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Camping River, sgombero sospeso dalla Corte Ue: cosa succede adesso

Entro venerdì 27 luglio dovrebbero pronunciarsi i giudici, ma i tempi potrebbero allungarsi

Lo sgombero al Camping River di via della Tenuta Piccirilli è sospeso. Lo stop è arrivato ieri dalla CEDU, la Corte europea dei diritti dell'uomo, che ha accolto il ricorso di tre abitanti dell'insediamento - supportati dall'associazione 21 luglio - avanzato a seguito dell'ordinanza di sgombero della sindaca Raggi. Emanato il 13 luglio, il provvedimento ha imposto l'allontanamento dei nuclei familiari rimasti al campo rom, quelli che non sono riusciti a ottenere un alloggio alternativo alle baracche (la maggior parte delle circa 350 famiglie totali) entro 48 ore dalla notifica dell'atto ai diretti interessati. Un tempo troppo stretto per rivolgersi ai tribunali ordinari nazionali. Non c'era altra strada che non fosse la Corte europea. Che, riconoscendo l'ammissibilità del ricorso, ha evidentemente ritenuto necessaria una verifica di possibili violazioni dei diritti umani. Cosa accadrà adesso?

"Abbiamo dato tutte le risposte richieste in meno di 24 ore" ha commentato Virginia Raggi dopo l'incontro di oggi con il ministro dell'Interno Matteo Salvini. Perché Strasburgo ha congelato "le ruspe" fino a venerdì 27 luglio, data entro la quale Roma Capitale dovrà dimostrare con documenti ufficiali di aver offerto delle soluzioni alloggiative alternative alla strada per i tre ricorrenti. In questi due giorni, i giudici potrebbe inoltre richiedere alla 21 luglio di produrre ulteriore materiale di contro risposta. Dopodiché possono scegliere di prendere altro tempo per valutare il caso, allungando i tempi della sospensione dello sgombero. Oppure esprimersi entro venerdì, anche se la finestra è minima. 

In ogni caso, niente cambierà se la Corte non dovesse riscontrare violazioni da parte dal Comune. Con ogni probabilità l'amministrazione proseguirà sulla strada tracciata, come d'altronde ribadito da Raggi sempre al termine del vertice con il vicepremier nell'atto di rivendicare quanto fatto, a suo dire di buono, fin'ora: "Noi stiamo andando avanti e ieri, in meno di 24 ore, abbiamo risposto alla Corte di Strasburgo. È un percorso mai tentato prima che dimostra che questa amministrazione è dalla parte della legalità, di chi la rispetta e delle persone fragili".

Se invece il responso dei magistrati evidenziasse comportamenti lesivi dei diritti umani da parte dell'ente pubblico, lo Stato italiano dovrebbe adeguarsi alla sentenza, risarcendo con "equa compensazione" chi vince la causa. E modificando il provvedimento che ha causato la violazione, onde evitare il ripetersi del danno. Il Comune potrebbe ignorare il pronunciamento (stando all'ultima tabella elaborata da Politico.eu siamo il primo Paese in Europa per numero di sentenze non eseguite), ma certo si tratterebbe di una grave bocciatura del piano rom firmato Raggi. Un'ombra quella della violazione dei diritti umani che peserebbe non poco sulla sindaca grillino, andando a rafforzare le critiche di chi la vede troppo allineata alla linea dura di Matteo Salvini.

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