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Soldi ai rom per lasciare il River: dal rimpatrio al rimborso per chi li ospita, ecco come potranno spenderli

Una nuova delibera di giunta per correggere il tiro. Ma il tempo è poco, solo due mesi prima che il Campidoglio stacchi i servizi

Aiuti economici per tre anni anziché due, da versare direttamente nelle tasche del locatore, e da estendere eventualmente a progetti di autorecupero di immobili o al sostegno a famiglie disponibili a forme di "ospitalità temporanea". Eccole in sintesi le nuove misure di salvataggio per evitare che il piano per la chiusura dei campi rom vada a sbattere definitivamente contro un muro. 

La sua prima applicazione al caso del Camping River di via Tiberina è sostanzialmente fallita. E la ragione è semplice: le misure di assistenza per l'inclusione abitativa si sono rivelate del tutto inefficaci. Gli abitanti della baraccopoli non se ne sono andati, sono circa 400 e quasi tutti ancora accampati sull'area tra roghi tossici e rifiuti, perché non hanno trovato alloggi alternativi. La caccia a una casa in affitto sul mercato privato con la promessa di un contributo mensile comunale fino a 800 euro ma solo a contratto firmato - questo prevedeva la strategia firmata Virginia Raggi - si è rivelata un fiasco. 

Le correzioni al piano 

Da qui una nuova delibera di giunta capitolina, (pubblicata il 21 aprile) per apportare una serie di correzioni al testo originario (n.146 del 28 giugno 2017). Si tenta in extremis di allargare le possibilità da offrire alle famiglie di via Tiberina. Come? Per prima cosa: tutte le misure previste nel piano dureranno tre anni invece che due come invece stabiliva la prima delibera. Ma "la spesa resta invariata", come riportato nel testo che RomaToday ha potuto visionare. Il che significa che le risorse disponibili verranno rimodulate, e che il contributo mensile all'affitto, per esempio, sarà inferiore a quanto fissato in precedenza. 

Il Comune pagherà chi ospita i rom

Secondo punto: il proprietario di casa non si fida a firmare un contratto con una famiglia che non può garantire da sola i pagamenti? I soldi gli verranno versati direttamente, senza passare dai rom. E verranno inoltre destinati anche "a progetti di autorecupero e ristrutturazione di immobili" sempre "reperiti dai beneficiari nel mercato privato". Terza possibilità, completamente nuova, per persone singole o piccoli nuclei: "Ricorrere a forme di ospitalità temporanea presso terzi privati (famiglie, congiunti anche residenti fuori dal territorio di Roma Capitale) utilizzando quota parte del contributo a disposizione". Tradotto: chi trova un tetto da conoscenti, amici o parenti può garantire loro che non arriverà a mani vuote. Il Comune qualcosa pagherà.

Rimpatrio volontario 

Quarto e ultimo punto: il rimpatrio volontario assistito con erogazione di un contributo economico fino a mille euro per persona singola e fino a 3mila per famiglia. Chi vuole tornare al proprio paese d'origine può farlo contando su misure assistenziali da Roma. Ma prima servono protocolli e intese con i governi di provenienza, sotto stretta sorveglianza del Ministero degli Esteri, Questura, Prefettura di Roma. E il tempo, al Camping River, stringe. 

Solo due mesi poi la chiusura

Il Campidoglio ha fissato al 30 giugno la data di cessione dei servizi al campo. Li sta gestendo da quando non è più presente sul posto la cooperativa Isola Verde. Riassumendo la vicenda: il contratto con la onlus è scaduto lo scorso settembre, e non poteva essere rinnovato perché si trattava di un'assegnazione diretta, bandita dall'Anticorruzione. Da qui il tentativo di riaffidare il servizio tramite bando, ma si è presentata solo la coop già affidataria (non senza polemiche di chi ha parlato di "escamatoge" e "gara su misura"). 

Il Comune, alle strette, ha dovuto avviare l'iter di chiusura, inserendo il campo nel piano rom che inizialmente prevedeva lo smantellamento dei soli villaggi La Monachina e La Barbuta. Con gli scarsissimi risultati che abbiamo raccontato: uomini, donne e bambini occupano ancora i moduli abitativi. E il Comune è costretto a farsi carico del mantenimento degli impianti idrici e fognari. Ma ancora per poco. Due mesi e i rom resteranno senza acqua potabile e senza fogne. Una finestra sufficiente per mettere in atto le nuove misure? Il dubbio è lecito. Senza contare che, secondo quanto apprende RomaToday, le famiglie rom non sono state ancora informate delle ulteriori opzioni possibili per lasciare l'insediamento.

Quanto costano le nuove misure?

Poi c'è la questione risorse. La sindaca Raggi ha tenuto a precisare in più occasioni: "Chiudiamo i campi ma non usiamo i soldi dei romani". Il piano per lo sgombero delle baraccopoli beneficerà infatti esclusivamente (almeno sulla carta) dei fondi europei del PON Metro: 3,8 milioni di euro per smantellare i due insediamenti de La Monachina a La Barbuta (ancora l'iter non è partito) entro il 2020. Il Camping River è stato fatto rientrare all'ultimo nel piano. E fino ad oggi le misure di sostegno per gli abitanti di via Tiberina sono state pagate, a detta dell'assessore al Sociale del XV municipio Paola Chiovelli, con i fondi del suddetto bando, non andato a buon fine. Quelle nuove invece? Come verranno coperte? Nella nuova delibera è chiarito, seppure senza riferimenti a cifre impegnate, che "gli interventi integrativi di sostegno sociale saranno finanziati esclusivamente con le risorse disponibili nel bilancio di previsione 2018/2020". Niente più Europa dunque. Le risorse sono tutte dei romani. 

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