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Venerdì, 19 Aprile 2024
Politica

Elezioni, Astorre (Pd) ai malpancisti delle liste: "Per i nomi nessuna riunione carbonara"

Lo sfogo sui social del segretario del partito del Lazio, dopo le accuse di aver mal gestito le candidature. E sul caso Ruberti: "Quella del PD è una comunità sana e viva"

Un "in bocca al lupo" con invito a "lavorare a testa bassa" per i candidati, ma anche una risposta ai j'accuse arrivati nelle ultime settimane da chi è rimasto escluso o si è visto catapultato in posizioni a rischio o in territori difficili da espugnare. Il segretario regionale del Partito Democratico del Lazio, Bruno Astorre, fa il punto a liste ormai chiuse sulla scelta dei nomi che correranno per un posto in Parlamento alle elezioni del prossimo 25 settembre. 

"Le donne e gli uomini che abbiamo presentato non sono stati scelti in nessuna riunione carbonara" precisa il segretario dem in un lungo post-sfogo su Facebook, ricordando la presenza di fattori esterni che avrebbero determinato il modus operandi nella scelta dei candidati. Da una parte la riforma che ha visto il taglio dei parlamentari, dall'altra alla necessità di fare spazio nelle liste anche ai rappresentanti delle forze alleate. "Abbiamo cercato per quanto possibile di dare la massima rappresentanza a tutti i territori della nostra Regione. Con fatica, certo, ma uniti. Questo è stato il nostro obiettivo, purtroppo non sempre raggiunto". 

Le accuse dall'interno del partito

Già, non sempre raggiunto e fonte di una serie di malumori serpeggiati anche tra esponenti storici del partito. Vedi, su Roma, il caso di Monica Cirinnà, candidata ne quarto collegio uninominale al Senato. Inizialmente su tutte le furie lo ha definito un collegio "perdente". Decisa a rinunciare ha poi cambiato idea digerendo il boccone amaro. Storia simile per la deputata uscente Patrizia Prestipino, in corsa nei territori dell'Eur, Ostia e Pomezia ma senza "paracadute", ovvero senza una buona posizione nei listini proporzionali. Dure le critiche rivolte da Prestipino e dai suoi di Base Riformista (ex renziani) che intorno a lei hanno fatto quadrato. 

"A Roma e nel Lazio si continuano a muovere le pedine come tessere di un mosaico - hanno scritto ben 20 esponenti del partito in vari territori, tra loro Ferraresi, Camellini e Caracciolo del II, Ecca, Grazioli, Vecchio, Lepidini, Bedoni e De Vivo del IX - che però non si riesce a comporre perché si pensa più agli interessi personali e di parte. Astorre si sta delineando sempre più come un capo bastone, che un segretario regionale aperto e inclusivo". Mentre di "gestione discutibile delle liste del Partito Democratico del Lazio, tra quattro mura e con poco rispetto per i territori" hanno parlato la presidente del IX municipio Titti Di Salvo, e il consigliere capitolino Mariano Angelucci. 

Sul caso Ruberti

Così la risposta di Astorre, per quanto il segretario non faccia nomi né espliciti riferimenti, sembra direttamente rivolta a chi lo ha criticato per la gestione delle candidature. Nello stesso post pubblicato sui social il segretario fa poi riferimento al caso Ruberti, l'ormai ex capo di gabinetto del sindaco Gualtieri fatto dimettere dal partito dopo la diffusione di un video che lo riprende durante una furiosa lite con altri esponenti dem fuori da un ristorante di Frosinone. Un episodio che ha portato giornali e avversari politici a parlare nuovamente di "resa dei conti" fra correnti interne.

"Da segretario regionale ho l'obbligo di difendere una comunità sana e viva prendendo le distanze da ricostruzioni che ho letto in questi giorni. Qualcuno ha provato a dare un'idea del PD di Roma e del Lazio che non corrisponde alla realtà" ha chiosato Astorre. "Al PD capitolino, a partire dal segretario Andrea Casu, va riconosciuto il merito incontrovertibile, non solo di aver vinto a Roma, ma anche di aver portato nelle istituzioni di donne e uomini, a partire da Roberto Gualtieri, nuove capaci credibili e spendibili". 

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