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Venerdì, 19 Aprile 2024
Politica

Rom e case popolari: il Campidoglio apre

A rivelarlo è Amnesty International. "La nuova amministrazione di Roma ha espresso l'intenzione di annullare la circolare discriminatoria che impedisce ai rom di accedere agli alloggi pubblici"

Rom e case popolari, liste d'attesa 'bloccate', bandi che sembrano contemplare un'apertura, e circolari che si affrettano a smentire. Edilizia pubblica anche ai cittadini dei campi? Perché no, il Campidoglio considera la possibilità. Lo ha detto apertamente due giorni fa l'assessore alle Politiche Sociali, Rita Cutini, durante un incontro con Amnesty International. 

L'associazione umanitaria ha presentato un rapporto, frutto di due anni di visite nei campi, interviste, e raccolta dati. La Capitale ne esce a pezzi, accusata senza appello di perpetrare da anni politiche discriminatorie: "villaggi attrezzati" con livelli di vita sotto gli standard europei ed esclusione dei residenti dei container dalle graduatorie per le case. E solo "per ragioni di etnia". 

Ma l'assessore Cutini sembra capire il problema ed esplicita un cambio di passo. "La nuova amministrazione di Roma ha espresso l'intenzione di annullare la circolare discriminatoria che impedisce ai rom di accedere agli alloggi pubblici. Ciò costituirebbe un importante passo nella giusta direzione", c'è scritto nel rapporto, e la ricercatrice presente all'incontro ce lo conferma. Quale circolare? Facciamo un passo indietro.

L'ultimo bando di concorso per l'accesso all'edilizia residenziale pubblica è stato emanato dalla giunta Alemanno, con Determinazione Dirigenziale del 31/12/2012. Poche ore dalla diffusione del tanto atteso modulo, che non compariva dal 2009, e scoppia la bagarre. 

Nella categoria più alta rientrano anche quei nuclei familiari, italiani e stranieri che dimorino "in strutture procurate a titolo provvisorio, da organi, enti e associazioni di volontariato riconosciute ed autorizzate preposti all’assistenza pubblica, con permanenza continuativa nei predetti ricoveri da almeno un anno". Descrizione che sembra combaciare perfettamente con i campi. 

In altre parole, come fece notare a suo tempo l'Associazione 21 Luglio, le case popolari sembravano disponibili anche per gli "8 villaggi attrezzati di Roma, all’interno dei quali vivono i 3.680 rom e sinti". Il Comune garantiva una casa anche ai rom, diversamente da quanto dichiarato in più occasioni dall'allora ex vicesindaco, Sveva Belviso: "Una soluzione alternativa ai campi non c'è. La casa? Se la possono scordare". Qualcosa non quadra, e infatti da Palazzo Senatorio arriva in tempi record la precisazione.

"I campi nomadi non possono essere equiparati alla situazione descritta nella Categoria A1 in quanto da considerarsi strutture permanenti". Questa la famosa circolare del Dipartimento Politiche Abitative che cambiò rapidamente le carte in tavole. Con pioggia di attacchi dalle associazioni: cos'è "permanente", la struttura pubblica o la natura dell'assegnazione alloggiativa? 

Nel primo caso è ovvio che lo sia, lo è un campo come lo sono altre strutture ammesse nei requisiti, vedi il dormitorio pubblico. Nel secondo la definizione entrerebbe in contrasto con quanto affermato in molteplici atti ufficiali, dove si evidenzierebbe la natura temporanea dell’assegnazione di alloggi all’interno dei 'villaggi attrezzati'. Detto questo la circolare è ancora lì, e di fatto esclude i campi dal quadro abitativo pregresso necessario per un posto in graduatoria. Qualcuno però sta pensando a un passo indietro. 

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