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Venerdì, 19 Aprile 2024
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CasaPound non si sgombera. Il Mef gela Raggi e sposa la posizione di Matteo Salvini

In una lettera del ministero guidato da Giovanni Tria le motivazioni del mancato inserimento tra le priorità dello stabile occupato dai fascisti del terzo millennio

Una lettera indirizzata al Mef per dare seguito alla mozione. Virginia Raggi ci credeva e puntava forte sulla possibilità di inserire tra le priorità dei palazzi da sgomberare quello di via Napoleone III all'Esquilino, occupato dal 2003 da CasaPound. Per la sindaca però arriva una doccia gelata: il ministero guidato da Giovanni Tria ha infatti risposto allontanando ogni ipotesi di sgombero, almeno nell'immediato. 

Il palazzo di via Napoleone III infatti non è a rischio crollo né presenta particolari problemi sotto il profilo igienico e per questo "non rientra tra le priorità sul fronte sgomberi". Questo il contenuto della lettera di risposta del Ministero, anticipato oggi da La Repubblica e confermato dal Campidoglio a RomaToday. Una posizione di fatto del tutto simile a quella espressa dal ministro dell'Interno Matteo Salvini che, sollecitato all'indomani della mozione votata in Campidoglio, aveva parlato di sgomberi prioritari, indicando palazzi a rischio crollo come principali obiettivi. 

Prima, nella lista, ci sono i 22 per cui ci sono sentenze o ordinanze del tribunale che impongono il rilascio e minacciano di costare condanne milionarie al Viminale in caso di mancata esecuzione.

"In merito alle notizie di stampa apparse oggi, il ministero dell`Economia e delle Finanzie e l`Agenzia del Demanio precisano di avere svolto l`istruttoria e tutti gli adempimenti necessari a rientrare in possesso dell`immobile sito in Via Napoleone III occupato da CasaPound -  comunica il Mef in una nota -. Ribadendo al contempo che a questo punto l`effettuazione dello sgombero dovrà essere valutato dal Prefetto di Roma, che non lo ritiene prioritario in forza dei criteri stabiliti ad hoc". Nella nota in pratica il Mef conferma la notizia, sottolineando però che, per quanto di propria competenza, sono state espletate tutte le pratiche necessarie. La palla passa ora alla Prefettura, al momento però ferma nel sostenere la lista delle priorità fissate.

L'8 febbraio scorso una cinquantina di attivisti di CasaPound si sono presentati sotto il Campidoglio per ribadire il no allo sgombero.  "C'èuna delibera di Veltroni che impegna il Comune a trovare, in caso di sgombero, una soluzione a queste 18 famiglie – ha obiettato in occasione del sit-in in Campidoglio il consigliere del Municipio X Luca Marsella –Se sarà trovata una soluzione dignitosa per queste famiglie noi saremo disposti ad andare via, perchè lì non c'e' una sede politica ma 18 famiglie in emergenza abitativa".  La linea adottata da Casapound è quella: lasciare lo stabile in caso di altri alloggi. "Altrimenti -  come dichiarato da Di Stefano dopo il voto in aula Giulio Cesare - quelle famiglie con i bambini all'interno dello stabile troveranno i militanti a difenderle dallo sgombero".
 

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