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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Portonaccio, Bnl compra all'asta Officine Zero: la fabbrica occupata trasloca

Oz in una nota: "Le istituzioni si attivino per il buon esito della trattativa"

Bnl/Bnp Paribas ha acquistato all’asta l’area di Officine Zero, a Casal Bertone. Ma la multifactory che dal 2012 ha recuperato i capannoni dell’ex Rsi, dove un tempo si riparavano i treni notte, non è sotto sgombero. Traslocherà in un’altra zona, “non troppo lontana da Portonaccio”, fanno sapere da ‘Oz’, ma che per il momento resta top secret. Un risultato frutto di una lunga trattativa con il colosso bancario che nell’estate del 2017 “ci ha contattati, manifestando la volontà di comprare l’area ma anche di dialogare con noi per far continuare ad esistere questa multifactory informale”, spiegano i lavoratori di Oz. Un tavolo nel quale giocano un ruolo fondamentale anche Regione e Comune.

Officine Zero è infatti un’occupazione. Prima la lotta degli operai licenziati, che hanno tentato di continuare a lavorare alla manutenzione dei treni in quelle officine tanto vicine alla stazione Tiburtina. Poi il collettivo si è allargato al quartiere, ad alcuni spazi sociali cittadini e a un gruppo di lavoratori autonomi e precari. È così che uno spazio destinato a restare abbandonato per anni è rimasto un luogo di lavoro, riutilizzando al tempo stesso un pezzo di città esteso per oltre 20 mila metri quadrati. Falegnami, fabbri, artigiani, architetti, storici, ricercatori. Nello stesso luogo hanno lavorato fianco a fianco anche oltre 40 persone. Il fallimento della precedente proprietà e la successiva asta hanno però da sempre rappresentato una sorta di spada di Damocle sulla testa del progetto. Il 9 aprile scorso Bnl/Bnp Paribas ha acquistato l’area all’asta. 

Con una nota ufficiale, per la prima volta, Officine Zero ha spiegato cosa è avvenuto in questi mesi: “Era l’estate del 2017, quando per la prima volta il gruppo italo-francese ci ha contattati, manifestando la volontà di comprare l’area ma anche di dialogare con noi per far continuare ad esistere questa multifactory informale. In precedenza, Oz aveva tentato di salvaguardare e valorizzare la propria azione di rigenerazione dal basso chiedendo al Comune di Roma ed al IV Municipio di riconoscere la pubblica utilità del progetto, cosa che avrebbe sicuramente facilitato l’interlocuzione con qualsiasi possibile investitore. Purtroppo non ci siamo riusciti”, si legge nella nota.

Quel complicato dialogo con la banca è dunque cominciato in salita, ma con tenacia e non senza sacrificio (in primo luogo il silenzio a cui questa trattativa ci ha, di fatto, obbligati), l’abbiamo portato avanti fino ad oggi e senza mai mollare la presa sulle istituzioni locali, perché un progetto sociale non può e non deve fronteggiare da solo una trattativa tanto difficile con un soggetto privato di tali dimensioni”, continuano. “Il 31 luglio 2018, dopo diversi tentativi per riuscire ad ottenere uno spazio all'interno delle ex Rsi, alla presenza di Roma Capitale e Regione Lazio, abbiamo accettato il compromesso: uscire dall’area occupata in maniera pacifica  in cambio dell’impegno da parte di Bnl ad acquistare uno spazio alternativo, idoneo allo sviluppo del progetto, non lontano da Portonaccio, che venga messo a norma e in cui vi vengano trasferiti gli strumenti ed i macchinari già in uso”. 

Qui, “se la trattativa andrà a buon fine come ci auguriamo”, nascerà la nuova Oz Officine Zero. “Abbiamo scelto di correre il rischio, abbiamo scelto di preservare il progetto e le persone che vi lavorano con fatica da anni, provando a sperimentare la sinergia tra realtà sociali, privati ed istituzioni come possibile strada per l’avvio di azioni positive sulla città. Ad oggi è proprio questa sinergia ad avere ancora bisogno di essere messa in pratica, soprattutto dal lato delle istituzioni, dalle quali ci aspettiamo che vogliano finalmente agire come decisori politici che indirizzano il disegno urbano". 

Per Oz, "Non si tratta di creare eccezioni né nuove regole, ma di interpretare le norme esistenti - in particolare la nuova legge di rigenerazione urbana, in relazione al piano regolatore in vigore - per rendere possibili queste azioni, poiché non di rado le esperienze innovative vanno oltre le figure giuridiche esistenti, e la collocazione delle loro attività rende comunque necessaria una decisione politica e culturale che permetta loro di arrivare alla formalizzazione".

Conclude la nota: "Nel nostro caso ci troviamo di fronte alla necessità di uscire rapidamente dallo spazio che attualmente occupiamo, per far fronte alla richiesta del privato acquirente, e di dover entrare quanto prima in quello nuovo, che dovrà essere però ristrutturato per poter accogliere macchinari e persone. Queste esigenze sono state esplicitate alle istituzioni locali presenti ai tavoli, motivo per cui ci auguriamo che vogliano attivarsi celermente per permettere l’avvio dei lavori e con essi il buon esito di questa trattativa". 

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