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Aree ex abusive, le periferie dei consorzi in rivolta contro l'amministrazione Raggi

La denuncia: "Opere ferme, il Campidoglio si riprenda i soldi"

Denunciano immobilismo nell’approvazione di progetti per la realizzazione di servizi essenziali e lanciano la sfida all’amministrazione a Cinque Stelle guidata da Virginia Raggi: se tutto deve restare fermo che sia il Comune a portare avanti le opere necessarie a tutti quei quartieri nati abusivamente a partire dagli anni cinquanta e poi riconosciuti da successivi strumenti urbanistici. Il Coordinamento unitario dei consorzi di autorecupero e le Aic Recupero (Associazione italiana casa) tornano a far sentire la propria voce e, firmando un lungo documento condiviso, annunciano la convocazione di un’assemblea unitaria per il 5 novembre prossimo, presso l’hotel Sheraton a Parco de’ Medici.

“Nei conti correnti aperti presso la Banca di credito cooperativo di Roma da circa 101 associazioni e consorzi sono depositati da quasi cinque anni oneri concessori versati da migliaia di consorziati per un totale di 42 milioni di euro”, scrivono in una nota. “Da quasi cinque anni un importo così ingente, sia per volontà che per incapacità tecnica di Roma Capitale, non solo non viene impiegato ma viene abbattuto per il pagamento dei premi fideiussori di circa 120mila euro all’anno”. Per questo i consorzi “si riuniscono per decidere di trasferire i depositi nelle casse comunali chiedendo, nel contempo che vengano inseriti in uno specifico capitolo di bilancio riservato alle opere di urbanizzazione in periferia”.

Il compito, fino ad oggi, è stato in capo alle Associazioni consortili di recupero urbano, le Acru, che hanno organizzato i quartieri nati abusivamente con lo scopo di definire piani di riqualificazione da realizzare attraverso la gestione degli oneri di urbanizzazione e dei proventi dei condoni raccolti dallo stesso territorio per conto del Comune di Roma. Nella maggior parte dei casi si tratta di quartieri nati senza fogne, strade, illuminazione e acqua potabile, che sono stati riconosciuti e riperimetrati dagli strumenti urbanistici a partire dalla metà degli anni novanta, prima con il nome di ‘zone O’ e poi con quello di ‘toponimi’, con l’obiettivo di dotarli dei servizi essenziali mancanti. Sono stati avanzati piani per un centinaio di quartieri anche se sono tantissimi ancora i progetti il cui iter amministrativo non è stato portato a termine.

L’amministrazione pentastellata ha deciso di mettere mano a questo sistema tutto romano e nelle prossime settimane la giunta guidata da Virginia Raggi dovrebbe approvare due delibere che metteranno nero su bianco questo cambiamento. Come spiegato dall’assessore all’Urbanistica, Luca Montuori, nel corso di un’intervista realizzata nel maggio scorso da Romatoday, la prima delibera gestirà la fase transitoria per le opere già approdate in conferenza dei servizi mentre la seconda traccerà la strada per il futuro: i consorzi dovranno costituirsi come “veri e propri soggetti attuatori” e la struttura normativa da seguire sarà quella della legge regionale sulla rigenerazione urbana. (Qui la replica dei consorzi all'intervista).

Nel comunicato che chiama all’assemblea i consorzi rivendicano il proprio ruolo sottolineando come “dal 1995 al 2016” sono state realizzate fogne, impianti di illuminazione pubblica, verde attrezzato e asili “per un totale di 117.618.718,33 euro”. Il tutto a fronte di “un solo nuovo progetto approvato in conferenza dei servizi dopo il settembre del 2016 relativo alla realizzazione di un centro polifunzionale del costo di un milione e 300mila euro”. Roma Capitale, scrivono, “ha ritenuto di dover gestire direttamente la procedura di espletamento della gara di appalto con la conseguenza che dopo oltre due anni non si è pervenuti ancora alla sua conclusione”.

Ecco quindi le richieste elencate nel documento: apertura “di un dialogo costruttivo” e di “un capitolo di bilancio dedicato alle opere di urbanizzazione ove trasferire i depositi dei consorzi di autorecupero”; la “garanzia di concludere l’iter delle 100mila istanze di condono ormai in piedi da 30 anni”; la “ripresa delle procedure per l’attuazione dei toponimi”.

Intervista a Monica Lozzi: "Il Comune è in ritardo"

Le periferie dei consorzi, da sempre bacino di voti per chi governa la Capitale, non hanno mancato di appellarsi “alle forze politiche della città”. Il titolo dell'assemblea è chiaro: “La periferia tradita dopo 23 anni torna al degrado”. La risposta del mondo politico è bipartisan e non manca di annoverare anche un esponente pentastellato. Tra i partecipanti annunciati ci sono Giulio Pelonzi, capogruppo del Pd in Campidoglio; Svetlana Celli, capogruppo di Roma torna Roma, sempre all’opposizione; Davide Bordoni, coordinatore romano di Forza Italia; Andrea De Priamo, capogruppo capitolino di Fratelli d’Italia e Daniele Giannini, consigliere Regionale Lega Salvini Lazio. Ci sarà anche la presidente pentastellata del VII municipio, Monica Lozzi, che a Romatoday ha riconosciuto i ritardi dell'amministrazione capitolina: "E' giusto essere presenti, l'amministrazione avrebbe potuto sbloccare almeno le opere già approdate in conferenza dei servizi".


 

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