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Foro Italico, poche ore allo sgombero dei rom. L'appello: "Senza alloggi alternativi si fermino le ruspe"

Le operazioni sono previste a partire dall'alba di domani. Dal municipio l'appello a ricollocare prima tutti i nuclei familiari. 21 luglio: "Con sgombero violato il decreto legge del 17 marzo"

Su 129 rom che abitano il campo, 40 aspettano di essere ricollocati in alloggi alternativi. Sei persone sono state prese in carico dal II municipio, le altre hanno lasciato l'area in autonomia. Le ruspe stanno per radere al suolo la baraccopoli abusiva di via del Foro Italico. Urge una bonifica del terreno dalle montagne di rifiuti che inquinano l'ambiente e fanno da miccia ai continui roghi tossici. E allora l'operazione, annunciata dal Comune di Roma a fine luglio, è stata messa in piedi in fretta e furia. Solo un paio di settimane per dare assistenza abitativa alle famiglie. 

"Si ritiene opportuno avviare le operazioni di bonifica soltanto nel momento in cui avverrà il trasferimento dei sopraelencati nuclei familiari all’interno delle strutture individuate" scrive la presidente Pd del II municipio Francesca Del Bello in una lunga nota inviata oggi tra gli altri alla sindaca Virginia Raggi e al vice capo di gabinetto Marco Cardilli. Grazie al lavoro del parlamentino di via Dire Daua, sei persone verranno trasferite in due appartamenti di proprietà di Roma Capitale e nelle disponibilità del municipio. Si tratta del cosiddetto "nucleo storico" di serbi che abita il campo dai primi anni '90.

Per quanto riguarda tutti gli altri, 40 persone, stando a quanto riferisce il Campidoglio, verranno sistemate nel circuito di accoglienza ordinario di Roma Capitale. Strutture temporanee per senzatetto che prevedono una permanenza di sei mesi, prorogabili. Le altre famiglie si sarebbero già allontanate dall'area di loro spontanea volontà. 

Una procedura che a molti non è piaciuta. La rapidità di intervento andrebbe necessariamente a sacrificare le famiglie, assistite con iter sempre emergenziali e mai strutturali e definitivi. "Che fine faranno queste persone? Perchè, come sempre, non sono state previste misure alternative di ricollocamento" scrivono in una nota congiunta Francesco Mingiardi, segretario di Radicali Roma, e Giorgio Andreoli, consigliere radicale del II Municipio. "Insieme ai consiglieri Caterina Boca e Andrea Rollin abbiamo inviato una lettera alla sindaca Raggi e all'assessora alle Politiche sociali del Comune di Roma Mammì per chiedere l'immediato intervento della Asl e del dipartimento alla Persona del Comune al fine di attivare percorsi personalizzati di assistenza". 

Sulla vicenda anche l'associazione 21 luglio, che ricorda il mancato rispetto della sospensione degli sgomberi fissata fino alla durata dell'emergenza coronavirus. "Ci saremo anche noi, in maniera pacifica e civile, alle porte dell'insediamento. Faremo colazione insieme ai bambini delle famiglie rimaste ed aspetteremo le ruspe comunali. Agli operatori incaricati dello sgombero (funzionari comunali, forze di polizia, operatori sociali...) consegneremo copia del Decreto Legge n.18 del 17 marzo 2020 che, nelle successive modificazioni, ordina la moratoria degli sgomberi sul territorio nazionale fino al 31 dicembre 2020".

Ha quindi le ore contate la baraccopoli nata nei primi anni ‘90 dalla comunità di rom serbi che viveva nell’insediamento di Monte Antenne. E proprio in questi giorni si è aggiunta una seconda emergenza nel quadrante. Sessanta persone di origine filippina sfollate dopo un incendio che ha colpito un'altra baraccopoli, distante cento metri dal campo rom. Anche qui si attendono risposte per l'accoglienza di tutti i nuclei familiari. 

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