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Valerio Valeri

Giornalista

La "pezza" di Gualtieri su Candoni e la costosa lentezza romana nel chiudere i campi rom

Il sindaco, per evitare nuovi roghi e altri blackout dovuti agli allacci abusivi, vieta l'utilizzo delle bombole a gas e l'accensione di fuochi nei giorni più freddi dell'anno. In un campo inagibile abitato da 700 persone e per il quale sono stati spesi oltre 1 milione di euro

Dopo settimane di polemica politica sul destino del campo rom di via Luigi Candoni, alla Magliana Vecchia, il sindaco Roberto Gualtieri ha deciso di fare qualcosa. Troppi gli incendi verificatisi all'interno della baraccopoli, troppo pressanti le richieste della politica e della sua stessa giunta. Ma la fretta, spesso, è cattiva consigliera: il primo cittadino vieta l'utilizzo delle bombole a gas, abbassa il voltaggio per ogni modulo abitativo e, pur non citandolo, spinge il comando dei vigili urbani a spostare una ventina di risorse solo per piantonare i contatori ed evitare allacci abusivi. Tutto ciò perché, nonostante i soldi spesi dal 2021 a oggi per chiudere quel campo, non è stato ancora possibile riuscirci. Il fare qualcosa di Gualtieri diventa quasi un dispetto agli abitanti della baraccopoli: nei giorni più freddi dell'anno non potranno scaldarsi, sperando nell'aiuto della protezione civile.

La pezza di Gualtieri non copre il fallimento su via Candoni

Ma questa "pezza", messa da Gualtieri ad una situazione incancrenita, non è sufficientemente colorata per coprire il fallimento delle amministrazioni capitoline rispetto alla gestione dell'emergenza rom. I numeri forniti da Carlo Stasolla dell'associazione 21 Luglio, non oggi ma da mesi, lo testimoniano una volta di più: quasi 1.200.000 euro usciti dalle casse capitoline, quindi dalle tasche nostre, per finanziare progetti che non hanno portato a niente, almeno non a via Candoni. Prima lo ha fatto Virginia Raggi - che poco prima di uscire di scena ha rivenduto i suoi sgomberi alla Alemanno come "strategia" per superare i campi - poi ancora ha proseguito Gualtieri. Che fanno le cooperative dentro questi campi? Come mai da agosto 2021 a febbraio 2023, quasi un anno e mezzo, le presenze dentro Candoni non sono neanche dimezzate? 

Presentato il progetto per la chiusura del campo rom: la destra sorpassa Gualtieri a sinistra

La mossa per evitare roghi e blackout

E così, ancora una volta, l'amministrazione capitolina - che sia di sinistra, destra o populista - si trova a dover firmare ordinanze spot, emergenziali, che durano qualche giorno e magari vengono prorogate finché non vengono dimenticate. Nel caso di via Candoni, il Campidoglio ha agito per ridurre le possibilità che scoppino altri roghi come quello del 25 gennaio, nel quale sono andati in fumo 5 moduli abitativi. E si fa in modo che la bellezza di 20 agenti della Polizia di Roma Capitale vengano distolti dai loro normali compiti di servizio per piantonare dei quadri elettrici, altrimenti preda di chi si allaccia abusivamente, creando sovraccarichi e mettendo a rischio una comunità intera. 

Un'ordinanza che scontenta tutti (tranne i pompieri)

Chi è contento di questa ordinanza? Forse i pompieri, che dovranno intervenire meno. Forse qualche associazione o organizzazione umanitaria, laica o cattolica che sia, che potrà organizzare l'ennesima raccolta di beni ("effetti letterecci", come recita l'ordinanza). Ma non la polizia locale di Roma Capitale, non chi si occupa veramente di superare i campi rom e men che meno i rom stessi. Loro, che vivono nella monnezza, stipati dentro un terreno sul quale probabilmente non c'è nemmeno il titolo abitativo, continueranno a fare quello che hanno sempre fatto per tirare a campare: accendere qualche fuoco, usare le bombole a gas, arrangiarsi. E qualcuno di loro, non giustificato per carità, incattivito però dall'ennesima decisione presa dall'alto e non insieme, si diletterà ancora una volta nel lancio del sasso contro vetture Atac. 

Il piano rom ancora in alto mare

Nel frattempo il terzo settore aspetta che esca la delibera con il piano per il superamento dei campi rom. Doveva essere entro fine gennaio, adesso dovrebbe essere entro la fine di marzo. Il lavoro è iniziato ad aprile 2022, un lavoro faticoso e che è stato raccontato in maniera leggermente differente rispetto alla realtà da parte di tutti gli attori coinvolti: a molte associazioni e cooperative non ha fatto impazzire la bozza uscita dal tavolo di co-programmazione coordinato dal dipartimento politiche sociali capitolino, ma alla fine le uniche due a non firmare il documento sono state l'associazione 21 Luglio e Popìca Onlus. Sarà che ancora, tra le proposte di superamento, vengono tirati in ballo terreni agricoli e case mobili. In ogni caso, i tempi sono ancora lunghi: nei campi ufficiali ci sono ancora quasi 3.000 persone. A voi sembra normale che nel 2023, a Roma, si viva ancora come ai tempi delle baraccopoli di Donna Olimpia o Pietralata, quelle dei "ragazzi di vita" raccontati da Pasolini? 

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