista". Ed ai fascisti del terzo millennio ha ricordato inoltre che"  Roma è medaglia d'Oro al valor militare per la resistenza". Non decide però il Campidoglio sul destino dell'immobile.

Il Campidoglio e l'occupazione 

Al termine dell'ultima riunione in Prefettura del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, la prima cittadina si è sbilanciata. " Mi aspetto un segnale forte -  ha dichiarato -  Come sapete l'immobile è del Demanio, e sarebbe un bel segnale nei confronti della città. Io ho messo a disposizione chiaramente la Polizia di Roma Capitale e il sistema dell'accoglienza per quando arriverà il momento. Aspettiamo un input che chiaramente non è nostro".

"Indisponibili a rinunciare alla sacralità di un luogo"

D'altra parte Casapound non sembra intenzionata a voler rinunciare allo stabile. "Siamo pronti oggi, come sempre lo siamo stati a parlare con tutti; ciò a cui ci diciamo indisponibili – ha dichiarato il segretario romano di Casapound - è rinunciare alla sacralità di un gesto e di un luogo, convinti come siamo che se si tagliano le radici, anche l’albero più solido è destinato a morire".  

Tra scontro e confronto

Intanto, venerdì 26, alcuni di attivisti delle tartarughe frecciate hanno fatto irruzione ad un'assemblea pubblica della Sindaca che si stava tenendo ad Ostia., Lo hanno fatto per ricordarle che, in quel quartiere, c'è una colonia occupata da centinaia di immigrati mentre lei non fa niente ed anzi, "si mette a fare i post per sgomberare un palazzo dove ci sono 18 famiglie italiane". Insomma Casapound non arretra. Il Campidoglio, a parole, neppure. Quale sia il destino di quell'immobile resta tutto da valutare. Il confine tra il confronto e lo scontro rischia di farsi sottile.

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