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Ambulanti nei mercati rionali: il Governo sospende il canone, il comune di Roma non recepisce la norma

Il decreto MISE del 2020 esonera gli operatori del commercio dal versare la tassa di occupazione sul suolo pubblico, ma causa nomenclatura errata il Comune la reintroduce

Da esonero totale del canone a sospensione temporanea: è la situazione che coinvolge circa 12.000 operatori del commercio a Roma. Se il Governo è intervenuto infatti con decreto ministeriale a fine 2020, attraverso un provvedimento che, in piena pandemia, sgravava gli ambulanti dai costi sull’occupazione di suolo pubblico, la norma si è incagliata invece nella burocrazia degli uffici capitolini, che hanno reintrodotto il canone insistendo nuovamente sulle finanze degli operatori.

“Vogliamo credere che si tratti di un errore nato da un’interpretazione sbagliata della legge da parte del Comune – ha commentato Maurizio Innocenti, Presidente nazionale di Anva Confesercenti - non dal desiderio o dalla necessità di fare cassa”.

Dura anche la replica della deputata Barbara Saltamartini (Lega) sulla questione: “Gli operatori del commercio ambulante, attivi nei mercati settimanali e saltuari di Roma, saranno gli unici in tutta Italia a pagare di nuovo questo canone INGIUSTO”.


 

L’impasse burocratico tra Governo e Comune

La vicenda poggia su una difformità tra regolamenti nazionali e l’applicazione della legge da parte del Comune di Roma.
Il Decreto MISE del 22/11/2020 e la Delibera di G.R. Lazio n. 1042/2020 riconoscono infatti agli operatori del commercio un esonero dal canone di occupazione del suolo pubblico, in virtù dei sacrifici e delle rinunce patiti in questi due anni di pandemia. 

Il gap è stato generato dall’accezione di “mercati temporanei”: i mercati settimanali si tengono infatti sulla base di occupazioni che lo stesso MEF considera a pieno titolo “temporanee”, perché al termine il suolo torna all’uso generale dei cittadini. Inoltre gli ambulanti lavorano su turnazioni periodiche.

Stando alla sentenza n.31718 della Cassazione, non andrebbe considerata solo la durata, ma anche i giorni effettivi della settimana in cui operano gli ambulanti. Per gli uffici capitolini invece, tali mercati rientrerebbero invece nei “Servizi pubblici a domanda individuale”, per cui è previsto il versamento di un canone annuale.

“La situazione dipende da un nomenclatura errata e legata al primo decreto del Governo – ha precisato l’Assessore allo Sviluppo Economico e Lavoro del Campidoglio, Andrea Coia - ma stiamo intervenendo perché il prossimo decreto includa l’esonero per la maggior parte degli ambulanti”.

Il pugno di ferro di sindacati e associazioni

“Il Comune di Roma dovrebbe contemplare i turni di lavoro degli ambulanti”, ha puntualizzato a RomaToday Angelo Pavoncello, vicepresidente di ANA- UGL, principale sindacato di categoria. È una situazione che infiamma il comparto da tempo e che vede già una diffida al Comune, a cui hanno aderito diverse centinaia di operatori e, recentemente, anche una denuncia alla Sindaca Virginia Raggi. 

“Zero risposte dal Comune, ma pretendiamo ora una circolare che sospenda il canone fino a che non sarà chiarito il tutto”, aggiunge Pavoncello, considerando le migliaia di euro di canone che potrebbero paventarsi nuovamente per i commercianti. 
“La cancellazione dell’esonero stabilito dal Governo centrale rischia di trasformarsi nell’ennesima ingiustizia a carico degli ambulanti romani che, unici in Italia – ribadisce la deputata Saltamartini - si vedono costretti a pagare il canone in un momento molto difficili”.

Non c’è alcun accanimento o porta chiusa comunque da parte dell’Assessorato che, già da tempo, si è attivato per supportare la categoria. “Ci teniamo a ribadire che per noi non ci sono operatori di serie A e serie B, la situazione è attenzionata e stiamo cercando risorse, tant’è che sono stati stanziati già a bilancio 1 milione di euro per i mercati Ags”, aggiunge l’Ass. Coia. Ora tocca che gli uffici amministrativi interpretino, finalmente, le norme in modo corretto.
 

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