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Cartelloni, attacchi al nuovo piano: “Dati errati e regole inadeguate”

Gli attacchi al Piano, presentato nella delibera per il bilancio di previsione, arrivano da Aipe, Associazione Imprese Pubblicità Esterna. Dura la replica di Tonelli, del blog cartellopoli.com: "Solito terrorismo di chi non vuol cambiare"

Il Campidoglio presenta il piano per regolamentare la cartellopoli romana dopo vent'anni di attesa, ma all'Aipe non piace. L'Associazione Imprese Pubblicità Esterna replica a stretto giro a un piano definito “inadeguato” che si appoggerebbe a “dati errati”.

Se infatti la necessità di una rivoluzione nel sistema di gestione dei cartelloni parte dall'assunto che il Comune non fa cassa a sufficienza, specie a fronte della quantità di impianti concessi, il raffronto tra i versamenti di Roma e quelli di Milano, per Aipe, “non è corretto e interpretato in maniera strumentale”.

“NUMERI SBAGLIATI” - “E' vero infatti – si legge nella nota ufficiale redatta dall'associazione - che Milano incassa 20 Milioni, ma di questi solo 8 Milioni circa sono riferiti al gettito degli impianti pubblicitari (a fronte dei 14 Milioni di Roma), il resto è composto dal gettito delle insegne dei negozi, per circa 10 Milioni (che a Roma vengono incassate e contabilizzate nel bilancio dei Municipi) e per 1,5 milioni dalla pubblicità temporanea”.

STRADE E ZONE SELEZIONATE - Altra questione riguarderebbe il valore commerciale di strade e zone: alcune per Aipe “sono sopravvalutate, sia come possibilità d’installazione sia come interesse pubblicitario”. E il Codice della Strada, inaggirabile per il nuovo Prip, “prevede distanze tali per cui sarà difficile posizionare tutti gli impianti previsti dal Piano”. Il risultato? Che “sarà difficile posizionare tutti gli impianti previsti dal Piano (138 mila mq, ndr) e che ciò porterà alla riduzione drastica della superficie collocabile al decremento dei canoni di entrata previsti”.

TEMPISTICHE E MERCATO – Dito puntato anche contro il bando, che difficilmente secondo Aipe potrà essere redatto prima del 31 dicembre. “Prima devono essere approvati i piani di localizzazione di dettaglio, con le posizioni di tutti i singoli impianti per ogni zona. Ciò richiede del tempo”.

Errori anche per quanto riguarda le valutazioni di mercato fatte dall'amministrazione Marino. “Pur ammettendo – prosegue Aipe - che l’amministrazione sia in grado di approvare i piani di localizzazione per tutti i 138.000 mq in posizioni appetibili, sarà necessario assegnare tutti i bandi per poter incassare i 30 milioni previsti. 30 milioni per 10 lotti di gara ammontano a 3 milioni circa a lotto per ogni anno”. E non solo.

INVESTIMENTI INIZIALI - “Se consideriamo che per poter operare è necessario rimuovere tutto l'esistente e installare i nuovi impianti di qualità, il vincitore del singolo lotto dovrà entro il gennaio 2015 rimuovere gli impianti abusivi, acquistare circa 3000 impianti e corrispondere anticipatamente 3 milioni per il canone. Pertanto l’investimento iniziale per ciascun lotto è di oltre 12 milioni”.

Una cifra eccessiva, per Aipe, che ridurrebbe drasticamente la possibilità di assegnare tutti i lotti, perché “sul territorio italiano non esistono 10 concessionarie capaci di affrontare tale investimento”. Insomma, uno scenario “che porterà alla monopolizzazione del servizio, al fatto che potranno lavorare a Roma solo una o due multinazionali straniere e all’instaurarsi di contenziosi”.

LA REPLICA AD AIPE - Ma il botta e risposta non si ferma qui. Perdita di gettito, bandi deserti, tempo che non c’è: “Solo terrorismo da parte di chi ha lavorato in un mercato lasciato al caos fino a ieri, che si trova bene così, e che non vuole cambiare niente”. A sfidare chiunque possa ostacolare la svolta del settore che l'amministrazione Marino pare aver quanto meno innescato, è Massimiliano Tonelli, creatore del blog Cartellopoli.com, pioniere nella lotta alla cartellonistica selvaggia.

“Per quale motivo l’amministrazione capitolina dovrebbe tutelare le cosiddette piccole e medie imprese del territorio in un mercato che non prevede la presenza di piccole e medie imprese?” prosegue il blogger in risposta alla nota diffusa da Aipe. “Il mercato della pubblicità esterna è un servizio a rete e come ogni servizio a rete funziona solo quando gli operatori economici che vi lavorano sono in numero limitatissimo. Da Madrid a Londra, da Parigi a Vienna, da Berlino a New York gli operatori sono al massimo quattro o cinque per ogni città, rigorosamente individuati grazie a grandi bandi internazionali, non certo 400 piccole ditte difficili da governare”.

“Solo così l’amministrazione potrà barattare parte delle concessioni con servizi per la cittadinanza (arredo urbano, bike-sharing, toilette pubbliche, mappe e servizi per i turisti) che oggi mancano clamorosamente proprio a causa della particolare e assurda configurazione del mercato pubblicitario romano”.

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