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Casa delle donne, il Campidoglio propone la rateizzazione dell'intero debito. Le attiviste: "Irricevibile"

Dopo mesi di stop riparte il dialogo ma è subito scontro. La presidente della Casa: "Insostenibile"

A distanza di oltre cinque mesi dall’ultimo incontro è ripreso il confronto tra la Casa internazionale delle donne e il Campidoglio. Ma è subito scontro. Al posto della proposta di transazione avanzata dalle attiviste dello spazio femminista di via della Lungara a Trastevere per risolvere il contenzioso con l’amministrazione dovuto a un debito per canoni non versati negli anni passati, il Comune preferisce la strada della rateizzazione dell’importo. 

All’incontro che si è tenuto questa mattina non c’era né la sindaca Virginia Raggi né la delegata alle Pari Opportunità Lorenza Fruci ma l’assessora competente per il Patrimonio capitolino, Valentina Vivarelli. “Nel corso dell’incontro l’amministrazione ha indicato come strada percorribile la rateizzazione del debito pregresso in vista del bando a canone ricognitivo per l’immobile del Buon Pastore di proprietà capitolina”, si legge in una nota diramata dal Campidoglio. “Verranno quindi programmati nuovi incontri, all’insegna del dialogo e con la piena volontà da parte dell’amministrazione di individuare una soluzione condivisa”.

Le attiviste della Casa internazionale delle donne, però, in una nota definiscono la proposta del Campidoglio “irricevibile”. Da ormai quasi due anni, infatti, hanno avanzato la proposta di una transazione economica per porre fine al contenzioso mettendo sul piatto 300mila euro a fronte dei circa 800 mila euro di debito accumulati per il mancato versamento dei canoni più la stipula di una nuova convenzione di comodato d’uso gratuito. La richiesta punta infatti sul veder riconosciuto sul piatto della bilancia il valore sociale ed economico dei servizi svolti da anni nell’immobile. Così come calcolato in via sperimentale grazie a un metodo elaborato dall’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile (Asvis) finalizzato a definire il valore delle attività svolte da associazioni ed enti no profit il valore che le attiviste rivendicano è pari a 700mila euro all’anno.

Un linea appoggiata anche dalla Regione Lazio con il presidente Nicola Zingaretti che ha illustrato il metodo proprio alla Casa internazionale delle donne. "La Casa internazionale delle donne paga già un canone di locazione pari al 10% del suo valore effettivo (circa 80 mila euro l'anno rispetto al valore complessivo di circa 800 mila euro annui)", era stata la replica di Vivarelli. E così il Campidoglio oggi ha chiesto di rateizzare l’intero debito conteggiando anche i canoni dei mesi seguiti alla scadenza della precedente convenzione nell’agosto del 2018 per un totale di un milione di euro circa. 

“Siamo soprese e arrabbiate”, commenta a Romatoday la presidente della Casa internazionale delle donne, Maura Cossutta. “Dopo tutto questo tempo e tutta la documentazione inoltrata in merito alla nostra proposta ci saremmo aspettate un’apertura. Senza contare il contesto che stiamo vivendo: l’emergenza Coronavirus da un lato ha prodotto una devastazione del tessuto sociale e dall’altro posto in evidenza l’importanza del lavoro delle associazioni contro la violenza sulle donne, che sono state pesantemente colpite da questa situazione. Speravamo di essere trattate meglio di un ristorante a cui è stato concesso di mettere dei tavolini in piazza”, continua. “In questi mesi, inoltre, abbiamo continuato a lavorare e ad autofinanziarci nonostante le difficoltà economiche generate da questa crisi. Per noi questo canone è insostenibile e decidere di continuare su questa strada significa decidere di far morire la Casa internazionale delle donne senza avere il coraggio di mettere nero su bianco la volontà di arrivare allo sfratto”. 

Dura anche la nota stampa diramata dalla Casa internazionale delle donne: “Mentre abbiamo ribadito tutti gli argomenti a sostegno della nostra proposta, che non è solo economica ma politica,  l’assessora ha proceduto come se nulla fosse successo. Non ha neppure accettato la nostra proposta di aprire un Tavolo congiunto con la Regione per utilizzare gli indicatori regionali per la rivalutazione economica dei servizi. Abbiamo ricordato che il Consiglio comunale ha votato all’unanimità la mozione contro il patto di stabilità, promuovendo il valore dei beni comuni, mentre l’assessora ha proposto di rateizzare il nostro debito,  in tre anni, in coerenza con quanto previsto dalla “norma transitoria” della bozza di regolamento sui beni immobili non disponibili, fortemente contestata dalla Casa insieme a tutto l’associazionismo. Ė assolutamente inaccettabile abdicare a una scelta politica in favore di una fasulla legalità, in nome di una vocazione esattoriale. Altro che ‘Le donne unite fanno la differenza!’ Oggi la sindaca è contro le donne, è responsabile di questa  provocazione e di questo attacco esplicito alla vita e all’autonomia della Casa delle donne, in un prospettiva di ingannevole sussidiarietà e di bandi. La Casa ha una storia, è un luogo simbolico del femminismo ed è dentro alla migliore storia democratica della città.  Alla città e a tutte le donne ci rivolgeremo per difenderla”.

Domani pomeriggio, martedì 28 luglio a partire dalle ore 19, è stata indetta un’assemblea pubblica presso lo stabile di via della Lungara. 

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