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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Bilancio Ama, il Campidoglio diserta assemblea soci: scontro tra la giunta e l'Ad Bagnacani

Nella serata di ieri incontro senza esito tra i vertici dell'azienda, la sindaca Raggi e l'assessore Lemmetti. All'orizzonte scadenze importanti. Cosa rischia l'azienda

Tensione in Ama dove l'approvazione del bilancio resta una chimera. Non c'è stata la svolta attesa oggi dall'assemblea di soci. Il Comune di Roma, fermo nella posizione di non riconoscere all'azienda debiti fuori bilancio per la gestione dei servizi cimiteriali, ha deciso di disertare l'assemblea dei soci. Così, nonostante le parole rassicuranti dei giorni scorsi spese dalla sindaca Raggi e dall'assessora Montanari, l'azienda municipalizzata rimane senza bilanci. 

I retroscena raccontano di un incontro ad alta tensione avvenuto ieri sera tra l'amministratore delegato Lorenzo Bagnacani, la sindaca Virginia Raggi e l'assessore al bilancio Lemmetti. L'Ad di Ama attendeva notizie rassicuranti, una svolta per l'azienda; si è invece trovato di fronte un muro, una giunta irremovibile nelle proprie convinzioni e tra le mani una patata sempre più bollente.

Nel pomeriggio sono anche circolate voci di un possibile addio dello stesso Bagnacani. L'amministratore delegato viene però descritto dai più come fermo e convinto ad andare avanti, ritenendo corretto il proprio operato e quello dell'azienda. L'atteggiamento del Campidoglio, incomprensibile ai più, è ancora più strano valutando il fatto che i debiti non riconosciuti sono sempre stati all'interno degli ultimi bilanci. 

Un'inerzia, quella di Roma Capitale, che mette sempre più in crisi l'azienda. Cosa accadrà ora? Bagnacani deve decidere se andare comunque a depositare il bilancio alla Camera di Commercio. Una questione che da politica diventa di codice civile, come rappresentato dallo stesso Ad in una lettera indirizzata al Comune di Roma i cui contenuti sono stati resi noti dall'agenzia di stampa Dire. Vi si legge: 

"Si rappresenta che la mancata approvazione del bilancio d'esercizio 2017 avrebbe effetti sul versante fiscale, laddove la mancata approvazione dello stesso si tradurrebbe nell'impossibilità di identificare con correttezza il risultato economico da esporre nella dichiarazione dei redditi con il rischio ulteriore di avere effettuato un versamento erroneo di imposte e ciò causerebbe l'impossibilità, per la scrivente società, di adempiere in maniera regolare alle scadenze fiscali del 31 ottobre 2018 relative all'anno di imposta 2017 (data di scadenza per la trasmissione della dichiarazione dei redditi)".

In più Bagnacani non ha mancato di sottolineare ai destinatari della missiva i vari effetti derivati

"dalla tensione finanziaria. I) Il rischio reputazionale con possibili difficolta' di approvvigionamento/partecipazione dei fornitori alle gare pubbliche indette dalla società; II) l'addebito di interessi di mora da parte dei fornitori aziendali; III) il mancato versamento delle imposte e la presentazione di una dichiarazione dei redditi infedele, il che comporterebbe l'irrogazione delle sanzioni previste dall'articolo 1, comma 1, d.lgs. n.471/1997 (dal 120% al 240% dell'imposta dovuta)". 

Sempre Bagnacani ha evidenziato in chiusura di lettera, mettendo così le mani avanti sull'eventuale verificarsi di circostanze negative irreversibili per l'azienda:

"Corre altresì l'obbligo di segnalare che, come nel caso di specie, gli amministratori hanno regolarmente predisposto il bilancio e convocato il socio per approvarlo entro i regolari termini di legge a far data dalla prima convocazione del 23 aprile 2018". La deadline è fissata per il 15 novembre, quando scadranno le linee di credito e se insieme all'ok al bilancio Roma Capitale non rilascera' il pegno che consentirebbe ad Ama di fare affidamento su nuovi soldi dalle banche, l'azienda "potrebbe vedersi richiedere a scadenza il rientro immediato di tutti gli importi concessi da parte delle banche con effetti rilevanti sulla continuità finanziaria- ha ribadito Bagnacani anche in questa lettera- e, quindi, anche sulla continuità aziendale che, come più volte rappresentato nella documentazione societaria, è condizionata dal sostegno finanziario dell'azienda".

Il capugruppo Pd Antongiulio Pelonzi attacca: "In Campidoglio giocano col fuoco: si vuole mandare in default l'azienda? Siamo vicini ai dipendenti sconcertati e confusi dall'atteggiamento irresponsabile della Sindaca e della Giunta che mettono a serio rischio il futuro dell'azienda". Il 5 novembre c'è intanto uno sciopero che arriva di lunedì con il rischio di una nuova emergenza rifiuti. 
 

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