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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Politica

Rom, dal censimento (già bocciato) ai campi romani voluti dalla Lega: tutte le fake news di Salvini 

Il ministro dell'Interno alza il tiro su rom e baraccopoli. Annuncia censimenti ed espulsioni, ma ignora normative e responsabilità del caos odierno, in larga parte attribuibile proprio alla Lega

Elviz Salkanovic, nel 2013, ha vinto la sua battaglia. Il Tribunale civile di Roma ha costretto il Governo a distruggere i suoi dati, quelli richiesti su base etnica a lui e ad altri migliaia di uomini, donne e bambini. Perché il censimento dei rom annunciato ieri dal ministro dell'Interno Matteo Salvini, è già stato fatto nove anni fa. Ed è stato anche già condannato, dai giudici ordinari e dall'Europa, combattuto dalle associazioni che si occupano di diritti umani, bloccato e superato. 

Qualcuno deve averlo suggerito al leader del Carroccio, che poco dopo i proclami alle telecamere di Tele Lombardia ha fatto un mezzo passo indietro: "Non è nostra intenzione schedare o prendere le impronte digitali a nessuno, nostro obiettivo è una ricognizione della situazione dei campi rom". Ma anche qui ci fermiamo agli slogan, quelli da campagna elettorale. Perché la "ricognizione" dei campi viene fatta puntualmente. Roma insegna. 

Nella Capitale delle baraccopoli - 17 di cui 6 istituzionali e 11 tollerate - è la prima mossa che viene effettuata ogni qualvolta si decide di mettere in atto politiche mirate al superamento dei "villaggi". Lo ha fatto l'ex sindaco Ignazio Marino, lo ha fatto Virginia Raggi (che intanto fa anche i conti con il fallimento sostanziale del suo primo piano rom). Ma attenzione, non sono censimenti su base etnica, ma sulla base di una condizione sociale. Mappature che servono a conteggiare gli abitanti delle baracche e a capire, anche a partire da dati patrimoniali, chi ha diritto ad aiuti statali e chi non ce l'ha. Ma a prescindere dall'appartenenza etnica. 

Poi, "fake news" numero due. Secondo il ministro Salvini bisogna intervenire sulla questione rom al più presto chiudendo i campi, vedi il mantra della ruspa, bandiera politica che ha fatto la sua fortuna. "Perché dopo Roberto Maroni non si è fatto più nulla, ed è il caos". Dimentica però che è lo stesso Maroni, leghista di lungo corso seppur lontano oggi dalla nuova era salviniana, ad aver benedetto (e finanziato) i mega campi che il Viminale a guida padana vuole ora smantellare. Il caos di cui Salvini parla, quello delle sacche di illegalità da combattere all'interno delle baraccopoli, è figlio di quell'"emergenza nomadi" che nel 2009 portò alla creazione dei ghetti monoetnici che lui stesso vorrebbe cancellare. E al suddetto censimento con procedimenti di identificazione, fotosegnalamento e raccolta delle impronte digitali. Anche qui, Roma insegna. 

Fu l'allora sindaco Gianni Alemanno a inaugurare il maxi campo di Castel Romano (il più grande d'Europa) e quello di via di Salone, nati dall'accorpamento di quattro insediamenti precedenti. Un piano nomadi che prevedeva 13 campi autorizzati contro 9, abusivi, da chiudere. Per crearli il Governo aiutò il Campidoglio con un tesoretto di circa 20 milioni di euro, altri 12 milioni ce li misero Comune e Regione Lazio. Parliamo degli stessi campi poi finiti al centro dell'inchiesta Mafia Capitale, gestiti dalle cooperative di Salvatore Buzzi che, grazie alla mano amica del "nero" Massimo Carminati, si aggiudicava le commesse. 

Insomma, i proclami urlati del neo ministro dicono poco, almeno per ora, su come realmente si muoverà il nuovo governo per garantire sicurezza, legalità, diritti umani. Sul punto è intervenuto Carlo Stasolla, presidente dell'associazione 21 luglio, la stessa che seguì la causa di Salkanovic, ottenendo un risarcimento dal governo di 18 milioni di euro per quel censimento illegittimo. "Salvini sembra non sapere che in Italia una raccolta dati su base etnica non è consentita dalla legge, parla la nostra Costituzione. E non sa che i numeri sulle persone presenti negli insediamenti formali e informali esistono. Ignora poi che non potrà espellere i rom". Già, è la fake news numero tre: "Gran parte sono cittadini italiani. E i pochi irregolari, provenienti dall'ex Iugoslavia, sono apolidi di fatto". Ovvero non si possono espellere, perché non sono cittadini di nessuno Stato. 

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