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Casale della Cervelletta, il Comune sfratta gli abitanti storici: "Per noi nessuna alternativa"

Il casale rientra tra le terre pubbliche affidate tramite bando a giovani agricoltori. Gli assegnatari sono stati individuati e aspettano di entrare in possesso. Ma i residenti storici, figli di quei contadini che lavorarono quelle terre, sono sotto sfratto. E senza alternative

“Ogni sera andiamo a dormire e sappiamo che all'alba potrebbero arrivare con la forza pubblica per cacciarci da casa”. Sono sotto sfratto gli abitanti storici del Casale della Cervelletta, una delle 'terre pubbliche' di proprietà comunale che l'amministrazione capitolina nel maggio scorso ha messo a bando per affidarle ai giovani agricoltori. I nuovi affittuari, che da bando sono entrati in possesso sia dei terreni sia della struttura per un affitto di circa 2600 euro all'anno, hanno già stipulato il contratto d'affitto per quindici anni, rinnovabile di altri quindici. Nei terreni antistanti presto si coltiveranno ortaggi biologici mentre nel casale troverà spazio una fattoria didattica e attività agriturismo. 

Pietro, 84 anni, che lì ci vive “dai tempi del regime”, figli e nipotini, e gli altri abitanti del casale sono diventati un 'ostacolo'. Così con l'intento di 'liberare gli spazi' e dare il via libera al nuovo progetto, il Comune di Roma li ha messi sotto sfratto. Romatoday ha raccontato la loro storia a metà agosto e da allora, nonostante il dipartimento Patrimonio ci abbia assicurato di aver richiesto per loro l'assistenza alloggiativa presso gli uffici del dipartimento Politiche Abitative, “ad oggi non sono ancora state trovate soluzioni”.

Ce lo raccontano Paolo e Maurizio, i figli di Pietro. Il primo vive ancora nel casale con la moglie e i suoi due bambini di 8 e 14 anni. Il secondo, ex maresciallo della guardia di Finanza ormai in pensione, è stato sfrattato con l'ausilio della forza pubblica il 13 luglio scorso. “Il primo avviso di sfratto ci è arrivato circa un anno fa, nel luglio del 2014”. E ora il tempo a disposizione sembra essere arrivato agli sgoccioli. “Il 10 settembre è stato indicato come limite massimo per riconsegnare il casale”. Ma di alternative all'orizzonte ancora non ce ne sono. 

SOTTO SGOMBERO OLTRE UN SECOLO DI STORIA

In un angolo della camera ci sono già le valigie pronte e alcuni pacchi di vestiti piegati e riposti in sacchetti. Sullo schermo di una tv delle riprese amatoriali che li ritraggono all'esterno del casale alla presenza di alcuni funzionari del dipartimento Patrimonio, al tempo sotto la responsabilità dell'ex vicesindaco Luigi Nieri, oggi di Alessandra Cattoi, che assicurano loro che, grazie al 'nuovo' buono casa messo in campo dall'amministrazione capitolina, avrebbero trovato una soluzione alternativa. Intanto fuori, nel cortile, è seduto il guardiano assunto dai vincitori del bando per controllare la “proprietà privata”. Anche lui, da qualche tempo, vive nel casale. “Vogliamo che sia chiaro: noi non abbiamo nulla contro il bando” specificano. “E anche se ci dispiace lasciare la casa dove siamo nati siamo disponibili a farlo. Ma così siamo destinati a rimanere in mezzo a una strada”. 

VIDEO 1 - "Se ci cacciano ci restano solo i ponti"

Il casale in cui vivono “è stato costruito nel 1908 per dare una sistemazione ai contadini che vivevano in alcune baracche a ridosso dei campi” racconta Maurizio. “Negli anni l'abbiamo tenuto bene: abbiamo fatto dei lavori per evitare che crollasse e rifatto il tetto e gli interni”. La tenuta dopo essere passata di mano in mano da famiglie nobili e ricchi proprietari terrieri è diventata di proprietà di una società immobiliare e infine, nel 2001, è finita al comune di Roma. “Quando i nostri genitori e i nostri zii hanno smesso di lavorare, al posto di dare loro una liquidazione, gli è stato permesso di continuare a vivere in questi casali”. Ma per la legge gli abitanti del Casale della Cervelletta non sono riusciti a vederlo scritto nero su bianco. “Abbiamo provato a dimostrare che abbiamo diritto a vivere in queste case 'per usucapione' ma il tribunale non ci ha dato ragione”. E dal 2001 ad oggi “la nostra situazione con l'amministrazione comunale non è mai stata regolarizzata. Saremmo stati anche disponibili a metterci in regola, versare un affitto” continua Paolo.

VIDEO 2 - "Vivo qui da '70 anni, non pensavo finisse così"

“Il 13 giugno 2014 presentarono proprio qui fuori il bando per l'affidamento a giovani agricoltori di queste terre di proprietà comunale.  Abbiamo anche chiesto di poterle lavorare, queste terre, ma da regolamento non abbiamo potuto partecipare”. Subito dopo l'avviso di sfratto. “E' stato lo stesso ex vicesindaco Luigi Nieri che ci assicurò che nessuno di noi sarebbe rimasto per strada e che un modo per aiutarci sarebbe stato il nuovo buono casa. Qualcuno di noi presentò subito domanda, altri lo fecero nei mesi successivi. Nel frattempo, per tutelarci, avanzammo anche ricorso verso l'istanza di sfratto”. 

Paolo e gli altri abitanti del casale raccontano di avere i requisiti per farne richiesta. Come il reddito massimo annuo di 18 mila euro. Paolo “è disoccupato da 8 mesi e proprio in queste settimane sta per terminarmi il sussidio di disoccupazione”. La moglie è casalinga. Hanno una figlia di 8 anni e uno di 14 “che soffre di ipertensione ed è in terapia presso un centro specialistico in zona Pietralata”. Anche Alessandro è disoccupato “da diverso tempo” mentre Marina lavora “part-time, 25 ore a settimana per una società di pulizie”. E poi ci sono gli anziani. 'Nonno' Pietro, 84 anni, e “una mia cugina” racconta Maurizio. Anche lei, “anche se non li dimostra”, ha superato gli ottant'anni. 

“Siamo stati martedì presso l'assessorato alle Politiche Abitative ci hanno detto che abbiamo presentato la domanda per il buono casa troppo tardi. Così, per ora, non ci sono risposte”. L'ufficiale giudiziario con la forza pubblica però potrebbe arrivare da un giorno all'altro. “Abbiamo anche chiesto, senza successo, di comunicarci in anticipo la data. Non vogliamo far vivere un momento così brutto ai nostri figli. Quel che ci fa rabbia è che ci hanno trattato come degli abusivi fin dal primo momento senza lavorare per trovare una soluzione che non ci lasciasse in mezzo a una strada”. 

Dagli uffici del dipartimento alle Politiche Abitative fanno sapere che stanno lavorando per trovare un'alternativa alloggiativa. Ricordando che sono stati informati pochi mesi fa di questa situazione, confermano che al momento la soluzione non è ancora stata trovata. Come confermato anche dagli abitanti, qualcuno ha presentato domanda un anno fa, senza successo; qualcun altro, in attesa di conoscere gli esiti del ricorso al Tar, l'ha fatto più recentemente e quindi gli uffici hanno bisogno di tempo. Quel che è certo è che sul tavolo del dipartimento Politiche Abitative, ad oggi, non c'è nessuna soluzione. Lo sfratto, deciso dal dipartimento Patrimonio, invece potrebbe arrivare da un momento all'altro. 

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