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Camping River, ai rom: "Cercatevi una casa". E sul 'pizzino' il numero di un'agenzia immobiliare

Come il Comune ha aiutato i rom a (non) uscire dal campo

L'invito a trovare una casa in affitto sul mercato privato, un numero di telefono segnato a penna su un "pizzino", la promessa che di fronte a un contratto di locazione arriveranno i fondi comunali e una pacca sulla spalla davanti ai volti perplessi dei diretti interessati. Ecco come il Campidoglio ha "supportato" le famiglie rom del Camping River nella ricerca di una sistemazione alloggiativa alternativa al campo. La convenzione tra Roma Capitale e la coop Isola Verde è scaduta il 30 settembre, ma la baraccopoli di Prima Porta, banco di prova dell'intero piano rom firmato Raggi, non è di fatto chiusa perché il percorso per la fuoriuscita degli ospiti e il loro inserimento nel tessuto sociale è stato un flop. Solo una famiglia (su 89 aventi diritti agli aiuti del Comune secondo quanto emerso dai controlli della Guardia della Finanza) ha trovato un tetto dove dormire fuori dal campo. Cosa non sta funzionando? 

I colloqui al dipartimento

"Dite che ci aiutate ma non ho capito bene. Voglio sapere e capire. Come ci aiutate?". Ana (il nome è di fantasia per tutelare la donna), 45 anni, bosniaca, è stata convocata i primi di settembre presso gli uffici del dipartimento di viale Manzoni. Con lei, a un tavolo, sono seduti due assistenti sociali. Come tutte le altre famiglie (22 gli incontri fatti al 29 settembre), chiamate una ad una con appuntamenti distinti, è lì per farsi spiegare come funzionerà la sua uscita dal River. RomaToday, tramite la raccolta di testimonianze e il racconto di più fonti che hanno potuto ascoltare la registrazione del colloquio, è in grado di ricostruire lo scambio intercorso tra le parti. La frase chiave che riassume tutto il procedimento è questa: "Dovete cercare una casa in affitto, ci portate il contratto e noi vi diamo un contributo". 

Il municipio chiede un consiglio straordinario

Semplice, all'apparenza. Se non fosse che per un rom appena uscito da un campo bussare alla porta di un'agenzia immobiliare, senza soldi, e uscire con un contratto d'affitto appare un'impresa titanica. Infatti nessuno ci è riuscito, e la donna esprime dubbi. "Sì ma a noi chi ci affitta casa, non abbiamo niente". Qualche secondo di silenzio poi l'alternativa, bizzarra per chi si propone di chiudere i campi. "Potete anche vedere di cercare un container o una roulotte in un camping". Ancora qualche attimo di silenzio, poi i saluti finali. Il colloquio dura 15 minuti. La durata è circa la stessa per tutti e i contenuti risultano molto simili tra di loro. Si incoraggiano le famiglie a cercare un tetto, senza però mettere in campo alcuna forma di accompagnamento e garanzia affinché l'operazione vada in porto. A qualcuno però è stato dato un suggerimento.  

I pizzini dell'agenzia immobiliare

Una famiglia colloquiata è uscita da viale Manzoni con un piccolo foglietto stropicciato del quale RomaToday è venuta in possesso. Sopra, scritto a penna, un numero di cellulare, il nome di una donna, Nadia, e quello di un'agenzia immobiliare da contattare. Proviamo a comporlo fingendoci del River, un ospite tra i tanti indigenti che aspettano un sostegno. La persona risponde senza indugi: "Mi dispiace, lo sto dicendo a tutti quelli che chiamano, il proprietario ha deciso di vendere gli appartamenti, non sono più disponibili per gli affitti". Dove si trovavano? "In via Casilina". Il ritmo della voce accelera e la donna chiude rapidamente la telefonata. Volevamo chiederle a che titolo l'agenzia immobiliare in questione fosse stata indicata dal Campidoglio come interlocutrice privilegiata delle famiglie del River. Ma il telefono, a un secondo tentativo, è squillato a vuoto.   
 

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