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Concordato, il piano di Atac per autisti e macchinisti: due ore di lavoro in più a settimana

I sindacati: "Vogliono addossare la colpa ai lavoratori"

Incrementare l'orario di lavoro. Puntare ad un'organizzazione dei turni più flessibile. Aumentare il controllo sull'attività dei dipendenti che porterà, tra le altre cose, all'introduzione della timbratura per i macchinisti fin dentro le cabine guida dei treni. E' in un giorno iniziato con l'annuncio di Atac di una doppia misura (denuncia e sospensione) verso un dipendente assenteista, che al tavolo di via Prenestina 45 è approdata ufficialmente l'ipotesi di accordo che il direttore generale Paolo Simioni tenterà di far approvare ai sindacati nei prossimi giorni.

Misure che puntano ad aumentare la produttività dei lavoratori che Atac vuole inserire nel piano industriale da sottoporre entro il prossimo 27 novembre ai curatori fallimentari nominati dal tribunale. La procedura è quella del concordato preventivo in continuità, strada intrapresa dall'amministrazione capitolina per tirare fuori la partecipata da una montagna di debiti che ammonta a 1,3 miliardi di euro. 

Il progetto di riorganizzazione coinvolge tutti e va a 'colpire' anche quei settori, come macchinisti e autisti, già interessati dai contestati accordi del luglio del 2015. Si lavorerà due ore in più a settimana, passando dalle attuali 37 a 39. Si punta a rivedere il sistema dei turni. Per gli autisti dei bus le ore di servizio giornaliero lievitano da 6 e mezza a 7 e un quarto. Si allunga anche la durata dei cosiddetti 'turni a nastro', ovvero quei turni che prevedono una 'pausa' centrale, che a partire dal 1 gennaio 2018 passeranno dalle 8 alle 9 ore di durata massima. Turni che potranno essere applicati anche il sabato e i festivi.

Stretta anche sui macchinisti. A questo giro Atac punta a far timbrare il badge a bordo treno, tentativo che già in passato sollevò il malcontento dei diretti interessati. Ad essere modificato, però, anche in questo caso, sarà l'intero sistema dei turni: l'azienda punta a renderli 'variabili' in funzione della necessità dell'esercizio con un aumento del carico di lavoro, in questo caso conteggiato i termini di "giri medi per turno" che passerebbero da 2,4 a 3,4. Più lavoro anche per le 'ferrovie concesse' con un incremento che può raggiungere il 25%. Anche qui, Atac vuole introdurre il badge con timbratura a bordo del treno per verificare l'effettiva presenza al lavoro. 

Si torna all'attacco anche sul personale amministrativo, da sempre considerato troppo numeroso rispetto agli 'operativi'. Obiettivo di Atac è 'riconvertire', indirizzandoli su attività di "supporto all'esercizio", circa 400 dipendenti, tra quadri e amministrativi. Servono nuovi controllori, almeno 100. Ancora una volta, i vertici della municipalizzata capitolina tentano la difficile strada della 'selezione interna'. In sostanza si punta a "riqualificare" i dipendenti degli uffici di via Prenestina, dagli operatori ai quadri, affidandogli "ruoli operativi". Servono capitreno, macchinisti, addetti alla biglietteria e alla sosta, controllori e operatori qualificati. Un'operazione non semplice, che dovrà essere seguita da adeguamenti contrattuali che non tutti potrebbero voler accettare di buon grado. 

Aumenta il lavoro anche nelle officine di manutenzione: i turni si estenderanno su 24 ore, di 8 ore ciascuno, sette giorni su sette. L'obiettivo è introdurre un "nuovo modello tecnico ed organizzativo di gestione delle officine" entro il mese di dicembre 2017. Anche nelle officine l'azienda vuole essere sicura che ognuno lavori quanto richiesto: verranno così introdotti dei "moduli di gestione" e "rendicontazione delle ore di manodopera". 

Tra le 'novità' fa la sua comparsa la 'job rotation' temporanea, un sistema organizzativo che prevede che autisti, macchinisti e capitreno vengano trasferiti a rotazione su attività come la verifica e la vendita dei titoli di viaggio. 

La strada che porta all'accordo con i sindacati è tutta in salita. E nei prossimi 15 giorni verranno convocati tavoli tecnici che dovranno definire nei particolari i diversi punti sul tavolo e che potrebbero portare a qualche modifica.

"Abbiamo già detto alla società che come sindacato non siamo disponibili ad un aumento della produttività di questo livello perché in contrasto con l'accordo firmato in assessorato" le parole di Renzo Coppini, in rappresentanza dell'organizzazione sindacale che unisce Sul, Fast e Utl. "Alzare a 39 le ore di lavoro settimanali significa riportare indietro di 40 anni la categoria degli autoferrotranvieri. Per di più, non abbiamo ancora visto dati scritti in merito alla possibilità di recupero economico per Atac, solo qualche slide e un'ipotesi di accordo. Non è questo l'impegno che si era assunta l'amministrazione, per questo torneremo a chiedere il conto a chi ha firmato con noi quell'accordo". 

"Avevamo dato fiducia a questa amministrazione" aggiunge Alessandro Neri, sempre del Sul, Fast e Util. "Incrementare così tanto i carichi di lavoro, soprattutto nel settore del metro-ferro, vuol dire andare ad incidere fortemente sullo stato psicofisico di lavoratori che hanno già pesantemente contribuito alla rinascita dell'azienda con le misure previste nell'accordo del luglio del 2015". Conclude: "Il messaggio che ci arriva è questo: se l'azienda va risanata da chi ha sbagliato, dobbiamo dedurre che chi ha provocato il dissesto dell'azienda sono i lavoratori?". 

Attacca Claudio De Francesco, segretario regionale Faisa Confail: "Il 10 novembre bloccheremo Roma, dovevano pagare i responsabili del dissesto e invece si massacrano i lavoratori. Noi non cadiamo nella trappola dei Cinque stelle. Facendo un piano così massacrante nei confronti di lavoratori vogliono che la colpa del fallimento di Atac sia addossata ai sindacati: ma non sarà così".  Per venerdì 10 novembre, intanto, resta in programma lo sciopero indetto da Orsa, Faisa Confail e Usb. 

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