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Martedì, 16 Aprile 2024
Politica

Rom, Cardilli: "A Torre Maura è mancato dialogo, ma centri di accoglienza sono step dell'inclusione"

Parla il delegato alla sicurezza della sindaca Raggi. Dalla rivolta di via dei Codirossoni, con gli approfondimenti avviati sull'iter dei trasferimenti, al piano rom che, assicura, "sta andando avanti"

La condanna a odio e violenze è scontata. Ma all'origine di una settimana ad alta tensione per Torre Maura, periferia est di Roma, ci sarebbe la mancanza di dialogo con il territorio. Ne è convinto Marco Cardilli, delegato alla sicurezza della sindaca Virginia Raggi.

"La parte politica non è stata informata a sufficienza e per tempo" da quella amministrativa, causando un "corto circuito sul piano della comunicazione". E il Comune, su quanto fatto (o non fatto) dagli uffici, indaga. Poi, saltato il trasferimento in via Codirossoni, cerca anche una formula per non perdere il servizio appaltato alla coop, ridefinendo il contratto e scongiurando penali eventuali a carico delle casse capitoline.

Nessuna bocciatura o passo indietro invece sul modello scelto per arrivare, a fine consiliatura, all'integrazione dei rom nel tessuto sociale. "Il piano per la chiusura dei campi va avanti" spiega a RomaToday il delegato della sindaca. E la struttura di Torre Maura, bocciata dai difensori dei diritti rom e paragonato ai vecchi centri di raccolta del sindaco Alemanno, è comunque uno step della strada che porterà, è la promessa, all'inclusione della comunità.  


Che idea si è fatto di quanto accaduto a Torre Maura? Abbiamo assistito a scene di odio e violenza che non si vedevano forse dalla "guerriglia" di Tor Sapienza del 2014. 

Nella zona c’è sicuramente una forte tensione sociale, è indubbio questo. La protesta certo va bene ed è legittima, ma in alcuni casi è degradata arrivando a forme di violenta intimidazione. Non possiamo piegarci a simili azioni d'odio. 

Anche la sindaca ha usato la frase "non cedere all'odio". Ma decidendo di smistarli in altri centri, non è si è fatto esattamente questo?

Non direi, è stata una decisione di responsabilità. Ci siamo dati delle priorità. E ci siamo mossi con il timore che la situazione potesse degenerare e l'obiettivo di tutelare i 33 minori che erano nella struttura e salvaguardare il territorio. Sono stati incendiati cassonetti e una macchina dei Servizi sociali. 

Pensa che il Comune abbia delle responsabilità? Se sì, quali?

Allora, il trasferimento era dovuto, e la sede era analoga e a pochi chilometri di distanza, nello stesso municipio, era uno spostamento necessario. Si poteva lavorare meglio e di più però, con una maggior comunicazione con il territorio. Certo, dall'altra parte c'è comunque la sensazione che non ci fosse molta voglia di dialogare.

Quindi anche a "preparare" gli abitanti sull'arrivo delle famiglie rom, probabilmente non sarebbe cambiato molto...

Probabilmente. 

Avete parlato di "gestione inqualificabile" dei trasferimenti delle famiglie. Però è stato fatto un bando, lei stesso ha detto che era uno spostamento dovuto. Quindi che vuol dire, che sospettate irregolarità nell'iter di affidamento del servizio?

Abbiamo avviato degli approfondimenti sui vari step della procedura, approfondimenti che sono in corso, non credo ci siano implicazioni con il bando. È regolare. Quello è che è mancato, sui cui appunto stiamo analizzando quanto fatto, è stata una fase comunicativa fondamentale da parte degli uffici. Lo ha detto anche il presidente del VI municipio, che non sapeva niente. C'è stato poco dialogo.

Scusi ma la comunicazione tra i diversi livelli istituzionali, e di conseguenza l'informazione al territorio, non rientra tra le competenze della parte politica più che di quella amministrativa?

Si, però l'informazione deve arrivare tempestivamente dalla parte tecnica perchè quella politica possa intervenire.

L'impressione è che sia una continua "caccia" all'anello debole della catena ogni volta che qualcosa non va. Che sia sparito il concetto stesso di responsabilità politica.

Non è così. Il discorso qui è semplice, c'è stato un corto circuito a livello delle comunicazioni. La politica non è stata messa al corrente di alcune cose. L'informazione sarebbe dovuta circolare meglio. Ma comunque all'origine di tutto questo restano i pesanti atti di violenza. Il Comune ha fatto il suo dovere e ha portato avanti un progetto inclusivo per i rom. I centri come quello di via Codirossoni tolgono i rom dalla vita dei campi, stiamo lavorando nella direzione giusta.  

C'è chi però non vede queste strutture esattamente come un modello di accoglienza inclusivo. Ricordano i centri di raccolta dell'ex sindaco Alemanno, oggi tutti chiusi. Un po' dei campi in muratura, o no?

L'iter inclusivo ha vari step. Il primo è quello di far uscire le famiglie dai campi. E in un centro certamente si vive meglio che in un campo. Nel caso specifico erano persone che già vivevano in una struttura, quella di via Toraldo. Mentre sotto Alemanno venivano usati centri di raccolta come conseguenza degli sgomberi forzati. E' chiaro che l'inclusione è l'obiettivo di un progetto complesso, lungo e legato comunque sempre all'adesione alla convinzione delle persone direttamente interessate. Necessita di tempo. 

E il piano rom a che punto è? 

Stiamo andando avanti nella giusta direzione. Più della metà delle persone a La Barbuta hanno aderito al patto di responsabilità sociale. I tempi sono lunghi perché vogliamo che le persone escano con tutte le garanzie possibili e immaginabili. Vedremo a breve i risultati. 

Ma qualcuno è uscito dal campo con un lavoro e un tetto sulla testa?

La popolazione del campo si è ridotta del 20%, diversi hanno trovato una soluzione abitativa alternativa. Ma ci sono in corso anche percorsi sul piano della formazione professionale. Presto vedremo i risultati. 

Tornando a Torre Maura. Va bene la virata improvvisa e lo smistamento delle famiglie lontano dal quartiere. Ma che fine fa il contratto stipulato tramite il bando con la cooperativa vincitrice, e i servizi di accoglienza che il Comune ha finanziato con circa un milione di euro? Ci saranno penali da pagare? 

Sono in corso su questo gli approfondimenti degli uffici. Ma l'obiettivo è ridefinire il contratto, non stracciarlo. Puntiamo a non predere risorse importanti, sfruttandole con altre modalità e altre forme. Magari in altre strutture. Ma è presto per pronunciarsi. 

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