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Casapound, sì in aula allo sgombero: anche il M5s chiede impegno della sindaca Raggi

L'assemblea capitolina ha approvato con 30 voti favorevoli del Pd e del M5S una mozione a prima firma del consigliere del Pd, Giovanni Zannola. Di Stefano (Casapound): "Pronti a querela"

Tutti compatti, tranne il centrodestra, i consiglieri comunali chiedono lo sgombero di Casapound. L'assemblea capitolina ha approvato con 30 voti favorevoli del Pd e del M5S e 4 contrari tra Lega e Fratelli d'Italia una mozione a prima firma del consigliere del Pd, Giovanni Zannola, che impegna la sindaca Virginia Raggi a intervenire presso il ministero degli Interni, il prefetto e il questore perché sia predisposto il prima possibile lo sgombero immediato dell'edificio di via Napoleone III, occupazione "nera" tra le più discusse della Capitale, in corso da dicembre 2003.   

L'invito è a procedere con quanto già previsto nella delibera 50/2016 del commissario straordinario Tronca: proseguire il percorso di permuta dell'immobile finalizzato alla sua riqualificazione, avviando un percorso di confronto con la cittadinanza e le istituzioni territoriali per deciderne l'utilizzo futuro. 

"In questi mesi si è usato sul tema degli sgomberi il pugno duro, noi chiediamo alla Giunta di fare altrettanto con un edificio di pregio al centro di Roma occupato ormai dal 2003, dove non si sa bene cosa accade dentro se non che si costruisce un odio profondo e messaggi negativi in città" ha detto Zannola illustrando la mozione in Aula.

"Bisogna avere il coraggio di essere forti con i forti e non forti solo con i deboli - ha poi commentato, motivando il voto favorevole, il consigliere Francesco Ardu - è l'occasione per l'amministrazione di ribadire che questa amministrazione assume la legalità come principio cardine non solo nel disagio delle periferie, ma anche al centro di Roma di fronte a un movimento fascista che genera solo odio"

Questione delicata quella dello sgombero di Casapound dal palazzo dell'Esquilino, posta più volta dalla sinistra al ministro degli Interni Matteo Salvini, paladino della ruspa e della lotta alle occupazioni illegali ma, per qualcuno, con due pesi e due misure. Il leader della Lega ha infatti dichiarato in più occasioni che i militanti di Casapound verranno sgomberati sì, ma che non sono in cima alla lista di priorità. 

"Ci sono più di 90 stabili occupati - alcuni da 20 anni - 4 pericolanti e 23 sottoposti a iniziative giudiziarie" diceva in occasione dello sgombero del Baobab, il presidio di accoglienza per migranti a Tiburtina. "Gli italiani pagano per il mancato sgombero di alcuni di questi palazzi". E, su Casapound: "Il calendario lo fanno le emergenze, prima vengono gli stabili di cui ho parlato, poi toccherà anche a loro". Raggi comunque, sul caso, si era già pronunciata. La sua volontà coincide con quella dei suoi consiglieri: "Quando il ministero deciderà noi già siamo pronti. Conto su un sostegno del Governo". Ora, per il pressing su Matteo Salvini, ha una carta in più. 

In una nota commenta l'atto approvato in Aula il segretario nazionale di CasaPound, Simone Di Stefano: "Non esiste nessuna sede di partito in via Napoleone III come certificato da verbale GdF e quereleremo gli autori della mozione". 

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