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Bilancio Ama, per il Pd i conti non tornano: "Contesa da 330 milioni di euro tra Ama e Comune"

Baglio e Pelonzi: "Vogliono arrivare al concordato anche per Ama?"

“Sulla vicenda Ama i conti non ci convincono”. È il gruppo capitolino del Pd a lanciare l’allarme sul bilancio della partecipata capitolina che proprio ieri, dopo mesi di braccio di ferro con il Campidoglio, ha ceduto alle richieste dell’azionista di maggioranza e modificato il documento economico del 2018. Alla fine i 18 milioni di euro richiesti per servizi cimiteriali forniti da Ama tra il 2008 e il 2016 e non riconosciuti da Roma Capitale sono stati inseriti “in un fondo ad hoc”.

La consigliera dem Valeria Baglio ha spiegato nel corso di una conferenza stampa presso la sede di via del Tritone 142: “Questi 18 milioni di euro, però, non sono stati cancellati ma sospesi ricorrendo al fondo di riserva patrimoniale. Il bilancio si chiude con un’incognita: su questi 18 milioni di euro deve ancora essere effettuata la riconciliazione così come non è stata effettuata per altri 42 milioni di euro per altre opere realizzate nei cimiteri”. 60 milioni di euro “contesi” che da crediti, il timore del gruppo d’opposizione, “rischiano di diventare debiti”.

Alle cifre del bilancio del 2018, che nelle prossime settimane dovrebbe ottenere anche il via libera di Roma Capitale, si aggiungono anche quelle del piano finanziario del 2019 inviato da Ama al Campidoglio. “Per lo svolgimento dei servizi del 2019 Ama ha chiesto 754 milioni di euro ma, come si legge nelle proposta di delibera, Roma Capitale è decisa ad approvarne 714 milioni” continua Baglio. L’amministrazione capitolina, si legge nel documento, non vuole “aumentare l’attuale costo del servizio né le tariffe Tari per l’anno 2019”. E il costo del servizio nel 2018 era di 713 milioni e 300 mila euro circa.

Circa 40 milioni di euro in meno che, stando ai calcoli effettuati dal Campidoglio, verrebbero recuperati per 24 milioni e 300 mila euro dalla “riduzione di circa il 3 per cento della produzione dei rifiuti del 2019” e per 19 milioni e 603 mila euro da “ulteriori efficientamenti” tra “ottimizzazione e recupero delle risorse interne” e un aumento di percentuale di “recupero produttività”, dal 6,43 per cento proposta da Ama al 9,09 per cento richiesta dal Comune. In questo quadro, si apprende leggendo il piano finanziario, le tonnellate di rifiuti trattate fuori dal Lazio dovrebbero crollare a 90 mila nel 2019, più che dimezzate rispetto alle 199.300 del 2018. Mentre per la raccolta differenziata, nel 2018 attestata attorno al 45,4 per cento, il Campidoglio conta di raggiungere il 50 per cento. “Siamo preoccupati” continua Baglio “perché anche nel 2018 la produzione di rifiuti sarebbe dovuta diminuire e invece è aumentata”.

40 milioni di ‘extra costi’ che vanno ad aggiungersi ai 40 milioni accumulati anche nel 2018 e ai circa 60 milioni di euro per i servizi nei cimiteri capitolini che sono stati congelati. “A queste si aggiungono altre partite per circa 190 milioni di euro, tra extra tari, interventi per il decoro e altri interventi richiesti da gabinetto del sindaco, per un totale di circa 330 milioni di euro circa di poste da riconciliare”. Altro dato: “Perché nessuno sa dirci a quanto ammonta il recupero dell’evasione delle utenze fantasma?”.

Ultimo capitolo: “L’assenza di investimenti ad eccezione dei soli strumenti di raccolta dei rifiuti”. Un totale di 67 milioni e 760 mila in cui la parte più consistente, 44 milioni e 760 mila euro, per veicoli e attrezzature, 15 milioni per domus ecologiche e centri di raccolta e 8 milioni per investimenti immateriali come sistemi informativi.

“In queste condizioni la situazione finanziaria di Ama si aggrava” continua Baglio “gli obiettivi della società diventano difficili da raggiungere, la pulizia continuerà a non essere garantita e il rischio di un dissesto si fa concreto. Dobbiamo pensare” ha concluso Baglio “che qualcuno sta pensando a un concordato anche per Ama?”.

Per il capogruppo del Pd, Giulio Pelonzi, “questa analisi si inserisce nella cornice più ampia che vede Ama senza un piano industriale che ci dica come l’azienda pensa di chiudere il ciclo dei rifiuti. Il Comune vede l’Ama come una società di braccia e carrette o una possibile industriale dell’ambiente per questa città? Da quello che vediamo per gli investimenti sugli impianti non c’è nemmeno un euro. L’efficientamento deve essere un obiettivo non un artificio per far quadrare i conti”. In questo quadro, il prossimo 31 dicembre scade il contratto di servizio che, secondo quanto si apprende, dovrebbe vedere un incremento dei servizi richiesti come il pronto intervento. “Sembra che ci sia uno schema ricorrente per ogni azienda” ha concluso Pelonzi: “Contratti di servizio fissati con obiettivi troppo alti che poi vengono contestati all’azienda. Come se non avessero il coraggio politico di mettere queste aziende su un’altra strada, che è quella di non tenerle in pancia al Campidoglio”.

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