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Casa delle donne, Zingaretti si schiera: "Valore sociale". Replica Vivarelli: "Già stato riconosciuto"

Per le attiviste le loro attività valgono circa 700mila euro all'anno. La Regione è pronta a certificarlo

Nicola Zingaretti si schiera a fianco della Casa internazionale delle donne. L'assessora al Patrimonio, Valentina Vivarelli, replica su Facebook. Il botta e risposta scatta su una notizia, comparsa inizialmente sul profilo Twitter del governatore e quasi subito cancellata in quanto non vera: la Regione Lazio è pronta a versare 700mila euro all'anno a sostegno dello spazio femminista. Non proprio così, "le notizia sono frutto di un errore della nostra comunicazione" fa sapere la Regione Lazio. "Ciò non toglie però che l’Amministrazione regionale riconosce l’alto valore sociale di un vero e proprio modello di accoglienza e solidarietà, di lotta alle discriminazione e di sostegno alle donne, che in tanti anni ha offerto servizi gratuiti a persone in difficoltà", continua la nota. "La Regione Lazio, dunque, si è schierata, si schiera e si schiererà sempre al fianco della Casa internazionale delle Donne continuando insieme a loro una battaglia in prima linea per difendere questa esperienza unica nel suo genere, una realtà insostituibile che non deve assolutamente interrompere la propria attività".

Una posizione che era già stata espressa lunedì scorso quando, proprio le corso di una conferenza stampa convocata negli spazi di via della Lungara, Zingaretti ha presentato un metodo sperimentale elaborato dall’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile (Asvis) finalizzato a definire il valore delle attività svolte da associazioni ed enti no profit valido per calcolare lo sconto dovuto sul canone. La Casa internazionale delle donne sarà la prima ‘cavia’ anche se si tratta di un immobile di proprietà comunale.

Il governatore del Lazio è entrato così a gamba tesa nel braccio di ferro che il Campidoglio ha aperto ormai da due anni con le storiche attiviste dell’edificio di via della Lungara a Trastevere sul debito per canoni arretrati da circa 800mila euro, che gli sono costate la revoca della concessione, a fronte di una rivendicazione da parte delle attiviste di circa 700 mila euro all’anno di servizi prodotti. Che ora la Regione Lazio è pronta a certificare.

Vivarelli attacca definendo la Casa delle donne una "associazione privata che ha un debito con i cittadini di Roma" e scrive: "Il presidente della Regione Lazio ha annunciato la necessità di valutare economicamente l’impegno e il valore delle attività della Casa internazionale delle Donne, stimandolo in 700mila euro. Si tratta però di un lavoro già effettuato da tempo che infatti consente alla Casa internazionale della Donne di pagare un canone di locazione pari al 10% del suo valore effettivo (quindi di pagare circa 80 mila euro l'anno rispetto al valore complessivo di circa 800 mila euro annui), proprio in virtù delle attività e dei servizi che il consorzio garantisce ogni giorno. Nonostante questo la Casa Internazionale delle Donne ha accumulato nel corso degli anni un debito di circa 900mila euro nei confronti di Roma Capitale, per l’utilizzo della sede a Trastevere".

In merito al debito la Casa internazionale delle donne alla fine del 2018 aveva proposto una mediazione al Campidoglio senza mai ottenere risposta. Una mediazione che si è aperta la scorsa settimana quando la sindaca Virginia Raggi ha ricevuto le attiviste in Campidoglio: “Ci è voluto molto tempo ma l’elemento importante è che è stata finalmente aperta una trattativa”, aveva spiegato a Romatoday, Maria Brighi della Casa internazionale delle donne. Sul tavolo “una proposta di rivalutazione del canone di affitto anche in modo retroattivo. Quello che manca è un riconoscimento poltico da parte della sindaca dei luoghi delle donne come spazi di autodeterminazione e di futuro”.

Una rivendicazione che portata in piazza anche ieri in Campidoglio dove la Casa internazionale delle donne è scesa in piazza insieme a Non una di meno e a Lucha y siesta, un’altra casa delle donne nata ormai oltre dieci anni fa in uno stabile di proprietà di Atac che ora, per effetto del concordato preventivo avviato dalla società dei trasporti capitolina, è a rischio sgombero. Il distacco delle utenze è previsto per domani, 20 febbraio.

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