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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Niente 'buoni spesa' senza residenza, da Amnesty all'Arci appello a Raggi: "Cambi il bando, così si escludono i più bisognosi"

Lungo l'elenco delle realtà aderenti: "Prevedere tra i requisiti la residenza nel territorio capitolino denota una chiara volontà escludente"

Il Campidoglio "riconsideri" il bando per l'erogazione dei buoni spesa che, a differenza di quanto avvenuto l'anno scorso, esclude quanti sono sprovvisti di residenza. E' questo, in sintesi, l'appello che un lungo elenco di associazioni di volontariato e realtà attive in tema di diritti umani ha rivolto all'amministrazione guidata da Virginia Raggi e all'assessorato alle Politiche sociali di Veronica Mammì. 

Da A Buon Diritto Onlus ad Amnesty International Italia passando per Arci Roma e Nonna Roma (di seguito l'elenco completo dei firmatari), tutti stigmatizzano la decisione dell'amministrazione pentastellata di inserire un requisito che lascerà senza sostegno economico per l'acquisto di cibo e di beni di prima necessità migliaia di famiglie.

Stiamo parlando del bando pubblicato il 9 marzo scorso per redistribuire i 5 milioni di euro che la Regione Lazio ha versato al Comune di Roma a novembre, oltre quattro mesi fa, per l'erogazione dei buoni spesa. Si tratta di un contributo che va da 200 a 600 euro al mese a seconda del numero dei componenti del nucleo, per famiglie con un Isee massimo di 8 mila euro. Con l'aggiunta di un requisito: la residenza nel Comune di Roma. 

Dopo i "risultati deludenti" dell'erogazione della prima tornata di 'buoni spesa', scrivono le associazioni, dall'amministrazione "ci saremmo aspettati una maggiore attenzione nei confronti di chi sta pagando di più questa crisi e rischia di non rialzarsi. E invece no. Se possibile, l’approccio è peggiorato: il Comune ha inserito tra i requisiti di accesso al beneficio la residenza nel territorio capitolino". Da qui la richiesta "di riconsiderare l’avviso pubblicato, sostituendo al requisito della residenza quello del domicilio, anche temporaneo, nel territorio comunale".

Il motivo è semplice: "Ottenere l’iscrizione anagrafica a Roma è sempre più un privilegio". L'articolo 5 del Piano casa dell'ex Governo Renzi, infatti, impedisce di ottenere la residenza a coloro che occupano senza titolo un alloggio. E, di conseguenza, a tutti coloro che non possono dimostrare di averlo, come chi vive in subaffitto o chi paga un affitto in nero, condizione comune a molti. Non solo. A Roma "l’iter per la concessione della residenza per senza fissa dimora (via Modesta Valenti) dura mesi e mesi".

Per questo, continuano le associazioni, "prevedere tra i requisiti per la corresponsione del bonus spesa la residenza nel territorio capitolino denota una chiara volontà escludente e significa nella pratica estromettere chi ha maggiore necessità di un supporto per la sopravvivenza e l’acquisto di beni di prima necessità, come una parte della popolazione migrante, gli studenti e i cittadini 'fuorisede' che sono domiciliati nella nostra città".

Un vero e proprio passo indietro rispetto all'anno scorso quando "l’avviso pubblico ricomprendeva anche chi si trovasse temporaneamente nella nostra città, pur avendo residenza altrove. La magistratura aveva poi fatto il resto, aprendo all’erogazione addirittura a favore di chi fosse sprovvisto di un regolare titolo di soggiorno, con la motivazione che una misura emergenziale non può escludere chi si trova in una grave situazione di marginalità sociale ed economica".

L'erogazione dei 'buoni spesa' aveva comunque sollevato numerose criticità anche l'anno scorso, con grandi ritardi e la denuncia da parte di centinaia di famiglia di mancata erogazione. "Come sportelli legali e realtà che quotidianamente offrono sostegno a soggetti svantaggiati in questa città, abbiamo aiutato nella compilazione e nell’invio delle relative domande e ci siamo trovati, dopo mesi, a denunciare – oltre ai notevoli ritardi nell’evasione delle pratiche – la mancata erogazione dei bonus nei confronti di centinaia di richiedenti in situazione di estrema necessità. Non li abbiamo lasciati soli e abbiamo fatto quello che avrebbe dovuto fare il Comune: continuare a consegnare fino ad oggi i 'pacchi spesa' su base volontaria per poter sopravvivere".

Ecco le associazioni che hanno aderito: A Buon Diritto Onlus; Amnesty International Italia; Arci Roma; Astra 19; Brancaleone; Brigata del Mutuo Soccorso Astra; CivicoZero Onlus Soc.Coop. Soc.; FOCUS – Casa dei Diritti Sociali; Grande come una città; Laboratorio 53 Onlus; Liberi Nantes; Nonna Roma; Pensare Migrante; Pianeta Sonoro; Sparwasser; Sportello Tuteliamoci – Lab.Puzzle.

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