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Sabato, 20 Aprile 2024
Politica

Rom, il Campidoglio lavora al piano per superare i campi. Ecco le prime mosse

Sul tavolo anche la possibilità di sfruttare risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza

Inserimento abitativo e forme di cohousing, inserimento nel mondo del lavoro, tutela dei minori e scolarizzazione, regolarizzazione dei documenti. Sono solo alcuni dei punti che costituiranno il piano rom che il Comune si appresta ora a varare con la stretta collaborazione del terzo settore e risorse che potrebbero arrivare anche dal Pnrr, alle voci "povertà educativa" ed "emergenza abitativa".

È on line l'avviso pubblico rivolto alle associazioni che vorranno prendere parte al tavolo dei lavori. Sei i principali campi cosiddetti "formali" ancora da chiudere (Lombroso, Candoni, Gordiani, parte di Castel romano, Salone, Salviati) e altrettanti "informali" per un totale di circa 6mila rom presenti in città e da anni residenti in ghetti dell'orrore, tra rifiuti dati alle fiamme che inevitabilmente con roghi tossici quotidiani mettono in difficoltà anche gli abitanti dei quartieri limitrofi. La comunità europea, lo ricordiamo, chiede da anni all'Italia la chiusura dei maxi campi.

"Abbiamo l'obiettivo ambizioso di medio/lungo periodo di mettere in campo progetti concreti di inclusione e accompagnamento all'uscita dai campi con un'attenzione particolare ai bambini - dichiara in esclusiva a RomaToday l'assessora alle Politiche sociali Barbara Funari - ma lo possiamo fare solo insieme: amministrazione, terzo settore, associazioni di volontariato, cittadini di buona volontà". Il primo passo è appunto un avviso pubblico on line dal 13 aprile "finalizzato - si legge sulla determinazione dirigenziale di riferimento - ad avviare una procedura di selezione di enti del terzo settore in forma singola o associata con accordo di rete o in associazione temporanea di scopo, costituita o costituenda, con cui attivare una collaborazione mediante co-programmazione".  

I punti su cui strutturare il piano

L'obiettivo è quello di definire "un modello progettuale finalizzato al definitivo superamento dei villaggi attrezzati", definendo prioritariamente bisogni, modalità e interventi adeguati a soddisfare le esigenze della popolazione rom. Il tutto all'interno del perimetro delle risorse disponibili e delle opportunità offerte appunto dal Piano nazionale di ripresa e resilienza. Diversi i focus tematici di discussione ai quali prenderanno parte istituzioni e associazioni. Inserimento abitativo e forme di cohousing, inserimento lavorativo ed emersione di forme di lavoro, irregolari e sommerse, tutela dei minori e scolarizzazione, regolarizzazione e/o integrazione documentale e dello status personae e familiae in punto di cittadinanza, apolidia, permesso di soggiorno, residenza. 

E ancora accesso ai servizi per la tutela della salute, azioni da porre in essere per la gestione della fase transitoria del superamento dei campi, iniziative per la diffusione a livello cittadino di una cultura della legalità, della inclusione e della partecipazione attiva, anche al fine di contrastare fenomeni sociali di discriminazione diretta e indiretta nei confronti delle popolazioni Rom, Sinti e Caminanti. Infine le iniziative di contrasto a fenomeni di illegalità negli insediamenti e ai roghi tossici, problema che negli anni ha alimentato proteste in diversi periferie cittadine. 

La chiusura di Castel Romano

Nelle more del nuovo piano, lo ricordiamo, il Campidoglio sta comunque procedendo con lo sgombero di 128 famiglie dal campo rom di Castel Romano utilizzando il vecchio piano rom della giunta Raggi. I fondi stanziati per l'operazione ammontano a circa 357mila euro, l'avviso pubblico è scaduto lo scorso 11 marzo e le famiglie dovranno allontanarsi dal campo entro prossimo novembre. 

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