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Venerdì, 19 Aprile 2024
Politica

Rom e Piano Nomadi: "Chiudere i maxi campi entro 18 mesi"

Associazione 21 Luglio e Arci Solidarietà Onlus hanno diffuso un documento da presentare all'Amministrazione Comunale. Si parla di rom e di proposte concrete alternative ai maxi campi

Proposte concrete per le politiche di inclusione di rom e sinti. E' quanto contenuto nel documento congiunto presentato a Roma Capitale dall'Associazione 21 Luglio e Arci Solidarietà Onlus, dal titolo “Dall’ossessione securitaria alla solidarietà responsabile. La città di Roma e i rom: linee guida per una nuova politica”.

Si parte con un numero che dà la portata del fenomeno. "Oggi a Roma vivono circa 7mila rom e sinti, che rappresentano lo 0,24 % della popolazione residente in città; la comunità rom romana è una delle meno numerose in Europa".

Poi si ricorda un passato fatto "di strategie in merito a rom e sinti che hanno prodotto la segregazione e l’esclusione sociale di tali comunità". Non facendo altro, scrivono le associazioni, che alimentare "l’intolleranza dei cittadini romani residenti nelle aree dei campi, che percepiscono la loro presenza come ingombrante e minacciosa, una “diversità” da segregare in spazi lontani e separati dalla città".

E i costi: "Quei mega campi monoetnici per i quali il Comune, negli ultimi anni, ha speso oltre 60 milioni di euro". Serve, si legge sul documento, "una politica di stampo nuovo che parta dal superamento dei 'campi nomadi' come unica soluzione abitativa per i rom e sinti in città".

Ribadendo la «necessità di superamento del modello dei campi per combattere l’isolamento e favorire percorsi di interrelazione sociale», così come sancito nella Strategia Nazionale di Inclusione dei Rom, Sinti e Caminanti, adottata dal Governo italiano nel 2012, il documento congiunto delle due associazioni individua nel passaggio dalla dimensione “campo” alla dimensione “casa” il punto di partenza di nuove politiche per le comunità rom e sinte".

"PROGETTI ABITATIVI ALTERNATIVI AL CAMPO" - Ecco in sintesi cosa viene proposto nel documento: "l’abbandono dell’ottica emergenziale fin qui adottata; l’istituzione di un’agenzia comunale con il compito di individuare progetti abitativi alternativi al “campo”; l’istituzione di un sistema di regolarizzazione degli “apolidi di fatto”; il coinvolgimento attivo dei singoli nuclei familiari e l’azzeramento di quei canali preferenziali che hanno fino ad oggi accreditato sedicenti rappresentanti rom nel dialogo con gli amministratori locali".

"CHIUDERE I CAMPI ENTRO 18 MESI" - Si chiede poi la chiusura progressiva, entro 18 mesi, di due “villaggi attrezzati” della Capitale, Castel Romano e Cesarina, nei quali avviare la sperimentazione del superamento dei “campi”. Il primo, il più grande a Roma, ospita 1300 rom e presenta un costo di gestione di oltre 300 mila euro mensili.

Il secondo è invece il più piccolo sul territorio comunale (160 persone) e costa 49 mila euro al mese. Tale chiusura può realizzarsi attraverso l’istituzione di un regolamento interno nei due insediamenti che preveda, come criterio di permanenza per le famiglie rom, una soglia del reddito ISEE.

In questo modo, per i nuclei familiari in possesso di risorse economiche e immobiliari in grado di garantire autonomia alloggiativa e il pagamento delle utenze, si potrà prevedere l’allontanamento volontario o forzato dal “campo”.  Per le altre famiglie, a seconda della loro particolare condizione socioeconomica, saranno invece individuati percorsi personalizzati che contemplino differenti soluzioni abitative alternative al “campo”, percorsi di formazione, oppure interventi di presa in carico per le persone in condizione di particolare fragilità.

Al documento di Associazione 21 luglio e Arci Solidarietà Onlus hanno aderito Bottega Solidale, il Centro Europeo per i Diritti dei Rom (ERRC) e Cooperativa sociale Ermes.

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