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Elezioni 2021, i partiti scaldano i motori: Raggi bis, ma senza il sostegno del Pd. A destra derby Lega-Fdi

Nel M5s si discute della ricandidatura della sindaca. I dem: "Mai con la Raggi". Unico nome che circola a sinistra, Enrico Letta. Tutto tace nel centrodestra ma FdI vorrà l'ultima parola

Virginia Raggi candidata per il bis a Roma? Il dibattito si anima intorno alla discesa in campo della sindaca grillina per una nuova corsa elettorale e apre le grandi manovre verso le elezioni del 2021, anticipando i tempi e costringendo anche destra e sinistra a fare i conti con papabili volti da mettere in campo per la sfida delle sfide: riprendersi la Capitale. 

M5s: Raggi o non Raggi

"Me lo chiedono in tanti" continua a ripetere in questi giorni Raggi in risposta alle domande dei cronisti su una sua possibile ricandidatura, sempre tentando di sviare. "Da qui a fine mandato - ha detto oggi a Radio Rock - abbiamo ancora tante cose da fare" L'apertura al terzo mandato da parte del capo politico Vito Crimi, e quindi l'endorsement tra le righe a un Raggi bis, ha aperto la discussione interna spaccando i grillini romani.

Tra chi nella cerchia dei fedelissimi della prima cittadina si è subito schierato in favore del cambio di regole, chi lo ha fatto per convenienza (il terzo mandato serve anche a molti consiglieri per un'eventuale ricandidatura) e chi invece si è opposto con forza, specie nella cerchia dei vicini a Roberta Lombardi, capogruppo in Regione Lazio da sempre acerrima nemica della sindaca di Roma. Senza contare la rivale di Raggi sul territorio Monica Lozzi, presidente M5s del VII Tuscolano, pronta a sottrarre a Virginia poteri e consensi.

Ha già annunciato mesi fa la sua intenzione di candidarsi e proprio ieri sul nostro giornale ha lanciato gli Stati generali del movimento romano, una sede di confronto dove discutere anche di candidature. Alternative? Alessandro Di Battista. Volto storico dell'attivismo grillino, romano, fuori per sua scelta dai Palazzi del potere, resta spendibile e non è la prima volta che lo si nomina in relazione al Campidoglio. A gettarlo nell'agone politico romano in queste ore il sottosegretario agli Interni, deputato stellato, Carlo Sibilia. 

Pd: "Mai con Raggi". Unico nome è Enrico Letta

Nessuno dei due nomi, nè Raggi nè Di Battista, verrebbe appoggiato dal Partito democratico, nell'ipotesi di un asse giallorosso a Roma su modello palazzo Chigi. I dem sono ai ferri corti con la sindaca oggi più che mai. Le liti, feroci, sono all'ordine del giorno. Ieri il capogruppo Giulio Pelonzi: "Noi mai con Raggi, un fallimento totale". Poi la risposta all'unisono dei pentastellati romani: "Ma chi ve lo ha chiesto". Un'unione Pd-M5s sarebbe ipotizzabile forse trovando la quadra su un nome civico e l'ala del partito facente capo a Nicola Zingaretti ci starebbe lavorando. Ma l'idea è ancora lontana da qualunque concretezza. Una cosa sembra certa: i democratici punteranno a una coalizione larga di centrosinistra aperta anche ad anime e progetti provenienti dall'associazionismo cittadino, e a un nome forte. 

Roberto Gualtieri e Paolo Gentiloni, in passato emersi tra i papabili, hanno già ruoli istituzionali, il primo ministro dell'Economia il secondo commissario in Europa. Rimane quello dell'ex presidente del Consiglio Enrico Letta, dal 2015 fuori dai giochi della politica nostrana, di stanza a Parigi dove insegna alla Sciences-Po. Non si è espresso ufficialmente sulla possibilità. Indiscrezioni parlano di un suo sostanziale rifiuto. Ma in tanto lo corteggiano per guidare la Città Eterna. "È una grande personalità politica, giovane, forte" dichiarava al nostro giornale il tesoriere del Pd Roma Claudio Mancini. "Se fosse d'accordo, sarebbe un'ottima candidatura"

Il buio nel centrodestra e il derby Lega-FdI 

Nessuna nuova invece nel centrodestra. Salvini, dopo i mesi di silenzio del lockdown, è tornato ad attaccare Raggi sulle condizioni della raccolta rifiuti, quasi a voler marcare il territorio nel dibattito. "Qualche idea in mente ce l'ho" diceva in autunno parlando di candidature, tutto preso dall'organizzazione di una Lega romana del tutto priva o quasi di una classe dirigente preparata, con l'esperienza sufficiente per affrontare la sfida delle urne. In realtà quei nomi non sono mai venuti fuori. 

Nel toto candidati è emersa più volte Giulia Bongiorno. Senatrice verde ed ex ministro della Pubblica amministrazione nel governo Conte I, avvocatessa in carriera, piace da sempre al Carroccio. Alternativa, un nome nuovo, giovane, pescato tra gli amministatori locali romani. La realtà è che si brancola nel buio. E poi c'è il derby, inevitabile, con Fratelli d'Italia, in crescita nei sondaggi a livello nazionale e da sempre forte e ben radicato nella destra capitolina. 

La più corteggiata per correre al Campidoglio è ancora Giorgia Meloni. La leader però (già candidata nel 2016) ha declinato in tutte le salse, non volendo rinunciare al timone del partito nazionale. Altro nome possibile è quello di Fabio Rampelli, deus ex machina degli ex An che compongono una grossa fetta della destra romana, "di casa" nella Capitale. Non ha mai escluso la possibilità. E chissà che alla fine Salvini non ceda alle richieste dei meloniani, puntando dritto con un nome stavolta leghista alle prossime elezioni regionali nel Lazio. 
 

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