rotate-mobile
Martedì, 16 Aprile 2024
Politica

Campidoglio tra tregua elettorale e restaurazione: come cambiano gli equilibri nella giunta Raggi

Dal 5 marzo la ragion di stato verrà meno e alcuni nodi, ormai datati, dovranno essere affrontati. Dai cambi in giunta, alle polemiche nei municipi ecco le questioni sul tavolo

Conto alla rovescia per la fine della tregua elettorale in Campidoglio. Due mesi di polemiche silenziate, di malumori nascosti, di tensioni soffocate in nome della campagna che potrebbe portare Luigi Di Maio a Palazzo Chigi e Roberta Lombardi alla Pisana. Settimane di respiro per la giunta Raggi, forse quelle più tranquille da quando è sindaca di Roma. Dal 5 marzo però la ragion di stato verrà meno e alcuni nodi, ormai datati, dovranno venire al pettine.

La restaurazione del raggio magico

Nel frattempo però negli equilibri interni al Campidoglio, secondo quanto risulta a RomaToday, qualcosa è cambiato. In queste settimane a palazzo Senatorio si sta materializzando la restaurazione di Daniele Frongia. L'ex vicesindaco e attuale assessore allo Sport, con il Campidoglio libero dai tutor, è tornato influente, dettando tempi e modi di molte iniziative. Qualcuno, segnatamente Il Tempo, lo vede come Ministro. Di certo, passata la bufera Marra, punta a ricoquistare le posizioni perdute e a rimettere in piedi il tanto criticato raggio magico. Decisivo sarà l'esito delle Regionali e il risultato della sua eterna nemica all'interno del Movimento romano, ovvero Roberta Lombardi. 

Frongia vs Lombardi

Se i sondaggi delle scorse settimane fossero confermati il 5 marzo, con Lombardi terza tra il 20 e il 25 per cento, Frongia potrebbe cantare vittoria,  uscendo vincitore da quello che in queste settimane in tanti tra i pentastellati stanno raccontando come una sorta di referendum tra i due. Roberta Lombardi non è infatti una figura che unisce. Contro di lei, non è un segreto, vivono mal di pancia diverse anime del Movimento e tra queste quella da tempo più agguerita è proprio quella legata all'ex vicesindaco

Dalle comunarie del 2013, quelle in cui la Lombardi riuscì ad imporre De Vito come candidato sindaco, Frongia - che in quella consultazione tra gli attivisti avrebbe vinto a mani basse - cova vendetta. L'elezione della Raggi prima e il posizionamento delle pedine in giunta e in amministrazione poi, sono stati due punti a suo favore. L'affaire Marra e il depotenziamento di Frongia invece hanno fatto sorridere Lombardi. Queste regionali rappresentano lo scontro finale: se Lombardi dovesse prendere a livello percentuale meno voti di Di Maio si aprirebbe una sorta di redde rationem interno. E Frongia in queste settimane, dicono i ben informati nel Movimento, ha lavorato e sta lavorando per farsi trovare pronto. 

Le lotte nei municipi

Il clima da resa dei conti potrebbe di conseguenza coinvolgere anche i municipi, dove in molti casi convivono ormai a fatica le varie anime. A Montesacro Roberta Capoccioni, fedelisima di Roberta Lombardi, è in bilico. Mal di pancia si registrano anche a Monteverde e nel V municipio, contro Crescimanno e Boccuzzi. Al Tiburtino la Della Casa appare ormai isolata e tenuta in piedi in queste settimane solo dalla necessità di non disturbare la corsa di Di Maio. 

Porte girevoli in giunta

Insomma il fuoco sotto la cenere. Espressione quest'ultima quanto mai azzeccata anche per la giunta dove dopo il 5 marzo sarebbero in programma due cambi. Il primo riguarda l'assessorato al Commercio. Adriano Meloni è isolato, è a Roma solo 2 giorni a settimana e i consiglieri sono tutti contro di lui soprattutto dopo le esternazioni relative alla festa della Befana. Il suo destino è da tempo segnato, come quello di Linda Meleo. La responsabile della Mobilità pagherebbe il rapporto ormai non più idilliaco con Enrico Stefàno, al contrario molto ben visto tra i consiglieri. E proprio lui sarebbe destinato ad occupare la casella lasciata vuota dalla Meleo.

C'è poi un tema di equilibri interni alla giunta. Luca Bergamo, indebolito e fiaccato dalla vicenda al Cinema America, viene raccontato come un corpo estraneo alla giunta. C'è anche chi spera che segua il consiglio di attori e registi e rassegni le sue dimissioni. La sua influenza di sicuro è nettamente diminuita rispetto a qualche mese fa, quando era la vera ancora di salvezza di una sindaca senza linea. 
 
Tutto questo al netto del risultato elettorale. Se Di Maio raggiungesse Palazzo Chigi verrebbe silenziata anche la base e fermati i venti di scissione che soffiano ormai forti. Se invece la linea del capo politico si rivelasse perdente, si aprirebbe una fase dalle mille incognite con tutte le possibili conseguenze per Virginia Raggi e la sua giunta

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Campidoglio tra tregua elettorale e restaurazione: come cambiano gli equilibri nella giunta Raggi

RomaToday è in caricamento