Caffarella "la rivoluzione ecologista non si sgombera": riparte l'occupazione di Berta Cáceres
Decine di attivisti si sono presentati nell'immobile che era stato sgomberato a fine marzo
Sono saliti sul balcone, altri sul tetto. E da lì hanno annunciato la seconda occupazione dell’immobile di via Caffarella 13. Ancora una volta nel nome di Berta Cáceres l'ambientalista honduregna, leader del popolo indigeno Lenca, assassinata nel 2016.
La nuova occupazione
Decine di attivisti si sono dati appuntamento, nella mattinata del 7 maggio, per rilanciare l’esperienza della “laboratoria ecologista autogestita” Berta Cáceres. A distanza di un mese e mezzo dallo sgombero, che si è avuto il 24 marzo, l’immobile è tornato ad essere occupato. A supporto degli occupanti alcune decine di persone rimaste fuori dal cancello, con le forze dell’ordine dalla mattinata presenti sul posto.
“Hanno chiuso gli accessi per permettere a solidali, giornalisti, curiosi e passanti di venire qui davanti – ha dichiarato un’attivista affiacciatasi sul balcone, con megafono in mano – Noi non abbiamo nulla da nascondere, siete voi che volete nascondervi – ha dichiarato armata di megafono una degli attivisti che si trova all'interno della struttura – Ma da qua sotto noi non ci spostiamo e da qua sopra men che meno: sarà una lunga giornata, mangiatevi un panino”.
Contro le guerre
Come si legge dallo striscione che è stato srotolato dal balcone, chi sta portando avanti l’iniziativa, contesta la guerra in corso e la scelta dei “governi europei” che “ stanno investendo miliardi sugli armamenti e stanno correndo a destra e a sinistra alla ricerca di fonti fossili” si legge in un post pubblicato sulla pagina facebook di Berta Cáceres.
“Sappiamo bene che le guerre che devastano e inquinano le terre sono portate avanti e sostenute dalla stessa logica mercificante e liberista che sottrae spazi comuni per renderli spazi di creazione di guadagno economico per pochi. Come succede in via della Caffarella 13, spazio da cui siamo state sgomberate il 24 marzo scorso”.
“Oggi torniamo – si legge sempre nel post - perché la rivoluzione ecologista non si sgombera, perché le nostre ragioni sono valide oggi come due mesi fa, e perché non ci faremo impaurire davanti alla repressione che abbiamo subito”.
L'immobile occupato
Si tratta di una proprietà costituita da una villa (seminterrato, piano terra e primo piano), due depandance e un'ampia area di pertinenza. Edificata negli anni '50, è denominata anche villa Greco in onore della famiglia che lo trasferì alla Regione Lazio che a sua volta l'acquistò per insediarvi gli uffici del parco regionale dell'Appia antica e i presidi del Corpo forestale e della Protezione civile. La villa è stata trasferita al fondo i3 della Regione Lazio nel 2016. E dal 2017 è stata ceduta a Invimit, società di gestione del risparmio del Mef, per venderlo all'asta a 3 milioni di euro.
La richiesta di sgombero
“La lista civica Calenda Sindaco di VIII Municipio - ha fatto sapere la consigliera Simonetta Novi - torna a chiedere con forza lo sgombero dello spazio e ricorda che proprio in VIII Municipio sono innumerevoli gli spazi occupati da decenni da collettivi e centri sociali. Non mancano i luoghi dove gli ecologisti del Collettivo Berta Caceres, che firmano anche questa seconda occupazione, possono portare avanti i loro seminari”.